Pubblichiamo il messaggio di mons. Lomanto all’Arcidiocesi

a conclusione della Visita ad Limina Apostolorum

E’ in distribuzione nelle parrocchie il nuovo numero di Cammino con la descrizione dell’evento

Carissimi Presbiteri e Religiosi,
Diaconi e Religiose, Seminaristi
e Fedeli tutti della Chiesa di Siracusa,
a conclusione della Visita ad limina dei Vescovi della Regione Ecclesiastica Siciliana, svoltasi dal 29 aprile al 3 maggio 2024, vi scrivo per comunicarvi la gioia della nostra esperienza di comunione nella preghiera, vissute specialmente nelle Celebrazioni Eucaristiche nelle quattro Basiliche romane.
Al contempo, sento di condividere con voi gli orientamenti scaturiti dall’incontro col Santo Padre, Papa Francesco, e con i Prefetti e con gli Officiali dei Dicasteri vaticani, frutto di un costruttivo dialogo sulle realtà diocesane relative agli ultimi dieci anni, alle nostre relazioni iniziali sulle Chiese dell’Isola presentate dai Vescovi delegati e alle domande o esperienze proposte da tutti nel corso delle conversazioni.
I vari incontri ci hanno permesso di volgere uno sguardo sulla Chiesa universale e di riflettere insieme sulle esperienze delle nostre Chiese particolari, ricevendo importanti indicazioni, suggerimenti, stimoli, consigli e incoraggiamenti.
1. L’udienza con Papa Francesco e la consegna di alcune priorità
L’udienza con il Santo Padre, avvenuta nella mattina del 29 aprile, ha inaugurato la Visita ad limina, intessuta nello stile dell’autentica sinodalità dell’ascolto semplice e paterno, del dialogo aperto e cordiale, della vera comunione e dell’autentica fraternità.
Papa Francesco, rispondendo singolarmente a ciascun Vescovo ‒ che ha presentato la situazione della propria realtà diocesana ‒ ha messo in rilievo alcune priorità, offrendoci suggerimenti vari: dalla vicinanza a Dio per creare, costruire e sostenere vincoli di comunione con tutti, alla necessità della concreta esperienza sinodale, alla ripresa dell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, alla devozione mariana e alla pietà popolare.
Innanzitutto, ci ha ricordato il fondamentale compito di coltivare l’intimità della preghiera, della vita spirituale, della vicinanza concreta a Dio attraverso l’ascolto della Parola, la Celebrazione Eucaristica, il silenzio orante dell’adorazione, l’affidamento a Maria, importante sia per ministri ordinati, in quanto rappresenta un alimento a cui attingere per recuperare le forze necessarie nel ministero e per una fruttuosa fecondità pastorale, sia anche per tutti i fedeli che, insieme ai consacrati, devono crescere nella santità di vita, nella comunione ecclesiale, nella carità fraterna e nella vicinanza con tutti.
Papa Francesco ha richiamato l’impegno di ciascuno nel dare concretezza al cammino sinodale, mediante la dinamicità delle sue fasi, per esprimere la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile e per meglio corrispondere all’urgenza dell’evangelizzazione con il proprio carisma e ministero, testimoniando con molteplici segni di speranza la presenza di Dio nel mondo.
Riguardo alle difficoltà di trasmissione della fede, in particolare, il Santo Padre ha raccomandato di riprendere l’esortazione apostolica di San Paolo VI Evangelii nuntiandi, per intensificare l’opera di annuncio del Vangelo in tutti gli strati dell’umanità e trasformarla dal di dentro, partendo dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio; per evangelizzare la cultura e le culture dell’uomo in modo vitale, in profondità, con la testimonianza di vita; per cogliere le dimensioni interiori e i valori innegabili della religiosità popolare ‒ che, come attesta la stessa esortazione apostolica, è meglio chiamare pietà popolare, cioè del popolo di Dio ‒ che può costituire un vero incontro con Dio in Gesù Cristo.
Per questo ha sottolineato fortemente che «senza la devozione alla Madonna non si può compiere una vera evangelizzazione, perché Maria è la Madre di Gesù», che ci dona il Verbo Incarnato, la Parola di vita eterna, il Vangelo. Il Papa ha, quindi, esortato a coltivare la pietà popolare che è una «realtà in permanente sviluppo, dove lo Spirito Santo è il protagonista» (EG 122), che permette alla fede di essere «incarnata in una cultura» (EG 123) e di diventare «manifestazione di una vita teologale» (EG 125), «luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione» (EG 126), per la sua «forza evangelizzatrice» (EG 122), e «sistema immunitario della Chiesa» (Discorso ai partecipanti al I Convegno Internazionale per i rettori e gli operatori dei santuari, Roma 29.11.2018).
Rispondendo ai nostri interventi, Papa Francesco ha ribadito l’importanza di «fare misericordia» con i penitenti, evidenziando l’aspetto della misericordia che non ha confini; di accogliere e preparare i padrini e le madrine che si impegnano ad accompagnare i battezzandi o i cresimandi e a sostenerli nella perseveranza di fede e di vita cristiana; di indirizzare il ministero del diaconato permanente alla carità fraterna e sociale; di creare reti e tessere legami per costruire la prossimità con l’altro, con ogni altro, per completare la propria dignità umana e divenire una Chiesa della vicinanza e della prossimità; di prestare attenzione ai migranti «che ‒ come ha espressamente detto ‒ vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati»; di promuovere la cultura della vita di fronte allo spopolamento dovuto al triste fenomeno della denatalità e delle emigrazioni connesse all’incertezza occupazionale; di sostenere le Chiese di Sicilia nell’educazione alla fede e nella proposta della vocazione alla santità come elemento costitutivo della vita della Chiesa e della missione pastorale, ma anche come sostegno alla legalità e come antidoto alle scelte di vita che inducono al crimine.
