Quando Wojtyla venne pellegrino ai piedi del prodigioso Quadretto
Nella liturgia cristiana, festeggiare la solennità della dedicazione di una chiesa non significa ricordare l’anniversario dell’inaugurazione di un monumento, ma celebrare un grande mistero di fede: la presenza viva e permanente di Cristo nella comunità dei credenti che costituisce la Chiesa.
Gesù ha spiritualizzato il concetto di “tempio”, come luogo dell’incontro tra Dio e l’umanità: per i cristiani, il “tempio” indica non un edificio in muratura, ma il Corpo stesso del Signore Risorto (cfr. Gv 2,19-21). Egli, pietra scartata dai costruttori ma divenuta testata d’angolo (cfr. Sal 118,22), è il fondamento (cfr. 1Cor 3,9-11) e la pietra preziosa attorno alla quale anche noi siamo costituiti pietre vive per un tempio spirituale (cfr. 1Pt 2,4-5), nel quale abita lo Spirito Santo (cfr. 1Cor 3,16-17). Tale costruzione spirituale regge sul basamento dell’insegnamento dei profeti e soprattutto degli apostoli (cfr. Ef 2,20-22; Ap 21,14).
L’ambiente fisico nel quale i cristiani si radunano per cantare le lodi del Signore e celebrare il memoriale liturgico della sua salvezza esprime visivamente la vocazione della Chiesa. La custodia eucaristica e la vita sacramentale raccolgono costantemente il popolo di Dio negli edifici di culto e vi fanno convergere l’assemblea orante dei fedeli. I santuari, poi, attraggono le comunità non solo locali per la memoria di eventi soprannaturali e la conservazione di reliquie sacre, divenendo così meta continua di pellegrinaggi.
Il solenne e suggestivo rito della dedicazione di una chiesa, e della consacrazione del suo relativo altare, esprime tutta questa ricchezza, mentre la celebrazione del suo anniversario ne rinnova in modo perpetuo la memoria, attraverso una sapiente “architettura” di preghiere liturgiche e letture bibliche.
Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario di un evento straordinario: il 6 novembre 1994 il papa S. Giovanni Paolo II, in visita pastorale a Siracusa, dedicava il nuovo Santuario alla Madonna delle Lacrime. Ancora trent’anni prima, egli era venuto nella nostra città da arcivescovo di Cracovia: in quell’occasione celebrò la S. Messa nell’Oratorio in via degli Orti il 2 novembre 1964, primo segnale pubblico di un suo profondo legame interiore con la nostra Madonnina siracusana.
Non è affatto consueto che un pontefice in persona presieda il rito di dedicazione di una nuova chiesa, foss’anche un importante santuario mariano: quello del nostro Santuario è un privilegio eccezionale, che già da solo dice molto sul singolare impatto del prodigio della Lacrimazione mariana siracusana sulla vita dell’intera Chiesa e sul magistero petrino.
Trent’anni fa, Wojtyla venne pellegrino ai piedi del prodigioso Quadretto, e trascorse due intere giornate con la corona del rosario in mano, pur incontrando nel frattempo tante persone, tenendo discorsi alle folle e compiendo visite ufficiali: le foto ricordo di quei due giorni lo ritraggono con lo sguardo sempre immerso in una contemplazione orante, quasi un rapimento mistico, per nulla turbato dal tripudio della gente che lo circondava.
Il papa polacco ha vissuto la visita pastorale a Siracusa come un ininterrotto dialogo intimo con la Madonna, da lui ferventemente amata e venerata. E col medesimo spirito ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica per la dedicazione del grandioso Santuario.
La celebrazione dell’anniversario di quest’anno verrà presieduta il 5 novembre alle 18.00 da mons. Slawomir Oder, biografo di S. Giovanni Paolo II e postulatore della sua causa di canonizzazione. Sarà l’occasione, per tutta la comunità diocesana, di ricordare l’attualità delle parole pronunciate dallo stesso pontefice dedicando il Santuario: «Santuario della Madonna delle Lacrime, tu sei sorto per ricordare alla Chiesa il pianto della Madre. […] Qui, tra queste mura accoglienti, vengano quanti sono oppressi dalla consapevolezza del peccato, e qui sperimentino la ricchezza della misericordia di Dio e del suo perdono! Qui li guidino le lacrime della Madre. […] O Madre, veglia su questa città e sulla diocesi che ti onora con questo tempio, benedici tutti coloro che si affidano alla tua protezione, libera il mondo intero dal flagello della guerra, ottieni all’umanità la sospirata pace e l’universale fraternità».
- Foto: Archivio Cammino