Oggi al via le serate presentazione del suo ultimo libro di poesie: “La dolcezza dell’Eclissi”

“L’uomo si prende cura, ha cura, perché è Cura”, il concetto, strettamente heideggeriano, esplicita la “cura” non nel senso scientifico o medico, ma “ontologico”, esistenziale. L’uomo è relazione di prossimità e di incontro con le cose e con l’altro e, inevitabilmente, con se stesso.

«Ci si prende cura degli altri per prendersi cura di se e viceversa

È questo uno dei messaggi cardine della produzione letteraria di fra Matteo Pugliares, frate francescano cappuccino di origini augustane, che offre il suo servizio nella città di Sortino, in provincia di Siracusa.

In particolar modo, nella sua poesia “Mi prenderò cura di te”, facente parte alla raccolta “Irrequiete notti” premiata all’Internazionale Golden Book Awards 2022 per libri editi, organizzata dall’Accademia degli artisti, ci parla del prendersi cura dell’altro come un bisogno ancestrale comune a tutti gli uomini.

Alla domanda «Che rapporto c’è fra il prendersi cura degli altri ed il prendersi cura di sé?», Fra Matteo, da uomo religioso e counselor, risponde: «È importante come prima cosa sapersi prendere cura di se, poi degli altri. Se non riesci a prenderti cura di te, non puoi amare il prossimo. “Ama il prossimo tuo come te stesso.”

Il prendersi cura ha a che fare con un percorso di accoglienza: normalmente riscontriamo in noi cose che ci piacciono e cose che ci piacciono meno; quando comprendiamo che bisogna accogliere ed accettare anche queste ultime, diventiamo capaci di prenderci cura di noi stessi, scoprendo la bellezza anche nelle cose meno belle. Per questo diventiamo capaci di prenderci cura degli altri, perché riusciamo ad accogliere l’altro allo stesso modo, con le cose che non ci piacciono di lui.»

Fra Matteo comincia a scrivere poesie a 13 anni, in «un momento ispirato non so da cosa e da chi», comincia a mettere delle riflessioni per iscritto.

«Avevo il desiderio di mettere su carta quello che vivevo nella mia stretta anima, ho iniziato ed ho compreso quanto bene mi facesse tirare fuori ciò che vivevo. La poesia mi ha accompagnato da sempre. Nel tempo ho acquisito stile e dinamica.»

Frequentando una scuola da perito elettrotecnico, grazie al suo professore di Italiano, si innamora delle poesie dei poeti maledetti quali Baudelaire e Mallarmé. Entrando in convento, approfondisce gli studi filosofici e teologici, per poi dedicarsi al counseling.

Scrive diverse opere, partecipando a premiazioni importanti.

Gli chiediamo: «Da cosa sei ispirato?»

«Scrivo spesso di getto, le parole viaggiano dalla testa al cuore e subito vengono fuori. Porto sempre con me carta e penna perché le cose arrivano all’improvviso. In particolare è la notte che concilia il pensiero, la riflessione. La notte è un luogo privilegiato per gli artisti, qualunque sia la loro arte. Come si evince anche dal titolo di una delle mie raccolte: “Irrequiete notti”.»

La produzione letteraria di fra Matteo Pugliares si divide tra poesia, narrativa e saggistica divulgativa.

Il tema dominante è la relazione, intesa come una forma relazionale con l’universo: Dio, uomini, pensieri, idee e oggetti.

«La relazione, con le sue dinamiche belle e faticose, ci salva la vita. È una modalità che, una volta acquisita, riesce a a far avere un buon rapporto con tutta la realtà presente.», spiega lo scrittore.

Ed è proprio la relazione, che ha insito in se l’amore incondizionato verso il prossimo, ad essere protagonista della sua ultima raccolta di poesie, dal titolo “La dolcezza dell’eclissi”.

«La pretesa di Pugliares è raccogliere tutto ciò che si incontra durante la vita e trasformarlo in cibo esistenziale, operazione che caratterizza, del resto, ogni percorso spirituale degno di questo nome che coincide, senza alcun dubbio, con il percorso umano. […] L’amore diviene l’unico rimedio ad ogni condizione umana, vissuto intensamente, in tutte le sue forme, poiché ha una radice unica che ti permette di non essere colto “dal nulla insaziabile”.»

