Sembra un paradosso, parlare di Pasqua, mentre la cronaca ci consegna continuamente crocifissi in ogni dove.
Mentre scrivo queste poche righe le notizie, devastanti per molti versi, ci parlano di civili che vengono uccisi in una guerra mentre alcuni di essi vanno a celebrare l’eucarestia, di bombe che arrivano sopra un ospedale, di femminicidi che lasciano sgomenti. In mezzo a queste notizie, noi cristiani, celebriamo al contrario un Dio che si è fatto uomo ed è risorto dai morti, non lasciando l’ultima parola alla croce.
La Pasqua, fulcro della fede e del calendario cristiano, un evento che ha cambiato la storia e la spiritualità di miliardi di persone, rimane una realtà che ci aiuta a districarci nella contemporaneità drammatica che a volte ci fa credere in una sorta di Via Crucis perenne.
E la Pasqua di quest’anno per noi cattolici viene celebrata in un contesto particolare, nel bel mezzo di un Giubileo che Papa Francesco ha voluto dedicare alla speranza.
La speranza, ecco l’unica parola che ci sembra possa rincuorarci in questi tempi difficili. Di fronte a quanto abbiamo già ricordato, di fronte alla frenesia e alla secolarizzazione del mondo, noi celebriamo la vita, la redenzione, la promessa di una nuova esistenza.
La Pasqua, al di là delle specificità religiose e culturali, rimane un messaggio universale di rinascita che risuona profondamente nel cuore dell’umanità. Il passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, è un messaggio che ci parla del desiderio intrinseco di superare le difficoltà e di credere in un futuro migliore.
Per deformazione, non professionale ma di passione, mi vengono in mente alcuni poeti che leggono la vicenda Cristo di morte e resurrezione rendendola viva nella loro contemporaneità. Dalla “Pasqua dei poveri” di Carlo Betocchi (1899 – 1986) dove sono i poveri ad attendere e celebrare la Pasqua che riesce a vincere il grigiore dell’esistenza (a noi la pace che verrà, operosa / già dentro il cuore e sulla mano sta / che ti prepara, o Pasqua, e che non ha / che il solo pane per farti festosa.), all’ “Annuncio di Pasqua ai morti” della non mai abbastanza studiata Cristina Campo (1923 – 1977) che conclude la sua poesia con il verso “Pasqua che sciogli ogni pena”.
Ha più che mai senso, allora, celebrare la Pasqua nel mondo contemporaneo, per ricordare a noi credenti e a tutti gli uomini di buona volontà, che la risurrezione è non solo una realtà che ha a che fare con la fede ma, soprattutto con la vita, impegnandoci nelle nostre piccole realtà attraverso il bene, l’amore, la misericordia, il Vangelo incarnato che come ci hanno trasmesso gli evangelisti è un racconto che non finisce con la morte.
Buona Pasqua e buona vita.
LA FAMIGLIA DI CAMMINO FORMULA I MIGLIORI AUGURI AI LETTORI E ALLE LORO FAMIGLIE
(*) – L’autore, frate guardiano del convento dei Cappuccini di Sortino, è autore di numerosi libri tra i quali ricordiamo quelli di maggior successo, “Francesco d’Assisi – figlio del dio dalle braccia larghe” (con nota introduttiva di Franco Battiato) e “Vie per l’Armonia.