Il ricordo di tutti quelli che sono morti per cause di lavoro: è quanto sarà fatto in diocesi il prossimo primo maggio, memoria di San Giuseppe lavoratore e, agli effetti civili, festa del lavoro. Un lavoro, dicono le statistiche, che c’è in ‘abbondanza’ se è vero che mancano all’appello centinaia di migliaia di figure professionali ma che, altrettanto sicuramente, è sempre più precarizzato, deregolamentato, reso stressante dalla spasmodica richiesta di risultati sempre più performanti in nome del ‘dio’ budget e dove la sicurezza, che ha un costo, finisce con l’essere a volte un’opzione a cui si può rinunciare. Risultato: ogni anno oltre mille persone perdono la vita per causa di servizio, per non parlare di feriti e mutilati. Sono le cosiddette morti bianche, una strage che finora non si è riusciti ad arginare.

Diventa urgente mobilitarsi per il mondo del lavoro, non solo per le difficoltà legate alla globalizzazione, alla precarietà, alla mancanza di lavoro, o a chi ne deve fare più di uno”, scrive don Claudio Magro, responsabile diocesano per la pastorale sociale e del lavoro che prosegue sottolineando come “sui fattori antropici legati all’ambiente, la cura e la custodia, la salute per una ecologia integrale; la mancata o, insufficiente formazione sulla sicurezza, sulla sorveglianza” sono “tanti i temi che Governo, sindacati e le organizzazioni di categoria, la parti sociali nel loro ruolo avrebbero da ragionare nei “tavoli di lavoro” senza dimenticare innanzitutto il valore fondamentale: la dignità che il lavoro offre all’uomo e alle donne di tutti i tempi. Il Primo maggio diventa allora il giorno della grande domanda: che cosa è il lavoro? Per i cristiani la “prima mobilitazione” quindi, avviene con la preghiera, poi la responsabilità, la solidarietà e la testimonianza, sono alcune delle motivazioni che ci stimolano come Chiesa per farci carico delle vittime sul lavoro, che fino a qualche anno fa venivano definite “morti bianche”, la preghiera come sostegno e conforto per i familiari che sconvolti, non vedranno più tornare a casa il loro familiare.

L’invito, quindi, in occasione della festa di San Giuseppe Lavoratore, ad aggiungere alcune delle intenzioni di preghiera per le vittime del mondo del lavoro ed i loro familiari”.  Pregare per le vittime da lavoro, come impegno che tocca ai cristiani il 1° Maggio, ma non solo, ma anche tenere alta l’attenzione su un problema che non si risolve ai ‘piani bassi’ ma che dal basso deve avere la pressione giusta perché diventi davvero questione che non può  più essere relegata al fai da te, essendo per definizione il lavoratore parte ‘debole’ e, quindi, inevitabilmente, soccombente.

Ecco il punto: rimettere al centro il lavoro, dunque i lavoratori con la loro dignità. Che è più del budget e dei premi di produzione e\o dei benefits che hanno sotterrato leggi, regolamenti e tanta parte normativa dei contratti, di fatto sterilizzati.

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