L’estratto della prefazione del dott. Enrico Campo, al quale piace «pensare a queste pagine come ad un manuale per comprendere la vita», rispecchia l’essenza dell’opera.

L’eclissi avviene quando un oggetto astronomico viene temporaneamente oscurato, passando nell’ombra di un altro corpo. Come spesso avviene all’uomo, perennemente diviso «tra queste due persone. Ora impera l’una, ora l’altra», come scrive il grande Luigi Pirandello nella sua novella Dialoghi tra il Gran Me e il piccolo me. Sta od ognuno imparare ad accettare, non solo i pregi, ma anche e soprattutto le proprie debolezze e fragilità, il lato oscuro che eclissa il bello apparente. Sta ad ognuno valutare che la vera bellezza sta nel connubio «tra queste due persone», nell’abbraccio tra il bello ed il meno bello che ha il sapore di unicità. Soltanto in questo modo sarà possibile sperimentare “la dolcezza dell’eclissi”.

La raccolta, pubblicata all’inizio del 2023, vedrà la sua presentazione al pubblico in tre tappe:

-Domenica 5 febbraio ore 18,45 – Siracusa, Parrocchia Maria SS. Della Misericordia e dei Pericoli

-Domenica 12 febbraio ore 19,15 – Sortino, Chiesa Frati Cappuccini

-Sabato 25 febbraio ore 18,00 – Augusta, sede dell’Associazione Filantropica Umberto I (Piazza Duomo)

Alla vigilia della prima presentazione dell’opera al pubblico, chiediamo all’autore: «cosa si prova a pubblicare un’opera, sapendo che quelle parole non apparterranno più solo a te ma anche agli altri?»

« È una cosa che all’inizio ti spiazza, soprattutto quando qualcuno coglie delle sfumature che non hai ricreato intenzionalmente, poi con il tempo ti accorgi che è una ricchezza perché la tua opera va al di là di te stesso, diventando universale. Ti da l’idea che quello che hai scritto ha la capacità di espandersi. Soprattutto la poesia, perché ha una traccia d’intimità superiore rispetto alla narrativa.»

Ed aggiunge «Molte volte viene fuori un mondo che non è quello che intenzionalmente tu hai creato. Il tuo mondo arriva all’altro ma con un linguaggio suo. Ognuno coglie nella realtà, compresa quella artistica, qualcosa che è sua e di nessun altro. L’autore diventa paradossalmente marginale. Mi è capitato che dessero un’interpretazione totalmente opposta rispetto al significato originario. L’interpretazione è figlia del del mondo di chi legge.»

Chiediamo ancora : «Potremmo dunque dire che la poesia è soggettiva?»

«Non c’è un’oggettività in generale, nella vita, tranne quando siamo davanti ai così detti “universali“, ovvero dinamiche che qualsiasi uomo può sperimentare, che hanno che fare con le emozioni.

Tutti sappiamo cos’è la tristezza e cos’è la gioia, le conosciamo tutti. Ma poi ognuno le percepisce a modo proprio.

La vita ci porta a considerare che la maggior parte della realtà dipende dalla percezione.

Il counselor ce lo insegna: ascolti persone e ti viene da dire “è così semplice risolvere questo problema”, ma magari chi ti parla, lo vive come una montagna insormontabile.

Come le paure che sono irrazionali. C’è chi ha paura degli elefanti e chi degli scarafaggi.»

«Ogni atto di per se è neutro, siamo noi a dargli valenza positiva o negativa.» Come afferma lo storico Ottavio Trigona, in una sua opera inedita.

E, in fondo, prendersi cura dell’altro non significa anche accettare la sua percezione, la valenza che il suo bagaglio gli consente di dare a quell’atto di per se neutro?

È così che Fra Matteo, ti accompagnerà durante la lettura del suo libro, «tenendoti per mano, senza stringerti il cuore.»

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