Titolo della settimana: Ricomincio da capo di Harold Ramis 1992.
Phil, giornalista metereologo, un cinico dal carattere insopportabile, viene inviato nella piccola cittadina di Punxsutawney, in Pennsylvania, per realizzare un servizio sulla tradizionale “Festa della marmotta ” del 2 febbraio, insieme a due colleghi tra cui Rita, della quale si innamora. Ma una volta giunti sul posto rimane intrappolato in un circolo temporale che lo costringerà, le mattine seguenti, al suonare della sveglia alle ore 6, a rivivere sempre la stessa giornata. Essendo consapevole di quel che gli sta succedendo, Phil ha due alternative : o la sua vita diventi un incubo oppure trasformarla in qualcosa di migliore, cioè cambiando se stesso e andando incontro ai bisogni degli altri.
Questa grande idea di Ramis, anche sceneggiatore, riesce a trasformare in commedia un evento tragico, quasi filosofico, come il ciclico ripetersi della vita, rendendola prigioniera di se stessa. All’inizio Phil, un grande Bill Murray, approfitta della situazione, avendo la certezza che, tanto qualunque azione anche di cattivo gusto, sarebbe stata cancellata, cosi come tutti i danni procurati, straordinaria la scena della rapina, come tutti gli altri danni procurati. Ma in tutto ciò, capirà che esiste anche la possibilità di diventare un essere migliore. Ramis ci fa riflettere sulle cose semplici della vita, che al giorno d’oggi, tutti nessuno escluso, abbiamo perso di vista, alla ricerca di chissà quale eldorado e sul come è possibile rimettersi in carreggiata. Lo fa con una vera e propria raffica di gag, ma mai fini a se stessi, e su riflessioni su come anche il più cinico dei cinici, in questo caso Phil, possa diventare una persona migliore.
La pellicola affronta uno dei temi portanti della nostra esistenza: il senso della vita. Nonostante si riviva per tutto il film lo stesso giorno, in tutto 34 volte, state certi che non vi annoierete, perché Phil riuscirà a catturare la vostra curiosità affrontando in maniera sempre diversa tutti gli avvenimenti in base a quello fatto in precedenza. Pellicola che partendo come la più classica delle commedie, assume via via i connotati di una fiaba nera ai confini di un vero incubo ad occhi aperti, che in certi passaggi narrativi mi ha ricordato certe nostre commedie del periodo d’oro. Da segnalare anche la buona prova della bella Andie McDowell. La chiave è sempre e una sola, l’amore nella sua forma più pura e anche il paesaggio nevoso contribuisce a creare un’atmosfera purificatrice. Dal 2006 la pellicola è conservata nella biblioteca del congresso USA insieme a tutti quei lungometraggi che hanno fatto la storia del cinema americano. L’anno prossimo compie trent’anni, ma fra altri trenta sarà sempre un classico. Un film fatto per far sentire meglio le persone, soprattutto in momenti bui, un vero inno alla speranza. Da non perdere. Rifatto in Italia nel 2004 da Giulio Manfredonia con Antonio Albanese.
Un’icona per noi degli 80, bastava dire ” È uscito un film con William Hurt” e si andava al cinema, sicuri di vedere un bel film. In un periodo di brutte notizie eccone un’altra, un vecchio ma ancora giovane amico torna tra le stelle. Nonostante un’infanzia difficile e un’adolescenza turbolenta è riuscito ad imporsi nel mondo del cinema , grazie a carattere e classe e nel 1985 con Il bacio della donna ragno, si assicura un posto nell’olimpo col premio oscar. Brivido caldo, Il grande freddo, Turista per caso sono tutte gemme, ma anche sino ad oggi Hurt è stato sempre sinonimo di grande cinema. A breve lo ricorderemo su questa rubrica. Ciao William