LENTINI – Fondere i comuni di Lentini e Carlentini per dare vita ad un’unica identità amministrativa? L’idea, l’ipotesi, a cui lavora una neo costituita associazione, è stata, venerdì scorso, al centro di un’affollata conferenza, ospitata nei locali del circolo “Alaimo”, sul tema: “Leontinoi, una fusione indispensabile”. Dopo i saluti del presidente del circolo, Giorgio Neri, il tema è stato affrontato sotto il profilo storico dal dottore Francesco Valenti, che ha parlato della vastità (e della ricchezza) del territorio di Lentini nei secoli, andata ad erodersi via via, fino all’attuale conformazione. A seguire gli interventi del presidente dell’associazione “Leontinoi”, Giancarlo Manoli, e del consigliere, l’architetto Cristina Stuto. “Si possono trarre solo vantaggi dalla fusione dei due comuni -ha detto Manoli-. Pensiamo ai benefici che si potrebbero trarre dal punto di vista della maggiore attrattività e  competitività del comune unico, a dimostrazione del fatto che la fusione costituirebbe un vantaggio non solo per l’ambito pubblico ma anche per quello privato (turismo, economia, attività produttive, iniziative di volontariato, esperienze solidali, ecc.). Insomma, una grande opportunità per le future generazioni”. “L’unione tra Lentini e Carlentini è un’ipotesi -ha evidenziato Cristina Stuto- che viene discussa da tempo, ma senza risultati.

Forse, oggi, i tempi sono maturi affinchè qualcosa accada. E’ bene che se ne parli, che ci sia un confronto e una riflessione attenta e puntuale sulle varie tematiche ed opportunità che ne scaturiscono, perché il nostro futuro lo possiamo e lo dobbiamo costruire assieme”.  All’onorevole Nello Neri, già sindaco di Lentini, è toccato soffermarsi sulle inevitabili questioni giuridico-amministrative che un progetto così ambizioso (o velleitario?) implica e solleva. La materia è normata dalla legislazione regionale e si dovrà fare attenzione ai “numeri” senza i quali non si andrà da alcuna parte. Numeri che riguardano in prima battuta i cittadini dei due comuni chiamati a dare il consenso alla proposta attraverso apposita consultazione referendaria; numeri -e qui non ha mancato di dare l’onorevole Neri una ben precisa stoccata all’attuale amministrazione comunale lentinese- che riguardano il dare e l’avere, con l’inquietante fardello di debiti che verrebbero portati in dote. Al termine della conferenza, per una precisa scelta organizzativa, non ha fatto seguito alcun dibattito. E comunque alcune annotazioni vanno fatte. La prima e più importante: già oggi, se si volesse, si potrebbe mettere a fattor comune la gestione di uno o più servizi comunali ed invece…

Le altre: tutti lentinesi, al massimo ‘santuzziani’, ovvero lentinesi residenti a “Carlentini nord”, i partecipanti. Se e quando questo dibattito approderà a piazza Diaz, quale sarà l(a prevedibile)’opinione di chi abita a Carlentini centro? E della politica provinciale? Ed al di là di tutto questo, Lentini -che dovrebbe essere per forza di cosa aggregante, se logica e status quo hanno un senso- ha davvero bisogno di “una fusione indispensabile”? O non piuttosto -lo ribadiamo- di un sussulto di dignità che ricordi a tutti che una città dall’ultra bimillenaria storia non si può cancellare in nome di non si sa cosa? Che, in parole semplicissime, significa in primis ritrovare l’orgoglio dell’appartenenza, delle radici, della voglia, della necessità di dovere finalmente  ripensare come questa città si debba finalmente tornare ad amministrare in maniera efficace ed efficiente ponendo fine ad una stagnazione politica che dura da trentacinque anni. Ecco quale causa dovrebbe sposare chi è animato da buona volontà, voglia di fare, sana fantasia: Lentini fiera ed orgogliosa, perché rianimata, di dovere, perché può, nuovamente essere il punto attrattivo della zona nord della provincia e di quel vasto territorio che è l’agro lentinese.

 

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