Sede vacante: il 7 maggio inizia il Conclave; che cos’è e come si svolge

Sede vacante: il 7 maggio inizia il Conclave; che cos’è e come si svolge

Il Conclave per eleggere il 267° successore di Pietro inizierà il 7 maggio prossimo. Lo ha deciso il Collegio dei cardinali, durante la quinta Congregazione generale. A dare l’annuncio ufficiale è stato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, durante il briefing odierno con i giornalisti in Sala Stampa vaticana.

l Conclave  si svolge, di solito, tra il quindicesimo e il ventesimo giorno dalla morte del Pontefice, in Vaticano, nella Cappella Sistina. Attualmente il Collegio cardinalizio, nella sua interezza, dopo dieci Concistori convocati da Papa Francesco in dodici anni di pontificato, conta 262 cardinali, di cui 135 elettori e 117 non elettori. Per eleggere il successore di Pietro serviranno quindi 90 voti.

Sarà il cardinale Pietro Parolin a presiedere il Conclave che avrà inizio il 7 maggio.
Questo perché il cardinale decano Giovanni Battista Re e il vice decano Leonardo Sandri hanno infatti più di 80 anni.
La messa Pro eligendo Pontifice prevista per il 7 mattina sarà presieduta dal cardinale Re.

Alla scomparsa del Pontefice, il Collegio Cardinalizio, durante le Congregazioni generali, decide la data del Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice, da tenersi tra i quindici e i venti giorni in Vaticano, nella Cappella Sistina. Il termine Conclave deriva dal latino “cum clavis”, cioè un luogo chiuso a chiave, dove si riuniscono i cardinali per eleggere il nuovo papa, in segretezza e senza alcuna possibilità di contattare l’esterno.

Con la Costituzione entrata in vigore nel 1996, la “Universi Dominici Gregis”, Giovanni Paolo II ha abolito due dei tre metodi tradizionali di voto.

Non è più possibile la nomina per acclamazione unanime da parte del collegio dei cardinali e l’elezione per compromesso, ovvero il sacro Collegio non può più delegare la decisione a un gruppo di grandi Elettori (composto da 9 a 15 cardinali).

Oggi per eleggere il Papa è necessaria la maggioranza qualificata (due terzi) dei voti espressi da tutti i cardinali.

 

Con la Lettera apostolica “De aliquibus mutationibus in normis de electione Romani Pontificis”, dell’11 giugno 2007, Benedetto XVI ha infatti ristabilito la norma, sancita dalla tradizione, secondo la quale per la valida elezione del Romano Pontefice “è sempre richiesta la maggioranza dei due terzi di voti dei Cardinali elettori presenti”, per tutti gli scrutini e indipendentemente dalla durata del Conclave.

Attualmente sono 135 i cardinali candidabili al soglio pontificio, dopo dieci Concistori convocati da Papa Francesco in dodici anni di pontificato. Servono quindi 90 voti tra i porporati per essere eletti a successore di Pietro. Il Collegio cardinalizio, nella sua interezza, grazie a Papa Francesco conta ora infatti 252 cardinali, di cui 135 elettori e 117 non elettori.

Al momento del primo scrutinio, i cardinali scrivono il nome del loro candidato su una scheda, la piegano e la depositano in un calice. Le schede vengono poi scrutinate e i risultati vengono annunciati. Se nessuno ottiene la maggioranza richiesta (due terzi dei voti), le schede vengono bruciate, producendo una fumata nera che segnala al mondo che l’elezione non è ancora avvenuta, e si passa dunque ad una nuova votazione. Quando viene eletto il nuovo Papa, le schede vengono bruciate con paglia secca, la cui combustione dà luogo alla classica fumata bianca.

Dopo l’elezione, al cardinale Protodiacono,  attualmente Dominique Mamberti, il compito di annunciare al mondo, dalla loggia di San Pietro, la frase celeberrima  frase “Habemus Papam”, seguita dal nome del nuovo Pontefice. All’annuncio segue il primo incontro tra il nuovo vescovo di Roma e il suo popolo che dall’elezione di Giovanni Paolo II ha ormai un cerimoniale tutto suo legato al momento.

Ciò che non cambia è che il nuovo Papa si affaccia dalla loggia e impartisce la sua prima benedizione “Urbi et Orbi”.

 

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