All’Urban center la mostra che esprime le emozioni di 14 artisti sul tema
“Se Lui, il Signore, si è chinato sui più piccoli per segnare la strada ai grandi, voi che fate lo stesso, siete resi segno di una novità che come onda si dilata di famiglia in famiglia, dalla più prossima alla più lontana, in un movimento che è inizio di una società più umana perché fatta di persone appassionate al destino degli uomini –dareste la vita per uno solo di essi!-, avendo voi conosciuto il Fattore che dà la vita e il respiro ad ogni cosa. Così che chiunque incontrandovi si senta finalmente a casa, cioè ospitato e sicuro come bimbo tra le braccia del padre”.
Chi parla è don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione nella metà degli anni ‘50, ma soprattutto, un uomo che nella sua vita si è sempre messo a disposizione delle “chiamate” ricevute. Da quella per l’insegnamento a scuola avvenuta grazie all’incontro fortuito in treno con alcuni ragazzi che non credevano in Dio, a quella per fondare Comunione e Liberazione passando attraverso i gruppi studenteschi, staccandosi definitivamente da Azione Cattolica sin dai primi anni ‘70.
Proprio sulle orme di don Giussani, si muove l’associazione Famiglie per l’Accoglienza la quale ha portato a Siracusa dal 29 novembre al 3 dicembre appena trascorsi, la mostra “Non Come ma Quello. La sorpresa della Gratuità”.
“Famiglie per l’Accoglienza –ci dice Alessandro Mascali, membro dell’associazione- è una rete di famiglie che si accompagnano nell’esperienza dell’accoglienza famigliare – adozione, affido, accoglienza, ospitalità, cura degli anziani e dei disabili – e la propongono come un bene per la persona e per la società intera”.
L’associazione nasce a Milano nel 1982 e conta 2.800 soci in Italia e sedi in diversi Paesi del mondo.
Negli ultimi anni sono stati accolti oltre 1.000 minori in adozione e più di 1.500 in affido e sono state supportate oltre 70 famiglie con figli con diversa abilità. Centinaia sono stati gli adulti in difficoltà ospitati per periodi più o meno lunghi nelle case. Sempre negli ultimi anni, si sono vissute diverse esperienze di ospitalità di giovani migranti o di minori profughi provenienti da situazioni di guerra.
La mostra, patrocinata dal Comune di Siracusa, assessorato alle politiche sociali, nasce da una “sfida”, come ci ha raccontato ancora Alessandro Mascali e in particolare “Da un incontro avuto tra 14 artisti e le famiglie che hanno in adozione o in affidamento dei bambini/delle bambine”. Gli fa eco il referente regionale dell’associazione, già dirigente scolastico prof. Marcello Pisani: “Poteva non succedere niente e invece è successo di tutto. Questi 14 artisti tra i quali, Daniele Mencarelli scrittore finalista al Premio Strega 2020 con il romanzo Tutto chiede salvezza e da cui è stata tratta la serie televisiva, l’attore Giovanni Scifoni, noto al grande pubblico televisivo per la serie DOC, il noto pianista brasiliano Marcelo Cesena che il 7 ottobre nella sala dell’Urban Center ha promosso la mostra con il suo concerto “ La Bellezza dell’Accoglienza” insieme a fotografi, musicisti, pittori e scultori dell’Accademia di Brera, si sono ispirati al punto da produrre opere d’arte. Attraverso la mostra, vogliamo promuovere la cultura dell’accoglienza, perché l’accoglienza fa bene sia a chi accoglie, sia a chi è accolto. Per dirla con le parole di don Giussani –conclude Pisani-, ‹‹L’accoglienza è l’abbraccio del diverso, e per questo vale per tutti i nostri rapporti», che sia il marito o la moglie, il collega di lavoro o il figlio in piena adolescenza, aggiungiamo noi”.
L’idea di questa mostra nasce nel 2022 per celebrare i 40 anni dell’associazione Famiglie per l’Accoglienza e in particolare, rientra in quella rete di cui fa parte l’associazione “Amici di Giovanni”, quest’ultima nata nel 2015 dopo la morte per tumore di Giovanni Donadoni, un uomo che faceva tanto volontariato in silenzio e senza clamore, e che si occupa di affiancamento delle famiglie che hanno avuto congiunti colpiti da malattia oncologica. Da qui, il concetto di rete e di amicizia che supera ogni “riservatezza”, perché il tuo problema è anche il mio, la tua gioia è anche la mia e solo il confronto delle emozioni può fare uscire dalle insicurezze e dalla solitudine che si possono provare nel lungo percorso dell’affido/adozione, tanto per le persone che vengono affidate, quanto per le persone affidatarie.
Ma perché “Non Come ma Quello”? Riportiamo un passaggio del presidente nazionale Luca Sommacal che evince come “Tutto nasce da un incontro con alcuni responsabili di Comunione e Liberazione nel 1993. Ci siamo resi conto che la nostra storia di tanti anni è un’esperienza che continua a riaccadere oggi. Un passaggio di don Giussani ci ha guidato a capirlo fino in fondo”. In buona sostanza: ammettiamo che oggi si siano riunite delle persone che ricordano qualcosa di impressionante, un avvenimento importante da cui sono stati colpiti. Contestualmente, nel corso degli anni, si crea una discontinuità e non è facile riprendere la continuità con ciò che è l’avvenimento iniziale che li ha investiti. Dunque, ciò che è accaduto e li ha colpiti riaccadrà, sebbene non come prima. Questo impatto con la diversità umana provoca il “rinnovamento” dello stesso avvenimento. ‹‹Nel rinnovarsi del primo impatto – e perciò della sorpresa della corrispondenza tra una presenza umana diversa e le esigenze strutturali del cuore – si sente il riverbero dello stesso avvenimento capitato dieci o vent’anni prima» da: (L. Giussani, Qualcosa che viene prima; Pagina Uno della rivista Tracce di novembre 2008, intervento all’Assemblea Responsabili di Comunione e Liberazione, gennaio 1993).
Alessandro Mascali ci spiega poi che “La pienezza sperimentata nel praticare l’accoglienza può toccare il cuore di chiunque incontriamo. È la sfida che, come già detto, abbiamo proposto ad un gruppo di artisti e cioè, frequentare, incontrare le nostre famiglie ed esprimere poi, secondo la forma artistica propria di ognuno, ciò che avrebbero vissuto; il quello che avrebbero colto attraverso il loro come”.
Ecco che allora, tutto diventa più chiaro: chi accoglie lo fa per colmare un vuoto, perché ha bisogno di donare qualcosa. Chi è accolto trova un approdo sicuro, si sente a casa, finalmente ha qualcuno che lo aspetta e a tale proposito, si cita un verso di una poesia di Daniele Mancarelli che recita testualmente: “I bambini vengono per primi e con loro chi li accoglie. Chi li toglie dall’inferno quando cade sulla terra. Accoglienza, voce del verbo amore”
L’assessore alle politiche sociali Barbara Ruvioli ha così espresso la soddisfazione per la riuscita della manifestazione: “L’assessorato alle Politiche sociali promuove l’affido, anche grazie alle associazioni presenti sul territorio come quella di “Famiglie per l’Accoglienza” con l’obiettivo di coinvolgere la comunità locale e sensibilizzarla sull’importanza di offrire un ambiente familiare ai bambini in situazioni difficili”.