Questa mattina –  al termine della partecipatissima cerimonia funebre presieduta dall’arcivescovo Francesco Lomanto nella chiesa del Cristo Re in Augusta – è stato letto il testamento spirituale di fra Vittorio, il sacerdote cappuccino morto giovanissimo dopo una lunga malattia.

Il grido di Gesù sulla Croce, “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” è l’emblema della sofferenza umana e, nello stesso tempo, è la risposta di Dio alla sofferenza dell’uomo. Solo un Dio “crocifisso” può dare una risposta di speranza “alle tristezze e alle angosce” degli uomini (Gaudium et Spes 1). Nel volto di Gesù crocifisso è possibile scorgere le profondità abissali del cuore stesso di Dio. Il mistero della croce di Cristo apre l’accesso al mistero della sofferenza dell’uomo. Sempre più consapevole di questo, fra Vittorio Cesare Midolo, sacerdote cappuccino, è stato capace di affermare nel suo testamento spirituale, che: “La vita è una grande storia d’amore”.

Fraternamente legato a fra Vittorio, non ho mai sentito dalle sue labbra queste parole, poiché erano gli occhi e il cuore a proferirle in lui. Abbandonato completamente alla volontà di Dio, ha lottato con tutto se stesso per non rinnegare la croce che il Signore gli ha “donato amorevolmente”.

“Accoglimi Signore, in te ho posto la mia speranza” dal versetto del Salmo 24, mons. Francesco Lomanto, durante l’omelia della prima messa esequiale in Augusta, ha sottolineato che questa espressione “è il compendio del cammino e delle aspirazioni di fra Vittorio, poiché dinanzi a Dio, ogni cosa si scolora, anche la stessa sofferenza che lui ha portato nel suo corpo. La prima lettura – ha continuato mons. Lomanto – ci ricorda che Dio strappa violentemente il giovane dal mondo, perché il mondo non lo contamini, ed egli possa vivere con Dio. E i popoli non comprendono il fatto, che la grazia e la misericordia sono per i suoi eletti, e la protezione di Dio, per i suoi santi. Un disegno di salvezza che il Signore compie e realizza per ciascuno di noi, ed è importante vivere unicamente per Lui” .

Vivere per Lui, dunque, è ciò che fra Vittorio ha realmente realizzato nella sua quotidianità, conoscendo intimamente l’amore del Padre verso il Figlio nello Spirito Santo riversato su di noi. E al Dio Padre e Autore della Vita ha rivolto la sua lode all’inizio del testamento che è stato letto questa mattina al termine della celebrazione, dopo essere stato commentato nell’omelia dallo stesso Arcivescovo, e che di seguito si riporta integralmente.

TESTAMENTO SPIRITUALE

FRATE VITTORIO CESARE MIDOLO DA SORTINO

ANNO DOMINI 2021

Al Dio Padre Autore della Vita, al Dio Figlio Luce che orienta i nostri passi, al Dio Spirito Santo Soffio Vitale, sia Lode e Gloria nei secoli.

Io frate Vittorio, sacerdote, consegno queste mie parole a quanti, Fratelli e Sorelle, il Signore mi ha concesso di incontrare nella vita.

Il cammino dell’uomo è fatto di molti passi e ogni passo è custodito dalla Relazione con Dio e con i Fratelli. Sono molti i volti che ho incontrato lungo il mio cammino terreno e ogni volto è impresso nella mia mente e nel mio cuore, e per ognuno di voi sono grato a Dio per l’esperienza compiuta.

La Vita è una grande storia d’Amore, amare ed essere amati sono le due ali che innalzano l’uomo verso alti orizzonti, se questo amore è totale e gratuito l’Uomo raggiunge l’Orizzonte Divino.

Quante volte ho fatto esperienza di questo Amore, ricevuto e donato:

l’Amore Materno di chi genera e accorda il suo respiro con la sua Creatura;

l’Amore Paterno di chi sostiene e dà vigore nelle intemperie della Vita;

l’Amore Fraterno e Amicale che riscalda il cuore e che talvolta ti affianca nel sostenere il peso della croce.

Non di rado il peccato ha segnato negativamente la relazione d’Amore con i Fratelli che il Signore mi ha donato: quante volto i miei occhi non hanno saputo accogliere l’Altro desideroso di Perdono, quante volte il mio cuore orgoglioso è stato incapace di chiederlo il Perdono, quante volte la mia lingua come spada affilata, ha ferito il Fratello inerme.

Sono tante le mancanze di cui devo render conto a Dio e ai Fratelli. Sembra quasi che quando un uomo muoia, muoiano con lui anche i suoi limiti, sembra rispettoso o quasi doveroso parlar bene di chi è tornato alla Casa del Padre, forse lo si fa per alleviare il dolore e la sofferenza tuttavia con schiettezza e serenità vi dico: sono peccatore! E ve ne chiedo perdono; “Il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Salmo 50). Ma non mi scoraggio perché a fianco a me c’è Colui il quale il peccato l’ha vinto, il Cristo che donando la Sua Vita per me, mi ha salvato

Dio Autore e Fonte di ogni vocazione mi ha chiamato a vivere e a fare esperienza nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, domandomi Fratelli da custodire e amare. La sfida di vivere con chi non hai scelto, ma che ti è stato posto accanto, è difficile ma, vi assicuro, un’avventura esaltante, perché esaltante è rispondere in maniera totale al Progetto che Dio ha per Ciascuno di noi. E in questa grande avventura che è la vita, la sofferenza ne è parte integrante. Nella mia esperienza la Sofferenza è stata risorsa e maestra, e mi ha reso capace di assaporare gli attimi di eternità che la vita regala.

Sono tanti “i cirenei” che mi hanno aiutato a sostenere il peso della sofferenza, ma il primo cireneo è stato il Signore che mi ha concesso di non perdere mai la speranza e il sorriso che porto scolpito sul volto.

La mia anima possa trovare grazia al cospetto di Dio, le vostre preghiere ed il vostro affetto possano intercedere presso il Padre, e da parte mia vi assicuro le mie preghiere e la mia intercessione, in questa unica grande famiglia che è la Chiesa di Cristo, Chiesa terrena e Chiesa celeste.

Riflettete, fratelli miei, sul valore della vita, di questo dono prezioso che abbiamo il dovere di custodire. Come treni in corsa, talvolta, non vediamo il mondo che ci circonda, siamo ciechi dinanzi alle necessità del fratello: arrestiamo la nostra corsa e consideriamo ciò che nella vita ha veramente valore.

Solo quando il mio sguardo si è incrociato con gli Ultimi ho vissuto realmente momenti di Beatitudine.

Che il Signore possa rasserenare i vostri cuori, consolare il vostro dolore, con la certezza che “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24); che il frutto della mia vita possa essere raccolto da quanti mi amate.

Su tutti voi scenda copiosa la Benedizione del Signore.

A lode e gloria della Santissima Trinità. Amen

Fra’ Vittorio Midolo

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