Pentecoste: «Tutta la verità»
Il peso delle parole di Gesù
La Pentecoste: antica ricorrenza ebraica, suggestiva nel suo intreccio con la vita contadina e con i ritmi della terra, attraverso il cui lavoro Dio ha disposto di donare all’uomo la gioia del nutrimento, era la festa della mietitura del frumento. “Festa delle settimane”, precisamente sette settimane dopo l’altra grande “Festa degli azzimi” (la Pasqua), per la fede del pio ebreo viene religiosamente spiritualizzata come commemorazione del dono della Legge (la Torah) a Mosè.
Festa di ringraziamento, per i frutti della terra e per il cibo spirituale della Parola di Dio, che allieta e dà vita alle sue creature, popolo grato che danzando e cantando si raduna per offrire le primizie del lavoro dei campi benedetto dal Creatore. Tra i “cinque rotoli” letti rispettivamente nelle altrettante principali feste ebraiche, a questa festa è riservata dagli ebrei la proclamazione del libro di Rut: storia di famiglia, di emigrazione, di integrazione, di accoglienza … e di mietiture.
Proprio al compimento di questa “settimana di settimane” computata a partire dalla Pasqua, un discendente di Rut, Gesù di Nazaret, risorto dalla morte e asceso al cielo, Figlio di Dio costituito Signore del cielo e della terra, Messia glorioso, invia il suo Santo Spirito su un popolo nuovo che si estenderà fino ai confini della terra e che in ogni lingua testimonierà la sua resurrezione.
Mistica effusione che irrompe nel cenacolo orante di Maria e dei discepoli, famiglia concorde che costituisce il nucleo della Chiesa nascente, lo Spirito discende realizzando pienamente la promessa di Gesù, che ascoltiamo nella Messa di questa solennità: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Gv 15,26-27; 16,12-15).
Il profeta Isaia lo aveva definito Spirito di sapienza, intelligenza, consiglio, fortezza, conoscenza e timore del Signore (cfr. Is 11,2). L’apostolo Paolo affermerà che i suoi frutti sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé (cfr. Gal 5,22). Gesù, nel “discorso d’addio” riportato dall’evangelista Giovanni, lo chiama anzitutto “Spirito della Verità”.
La verità è un concetto da approfondire e riscoprire, sul quale il nostro tempo – frammentato nella dispersiva “Babele” delle sue innumerevoli presunzioni, e lacerato dall’aggressività delle sue inverificabili convinzioni – ha urgente bisogno di riflettere, per non rischiare di smarrirsi irrimediabilmente. L’umanità, ubriacata dalla pletora di opinioni spontanee e di commenti anonimi sui social, sintomo di superficialità e protagonismo, può recuperare la propria perduta lucidità soltanto ripescando il valore e il significato della “verità”.
Vieni, Spirito Santo, a illuminarci con la Verità, dissolvendo la nebbia degli errori che offusca la mente umana. Gesù ha promesso che ci guiderai alla Verità tutta intera, e ci renderai capaci di conoscere il peso di ogni sua Divina Parola. Insegnaci che le parole hanno un peso, e che trattarle con leggerezza è un’inestricabile contraddizione. Aiutaci a soppesare le nostre parole, e a calibrare le nostre bilance sull’eterna Verità, che è Cristo stesso (cfr. Gv 14,6).