2. Gli incontri con i Dicasteri e la proposta di significativi orientamenti pastorali
Gli incontri con i vari Dicasteri hanno consentito di approfondire alcune tematiche e di ottenere significativi orientamenti pastorali, indicazioni preziose e suggerimenti specifici sui vari aspetti di competenza dei Dicasteri della Curia romana.
Tra i vari indirizzi proposti, desidero segnalarne alcuni per accompagnare il cammino pastorale della nostra Chiesa e per camminare insieme secondo lo spirito, la forma e lo stile sinodale.
Occorre, innanzitutto, impegnarci nell’opera di continuità della trasmissione della fede per comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, rendendo vivo il messaggio di salvezza con la testimonianza personale del credente, per non interrompere la catena dell’annuncio e portare al mondo la gioia di Cristo.
La fede cristiana, infatti, vive non solo nell’atto del trasmettersi ma anche nell’originalità e nella specificità dell’adesione alla fede. C’è una sorta di «reinventarsi» del cristianesimo ad ogni generazione, pur nel legame di fedeltà al deposito ricevuto e nella ricerca della coerenza con le origini. Si pone, allora, sempre l’urgenza di pensare in modo nuovo l’esercizio del compito ecclesiale della trasmissione della fede, che oggi comporta certamente un linguaggio nuovo e adatto alle nuove generazioni.
Di qui anche la perseveranza della proposta di una catechesi strutturata come itinerario catecumenale che promuova l’integrazione tra fede e vita, come educazione alla fede, con l’appello alla conversione personale e con la proposta della vocazione alla santità per i piccoli e per i grandi, per i giovani e per gli adulti, per i gruppi e per le famiglie, nelle parrocchie e nelle associazioni.
A tutto ciò si connette anche l’esigenza di continuare e approfondire la formazione permanente dei presbiteri, per far crescere e aumentare in loro la giovinezza dello spirito, l’entusiasmo per il ministero, ravvivando il dono ricevuto, per prepararli alla comprensione e alla presenza specifica nella società caratterizzata dalle profonde trasformazioni sociali, culturali e religiose che hanno segnato gli ultimi decenni e richiedono una continua e attenta opera di discernimento evangelico.
Inoltre, è necessario incrementare la formazione liturgica, orientando i pastori alla comprensione del senso spirituale delle celebrazioni per entrare nello spirito della liturgia, e offrendo ai fedeli laici strumenti e sussidi che li aiutino ad approfondire il mistero dell’amore di Dio che dona la sua grazia tramite i sacramenti.
In tal senso si richiede di prestare attenzione alla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali e all’associazionismo laicale, che consente ai laici di elaborare linee comuni di testimonianza cristiana della Chiesa nel mondo; di dare rilievo anche alla pastorale della vita, dell’infanzia con una strutturazione a partire dall’annuncio della vocazione per continuare per tutta la vita, fino alla pastorale degli anziani, che, pur risentendo tanta solitudine, offrono con la loro singolare esperienza grande senso di vita e sapienza cristiana per l’avvenire della Chiesa.
Tale cammino di annuncio e di formazione sia indirizzato verso una pastorale sinodale per stimolare nuovi stili e nuove strategie, per dare forma al camminare insieme a favore di un rinnovato incontro con tutti. Occorre partire dall’educazione al rispetto reciproco, ai valori della cultura e della convivenza civile, a riscoprire la pietà popolare come riserva di valori per un nuovo umanesimo, a valorizzare la storia di santità “sociale”, a favorire lo studio critico della cultura, della storia, dell’arte e della letteratura della nostra terra, al fine di cogliervi i germi del Verbo ed evidenziarvi vie ancora oggi percorribili per l’annuncio evangelico e la promozione della vera dignità dell’uomo.
3. La continuità del cammino sinodale in vista del Giubileo ordinario 2025
Continuiamo a camminare in un processo di discernimento, di rinnovamento e di compartecipazione, nella disponibilità al dono dello Spirito di Cristo, a livello personale, comunitario e pastorale, anche in vista del Giubileo ordinario dell’Anno 2025, per «dare concretezza a questa forma sinodale, che la comunità cristiana avverte oggi come espressione sempre più necessaria per meglio corrispondere all’urgenza dell’evangelizzazione» (Spes non confundit, 17) e andare incontro a ciò che il Signore ci chiede di compiere e di sperimentare nella costruzione dell’avvenire della Chiesa.
La Vergine Santa, che veneriamo sotto il titolo di Madonna delle Lacrime, e Santa Lucia, nostra patrona, associate dal segno degli occhi, ci donino di guardare con fede la nostra storia per consacrarci a Dio nella verità, per agire nella profezia della carità verso i fratelli e per aprire orizzonti di speranza per il compimento della missione evangelizzatrice della Chiesa.
Vi benedico con viva cordialità e vi assicuro la mia paterna preghiera.
Siracusa, 18 maggio 2024
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