Nonostante la sorprendente fluidità dei tempi post-moderni, nel nostro Territorio il periodo pasquale è tuttora vissuto con calorose partecipazioni a numerose e care tradizioni popolari. 

Ogni anno l’atmosfera primaverile facilita il rinnovo del comune intento di ritrovarsi assieme, pure per riscoprire ancora una volta i migliori aspetti identitari della nostra convivenza. 

Così la realtà pasquale, un po’ ovunque, diventa progressivamente e diffusamente gioiosa festa di popolo.

Ma certamente occorre ricordare e ribadire che, alla radice, è innanzitutto l’annuale festa di fondamentali verità della Chiesa sull’esistenza umana, per non rassegnarsi al Nulla. 

Su questo aspetto, la riflessione collettiva contemporanea è gravemente carente.

Nell’attuale effimero clima culturale, ci si sofferma poco o niente sui profondi significati della Pasqua di Resurrezione. Eppure, ineluttabilmente, anche  all’Uomo d’oggi  si ripresenta, nella sua profondità, il radicale e toccante Mistero della Morte e della Vita. 

In occasione delle tradizionali processioni pasquali, nelle nostre strade cittadine il segno di croce (fatto pubblicamente da uomini e donne del Territorio) è certamente una prima e spontanea risposta ai costanti e gravi interrogativi che tale Mistero pasquale pone sull’esistenza dell’Uomo in questa Terra e sul suo ultimo destino.

Ma l’occasionale segno di croce pasquale non soddisfa l’assillante e assoluto bisogno di Verità dell’Uomo. Lo pone soltanto in un iniziale cammino di Speranza verso una Luce da poter raggiungere. In questo lungo e complesso percorso di ricerca della Verità, anche il nostro “Cammino” può offrire al Lettore alcuni utili momenti di riflessione. Se non lo facesse, chiaramente verrebbe meno alla sua dichiarata identità “cattolica”.  

La testimonianza dei valori

I giornalisti cattolici che, da oltre quarantuno anni, operano in questo Periodico non possono accantonare o far evaporare la loro specifica vocazione di testimonianza, liberamente e responsabilmente accolta per autentico servizio al possibile miglior bene comune nella Chiesa e nella Diocesi siracusana in particolare.

La Pasqua invita a rinnovare allora una presenza coerente, che gioiosamente  confermi la realtà di un giornalismo in tensione verso la piena sintonia con i valori della Verità. 

Occorre pure evitare il rischio dell’annacquamento massmediale di tali valori, magari per compiacere supinamente alle dilaganti mode delle colonizzazioni ideologiche del pensiero unico di tante Testate nazionali e regionali. 

L’attuale generale contesto sociale chiede ai cattolici (spesso minoritari in tante realtà) di agire coraggiosamente ed eventualmente anche contro corrente, per evitare ulteriori confusioni di idee. Un compito certamente non facile ma necessario e urgente anche per tentare di fare opportuna chiarezza sulle possibili concrete soluzioni dei più gravi problemi di questi anni. 

Ecco perché pure le numerose e tradizionali ricorrenze popolari del periodo pasquale possono essere utili come buone occasioni per un iniziale e salutare ripensamento collettivo della visione complessiva della nostra Società, nella dimensione sia religiosa che civile.  Per fare, infine, il “massimo necessario” per vivere pienamente, sempre con lo sguardo sull’Uomo.

È questo un augurio di fondo per la nostra Santa Pasqua del 2023!

  • Pubblicato sul numero tipografico di Cammino del 28 marzo 2023
Condividi: