Si avvicina il momento dei primi verdetti

Ancora pochi giorni e sapremo se Siracusa sia riuscita a tagliare il primo traguardo  intermedio nella corsa a Capitale italiana della cultura 2024. Infatti, entro martedì 18, come specificato nel bando, le candidature formalizzate nei mesi scorsi saranno valutate da una Giuria (composta da 7 esperti del mondo della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica) che selezionerà i 10 progetti finalisti che saranno invitati a delle audizioni pubbliche che si svolgeranno presso la sede del Ministero della Cultura  entro il primo marzo 2022. Il primo passo, dunque, é l’ingresso nella top ten: risultato auspicato ma per nulla scontato che, tuttavia,  appare ragionevolmente a portata di mano. E una promozione in tal senso   non vorrebbe solamente dire di aver compiuto un importante tratto di strada e, di conseguenza, di rimanere in pista sino alla fine ma, soprattutto, che l’impostazione  complessiva del dossier di candidatura di Siracusa, città d’acqua e di luce sia stata ritenuta convincente.

Basterebbe questo (implicito) “riconoscimento” per fare piazza pulita di dubbi, perplessità, critiche (sempre legittime) dei quali non si é fatta economia già all’indomani del solo annuncio della scelta di correre per quel titolo che oggi, ad esempio, garantisce alla piccola isola di Procida, capitale italiana della cultura 2022, una importante e altrimenti insperata visibilità mediatica? Difficile dirlo. Ed ecco, dunque, perché preferisco riprendere oggi, a… urne non ancora aperte,  riannodare il filo del mio ragionamento che su questo stesso argomento avevo iniziato a fare proprio su queste colonne. Lo scorso ottobre, a ridosso della chiusura del dossier di candidatura, avevo evidenziato che “chiunque farà davvero ben poca fatica a riconoscere che Siracusa ha un racconto avvincente da poter narrare, ha una storia millenaria da poter raccontare, ha una quantità quasi innumerevole di testimonianze archeologiche e artistiche che questo racconto storico possono impreziosire e arricchire, ha una visione coerente tale da legare passato e futuro (si pensi allelemento mare, praticamente ormai iconografico del concetto di integrazione) da poter proporre, ha figure grandissime e di straordinario talento (uno su tutti: Archimede) attorno alle quali intrecciare un tessuto di sicuro interesse declinando innovazione e ricerca. Che tutto questo richieda anche unorganizzazione urbana degna di tal nome, efficiente e ben strutturata (nei diversi ambiti) è altrettanto evidente. Ma tutto ciò non esclusivamente in chiave di attrazione dei flussi turistici. Aspetto questo che sarà bene tenere presente per evitare pericolosi deragliamenti”.

A rischio di apparire pedante mi sembra che anche oggi possa essere utile ribadire come l’attribuzione del titolo di capitale italiana della cultura non premi la vocazione o la dimensione turistica (e dei servizi connessi) di una data realtà bensì, sempre bando alla mano,  la capacità di far emergere – attraverso iniziative e interventi diffusi su tutto il territorio nell’arco di un intero anno – il valore della cultura come elemento-base per la coesione sociale, lintegrazione, la creatività, linnovazione, la crescita, lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo. Un’operazione, pertanto, che in primo luogo é di valorizzazione della piena consapevolezza di quel che un territorio riesce a “raccontare”, di quel che riesce a far emergere della propria specificità, della propria stratificazione storica e artistica.

Ma questo é un racconto che ha sì la cultura come collante, come indispensabile elemento di coesione e di integrazione, ma richiede che tanti si cimentino nella scrittura. E non solo nell’ambito squisitamente culturale. In tal senso l’apertura alle forze e alle realtà del territorio (ma anche ai singoli) in fase di approntamento del dossier é sembrata scelta azzeccata (al netto di errori e sbavature che sono una costante delle umane cose). Ecco perché questo racconto coerente e all’altezza di ciò che Siracusa rappresenta richiede impegno collettivo e lo sforzo appassionato di tutti. Un buon programma, una serie di interessanti e apprezzabili iniziative, l’alleanza tra istituzioni, partenariati diffusi, dialogo virtuoso tra pubblico  e privato, coinvolgimento  delle più autorevoli “voci” del territorio nei diversi ambiti, sono tutte tessere fondamentali di quel grande mosaico che a Siracusa si vorrebbe riuscire a comporre, concretamente, nel 2024 con indosso i galloni di Capitale della cultura. Ma anche questo, da solo, potrebbe non bastare: serve, ed é quasi una pre-condizione, che si superino veti e contrapposizioni a prescindere, improvvisazioni e approssimazioni, accuse incrociate, visioni apocalittiche, veleni e polemiche di ogni tipo. E accanto a questo serve che ciascuno faccia per bene e per intero la propria parte, qualunque essa sia. A convincere (e vincere) non sarà un singolo dettaglio ma l’armonia dell’intero quadro.

[*] Ex Post (nel senso che volevo scrivere un post ma è venuto troppo lungo…)

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