Il 19 gennaio è una data simbolica per la storia recente del popolo italiano, intrecciando eventi e figure che hanno lasciato un segno indelebile.
- 1919: 106 anni fa, Luigi Sturzo, sacerdote siciliano, presentò a Roma l’“Appello ai liberi e forti”. Definito dallo storico Gabriele De Rosa “uno dei documenti più elevati e di maggior impegno civile della letteratura politica italiana”, l’Appello segnò l’inizio di un impegno moderno dei cattolici in politica.
- 1938: 85 anni fa nasceva Paolo Borsellino, il magistrato siciliano che, con Giovanni Falcone, ha incarnato la lotta alla mafia con determinazione e umanità. Il loro celebre sorriso, immortalato in una foto simbolo, è divenuto emblema di una Sicilia che resiste al crimine organizzato.
- 2000: 25 anni fa moriva in esilio a Tunisi Bettino Craxi, statista controverso che sfidò gli Stati Uniti nella base di Sigonella per affermare la sovranità italiana. La sua famiglia paterna era originaria di San Fratello, in provincia di Messina.
Nella stessa giornata, le massime istituzioni italiane hanno ricordato queste figure storiche. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato come il sacrificio di Borsellino abbia ispirato la sua passione politica. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha evocato il ruolo di Craxi come uomo di governo. A Caltagirone, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha reso omaggio a Luigi Sturzo, riconoscendone la lungimiranza nell’impegno politico dei cattolici e nella tenuta del Paese nel blocco atlantico.
Tre uomini, tre storie, un’unica domanda: come può la terra che ha generato figure così autorevoli assistere oggi a una gestione precaria della sanità pubblica, a infrastrutture inadeguate e a ritardi nell’organizzazione di eventi come Agrigento Capitale della Cultura 2025?
Come ridare visione e coraggio a un popolo che ha saputo esprimere così grandi protagonisti?
Chi oggi è tanto libero e forte da raccoglierne il testimone e lavorare per il riscatto del Sud e dell’intera nazione?