Titolo della settimana. La zona d’interesse (2023) di Jonathan Glazer.
1943, Auschwitz. Il comandante del campo di concentramento, Rudolf Höss, vive nella cosiddetta “zona d’interesse” insieme alla moglie Hedwig e ai loro cinque figli. Si tratta di un’area di 25 miglia intorno al campo di sterminio, dove la famiglia conduce una vita apparentemente tranquilla. Rudolf, ogni mattina, esce per recarsi al “lavoro”, mentre la macchina da presa non riprende mai l’interno del campo.
Glazer, fedele alla lezione di Jean-Luc Godard, evita di mostrare i campi di sterminio, concentrandosi invece sulla normalità che li circondava. Hedwig, interpretata magistralmente da Sandra Hüller, si oppone con forza all’ipotesi di un trasferimento, facendo di tutto per restare nel suo “paradiso”, dove i bambini crescono sereni all’aria aperta. Glazer traccia così un inquietante parallelo tra la tranquillità familiare – rappresentata emblematicamente da Hedwig – e l’orrore che si cela oltre il muro. Le governanti, trattate alla stregua degli ebrei, sono continuamente minacciate di morte, rendendo palpabile l’enormità del male.
L’ellissi narrativa finale eleva il film a un’opera classica, capace di spazzare via ogni possibile retorica sui film sulla Shoah. Glazer riesce a coinvolgere lo spettatore in una riflessione sul male e sulla nostra complicità silente: viviamo anche noi accanto ai massacri, nella nostra “comfort zone”.
Come già in Il figlio di Saul, Glazer utilizza il “fuoricampo” per costruire una narrazione che amplifica inquietudine e paura. Opprimente è il rumore dei forni crematori, le urla in lontananza, gli spari, fino a farci quasi percepire l’odore della morte. Indimenticabile la scena della festa in piscina, con il fumo delle ciminiere che si leva in lontananza. Il sonoro del film, da brivido, ci immerge nel campo senza mai mostrarcelo.
La pellicola, ispirata all’omonimo romanzo di Martin Amis, ha vinto due premi Oscar (Miglior film internazionale e Miglior sonoro) e il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes. La fotografia di Łukasz Żal ne esalta la potenza visiva.
Imperdibile. Buona visione.