Anche se è difficile, proviamo a non pensare – per un istante – alle macroquestioni (geopolitiche, geoeconomiche, geoalimentari, geoclimatiche,…) che bastano da sole a turbare i nostri sonni. E dimentichiamoci – per un momento – che siamo a Siracusa, città di Archimede, già capitale dell’impero bizantino, sede delle tragedie classiche proposte dall’Inda (con il sold out tutte le sere al Teatro greco). E, soprattutto, facciamo finta di non sapere chi sia il sindaco pro-tempore. 

Scordiamoci parimenti – solo per un po’ – che siamo nella città dove per i credenti (e non solo) si è manifestato il pianto di Maria, il cui Santuario è stato inaugurato da san Giovanni Paolo II. E, soprattutto, facciamo finta di non conoscere il nome del rettore pro-tempore.

Bene. In questo periodo storico contingente del nostro territorio, sono sotto gli occhi di tutti alcune crisi preoccupanti

Da un lato le nubi temporalesche che coprono la nostra zona industriale generate dal conflitto russo-ucraino (con 10mila posti di lavoro a rischio); e da un altro lato le montagne di rifiuti giacenti per le strade, in piena stagione turistica, per le difficoltà a raccoglierli per conferirli in discariche ormai sature fino al collasso (anche a causa dei ritardi atavici della Regione nell’attuazione di un piano organico della gestione dei rifiuti). Premesso tutto questo, ci credereste che i giornali invece di incalzare con inchieste specifiche le migliori energie umane del territorio per affrontare al meglio le crisi in atto, ospitino pagine intere di sterili polemiche fra il sindaco del capoluogo e il rettore del santuario su argomenti strumentali?  Eppure è così. Scava scava, si apprende che la scintilla di questo fuoco di paglia estivo che non serve a nessuno ha origini dalla querelle, ormai anche giudiziaria, sulla “proprietà” della Casa del pellegrino e relativa gestione, e sulla eventuale sua finalizzazione futura.

Questa struttura, nel suo status attuale, venne realizzata, all’epoca, dagli organismi preposti della Chiesa aretusea, con l’utilizzo di fondi appositamente destinati in occasione del grande Giubileo del 2000. Il Comune, a suo tempo, mise a disposizione il terreno in cui sorgeva un modesto edificio ad un piano, sotto-utilizzato (ospitava l’ex ufficio anagrafe). Il tutto fu formalizzato con impegni reciproci. Oggettivamente, purtroppo, nel corso degli anni, la gestione della struttura è stata “fallimentare” e non meno conducenti sono risultati gli espedienti utilizzati per porre riparo al crack, tant’è che l’amministrazione comunale ha utilizzato ogni cavillo a sua disposizione per riprendersi la struttura, che tuttavia, non era più il rudere iniziale messo a disposizione ma un dignitoso edificio a più piani, finalizzato a possibilità alloggiative. Ma su questo tecnicamente è stata chiamata in causa la giustizia amministrativa e quindi non ci permettiamo di disquisire.

Ciò considerato, si pone eticamente una domanda: premesso che il comportamento delle istituzioni, rappresentando una comunità, deve essere necessariamente inclusivo, oltre ad assumere una valenza educativa, è accettabile questo livello di incomunicabilità?

Dunque chi ha il dovere di iniziare il dialogo ed evitare la carta bollata e le paginate di giornale utili solo ad incartare il pesce?

Noi rispondiamo con la stessa metafora confidatami dal generale russo Volkogonov, consigliere militare di Eltsin quando – nel corso di un’intervista pubblicata da Cammino – gli chiesi chi, fra Gorbačëv ed Eltsin, avrebbe dovuto iniziare a tessere la tela del dialogo fra i due per salvare la loro gente dal caos successivo al crollo del muro di Berlino: “Quando si incontrano un generale ed un capitano – rispose l’alto ufficiale – il primo a tendere la mano deve essere il generale come segno di fiducia, altrimenti il capitano lo farebbe solo come dovere di subordinato e non come leale collaboratore per le comuni battaglie”.

E, uscendo dalla metafora, a chi giova il dionigiano muro contro muro? Non certo alla città ed alla sua economia, considerato che in tutte le città sedi di Santuari (non solo in Italia, ma nel mondo intero) si punta intelligentemente ad una costruttiva sinergia tra le amministrazioni pubbliche e quelle religiose, per favorire lo sviluppo del turismo religioso, che rappresenta una voce certamente non trascurabile nell’ambito del turismo globale. 

Auspichiamo davvero che sia possibile attivare un sereno tavolo di confronto su un argomento che va oltre l’interesse delle singole persone coinvolte, certi che ciascuna di esse saprà trovare il modo di agire solidalmente nell’interesse della comunità.

  • Pubblicato sul numero di Cammino del 26 06 2022
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