Insieme a Troisi e Verdone ha raccontato l’Italia degli anni 80
Titolo della settimana: Caruso Pascoski di padre polacco, 1988 di F. Nuti.
Francesco Nuti ci ha lasciati il 12 giugno scorso, aveva 68 anni, stesso giorno di Silvio Berlusconi, automaticamente la sua morte è passata quasi inosservata. È stato uno dei grandi artisti della sua generazione, quella dei Troisi e del primo Verdone, con i quali divide anche l’inizio carriera con il cabaret televisivo, dove Nuti fa parte del trio dei Giancattivi con i toscanacci Leo Benvenuti e Athina Cenci.
Per ricordare Nuti ho scelto uno dei suoi lavori che ritengo fotografano meglio la personalità del personaggio, Caruso Pascoski, e rivedendolo non si può non rimpiangere questo sfortunato talento, che riesce con una storia trita e ritrita, come la crisi di una coppia, a coinvolgere e creare una commedia malinconica innestandovi situazioni ai limiti dell’assurdo in un clima volutamente surreale. Caruso noto psicanalista fiorentino vede crollare le sue certezze quando la moglie Giulia, i due si conoscono sin dall’infanzia, si innamora di un suo paziente omosessuale.
Già da queste sue righe possiamo capire che ci aspetta una pellicola con temi in netto anticipo sui tempi e senza quel politically correct ormai vera spada di Damocle per tutta la cultura. Quando Giulia torna, da coppia modello si trasformano in amanti clandestini. Nuti dissacra, ma mai in maniera volgare perbenismo, mode e costumi dell’italiano, parlando di famiglia, vita di coppia e omosessualità e con tempi comici perfetti riesce anche a centrare un traguardo difficile per il cinema italiano odierno, fare ridere.
Nuti in una sceneggiatura a quattro mani, tra i quali anche Giovanni Veronesi azzecca anche i personaggi di contorno Clarissa Burt, allora sua compagna, Ricky Tognazzi, Antonio Petrocelli e Novello Novelli che nella parte del brigadiere entra nella galleria dei piccoli personaggi da ricordare.
Malgrado un destino ingrato Francesco Nuti, ha un posto di rilievo nella storia del nostro cinema, snobbato da una parte della critica e dai palinsesti televisivi legati più alle mode che a preservare il cinema intelligente, che oltre a divertire vuole comunicare, Nuti era uno di questi. Piccolo omaggio e buona visione