Un recentissimo libro del prof. Franzo Migliore (netino di nascita e siracusano di adozione) in ben 134 pagine fa emergere dalle nebbie del passato l’interessante figura e la personalità di un colto poeta siracusano tardo-antico, che fu pure senatore nell’Urbe.

Per la stragrande maggioranza dei contemporanei siracusani, figli del Terzo Millennio, il personaggio presentato dall’Autore è uno sconosciuto. Visse, infatti, oltre milleseicento anni fa non a Siracusa (sua città natale nel 310 d.C.)  ma a Roma, dove trascorse la sua giovinezza e la maggior parte della sua vita. Nella vecchiaia si trasferì poi a Spoleto. Ma certamente fu siracusano e così lui stesso si espresse: “Siracusani mio padre e mia madre e la mia patria” (Naucellio epigr. Bob. 8,4).

Naucellio fu destinatario di alcune lettere del celebre senatore romano Quinto Aurelio Simmaco, vissuto tra il 340 e il 402/3 d.C.  Queste lettere sono molto utili per conoscere il poeta Naucellio.

Anfiteatro romano di Siracusa

Da appassionato studioso ed esperto del Mondo classico, l’Autore, in particolare  approfondisce ed evidenzia la raffinatezza dei suoi componimenti poetici, scoperti nel 1493 nel monastero di Bobbio (denominati “Epigrammata Bobiensia”), analizzandone caratteristiche, strutture e contenuti.

Franzo Migliore si rivolge a un pubblico di non specialisti. Lo fa con un linguaggio semplice e chiaro, affrontando alcuni dei numerosi problemi posti dalla raccolta. Il vasto e sorprendente lavoro riflette veramente l’alta professionalità dell’Autore.

All’attento Lettore è certamente riservato l’approfondimento culturale della dotta pubblicazione, ma al comune siracusano, amante però della storia, può innanzitutto interessare e sapere che Naucellio fu un agiato e riservato benestante del suo tempo. Il Nostro (dopo un’esistenza in gran parte dedicata alla vita pubblica e ai doveri ad essa connessi e alla letteratura), ormai vecchio, si ritirò nella dolce campagna umbra, in una villa da lui stesso costruita per trascorrervi, lontano dalla turbolenta Roma, la vecchiaia all’insegna dell’ideale di vita oraziana.

Negli ultimi anni del suo cammino terreno, preferì infatti una vita più appartata, agreste, dedita allo studio e alla poesia. Raggiunse, non solo per allora, la veneranda età di novantacinque anni, morendo nel 405.

Grazie alla pubblicazione di Franzo Migliore, dopo un oblio plurisecolare, Siracusa può scoprire un altro suo illustre figlio, originale senatore e poeta.

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