“…un’occasione straordinaria per mettere insieme le nostre esperienze e per ribadire che la cittadinanza attiva è il pilastro della nostra democrazia.”
Il volontariato rappresenta indubbiamente una risorsa fondamentale per la società, un’opportunità per dare il proprio contributo per il bene comune e per aiutare chi è in difficoltà.
In Italia i dati pubblicati dall’Istat il 10 maggio 2023, con riferimento all’anno 2021, sono significativi dell’evoluzione del volontariato, sia in termini di ripartizioni territoriali sia per settori di attività prevalente, con divisioni tra maschi e femmine coinvolti.
I dati presentati riflettono un maggior impegno al nord-ovest con un totale di 1.406.252 persone impegnate tra maschi e femmine, corrispondenti al 76.59% di tutto il volontariato nazionale. I dati più bassi si registrano invece nelle isole con 324.950 persone impegnate, pari al 21.42% su base nazionale.
Il settore prevalente è quello delle attività ricreative e di socializzazione per un totale di 910.236 soggetti coinvolti, tra maschi e femmine, seguito dalle attività sportive e culturali e artistiche.
Già il testimone del volontariato era passato lo scorso dicembre dalla Norvegia all’Italia, precisamente a Trento, capitale europea del volontariato 2024. Al momento del ritiro del premio il sindaco Ianeselli aveva detto che era “un’occasione straordinaria per mettere insieme le nostre esperienze e per ribadire che la cittadinanza attiva è il pilastro della nostra democrazia”.
Anche l’ambasciatore Nicoletti, orgoglioso e soddisfatto della nomina, ha augurato l’aumento della partecipazione dei cittadini alle “attività di volontariato, fondamentali per creare una comunità all’insegna della solidarietà, della partecipazione e della mobilitazione sociale, sportiva, culturale e ambientale”.
Tuttavia, negli ultimi anni si è aperto un dibattito sul volontariato: è davvero un’opportunità per fare del bene o rischia di trasformarsi in uno sfruttamento delle persone che decidono di dedicare parte del proprio tempo libero per aiutare gli altri?
Da una parte, il volontariato offre numerosi benefici sia per chi lo pratica che per chi ne beneficia. Chi decide di dedicare parte del proprio tempo alle attività di volontariato spesso riporta un senso di realizzazione personale, contribuendo in maniera concreta a migliorare le condizioni di vita di chi è più bisognoso. Dall’altra parte, le associazioni che gestiscono le attività di volontariato si trovano spesso a dover far fronte a numerose richieste di aiuto con risorse limitate, costringendo i volontari a lavorare ore extra e a svolgere mansioni al di fuori delle proprie competenze.
Inoltre, il volontariato può degenerare in un uno strumento di istituzioni e imprese per risparmiare risorse e per cercare di ottenere una “buona” immagine pubblica, senza garantire a chi si dedica a queste attività una reale valorizzazione del proprio lavoro e delle proprie competenze. Questo rischio di “sfruttamento” è particolarmente evidente nei settori più critici come la sanità e l’assistenza sociale, dove il volontariato può essere visto come una forma di supplenza del personale pagato.
Per evitare che il volontariato diventi uno strumento diverso dai fini per cui nasce, è fondamentale garantire ai volontari condizioni di lavoro dignitose, formazione adeguata e riconoscimento del proprio impegno.
Le associazioni devono essere trasparenti nella gestione delle risorse e valorizzare il contributo dei volontari come una risorsa preziosa per la società.
La pubblica amministrazione per prima dovrebbe dare il buon esempio nel tutelate il volontariato e non delegare acriticamente le attività che competono prioritariamente al servizio pubblico.