Fino alla fine (che potremmo rileggere come un inizio) considerando la Sua presenza in piazza San Pietro, il giorno di Pasqua, Papa Francesco ha sempre sottolineato l’attenzione ai poveri, il rifiuto categorico alla guerra, alla dignità della persona e, ad un lavoro dignitoso. Argomenti da lui trattati non per fare sindacalismo, ma annuncio di Vangelo, quel Vangelo che vivifica, fa recuperare identità e dignità. Sentirsi parte di un progetto e non un numero e neppure “uno scarto” cfr Evangelii Gaudium (EG), n. 53.
Un lavoro dignitoso, tutelato, libero e creativo, più volte sottolineato durante il suo magistero. L’esortazione apostolica EG cfr n. 192 è il “primo” documento, che segna l’indirizzo del suo pontificato. E poi ancora la dignità della persona al paragrafo n. 203.
Nuovo modello di sviluppo e cura del povero n. 204. Per non parlare della attenzione nei confronti della donne e della maternità «La donna dev’essere custodita, aiutata in questo doppio lavoro: il diritto di lavorare e il diritto della maternità. Qualificante è anche la responsabilità delle imprese per la difesa e la cura del creato e per realizzare un «progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale» (Lett. enc. Laudato si’, n. 112).
La vocazione e santificazione del lavoro come si legge nella lettera enciclica Laudato si’ nn. 98, 124-125, nella visione di Papa Francesco richiama ad una visione più ampia, una “ecologia integrale” comprendente le interazioni tra l’ambiente naturale, la società e le sue culture, le istituzioni, l’economia…, ma anche “umanesimo integrale”.
«La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. (…) Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti». Papa Francesco, udienza generale, piazza San Pietro, 5.6.2013
Sono temi e termini che negli ultimi anni hanno acquisito un valore nuovo, le parole usate non sono casuali, ma pesate non solo per la sua origine argentina, o il suo esser un poeta, ma pastore alla guida della Chiesa universale, per i temi che nella continuità del magistero papale con i predecessori, oggi sono cariche di ulteriore significato. In diverse occasioni ha ripreso la Rerum Novarum, di papa Leone XIII, o altri documenti di san Giovanni Paolo II, Laborem excercens, Centesimus annus o, la Sollecituto rei socialis…e non solo.
Certamente non possiamo non parlare anche della enciclica Fratelli Tutti, sul tema lavoro fa riferimento alla Laudato si’, ma comunque sempre utile la sua argomentazione: «Il lavoro dev’essere inteso e rispettato come un processo che va ben oltre lo scambio commerciale tra datore di lavoro e dipendente.
Tale lavoro dovrebbe essere ben integrato in una economia di cura. «La cura può essere intesa come prendersi cura delle persone e della natura, offrendo prodotti e servizi per la crescita del bene comune. Un’economia che ha cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano il lavoratore attraverso condizioni di lavoro degradanti e orari estenuanti». Qui non ci riferiamo solo al lavoro legato all’assistenza. «La cura va oltre, deve essere una dimensione di ogni lavoro. Un lavoro che non si prende cura, che distrugge la creazione, che mette in pericolo la sopravvivenza delle generazioni future, non è rispettoso della dignità dei lavoratori e non si può considerare dignitoso. Al contrario, un lavoro che si prende cura contribuisce al ripristino della piena dignità umana, contribuirà ad assicurare un futuro sostenibile alle generazioni future. E in questa dimensione della cura rientrano, in primo luogo, i lavoratori». (nn. 20. 110. 117.123.127.132.162.164.168.ss.)
Queste alcuni dei termini, ma anche delle tematiche che sinteticamente si possono sottolineare nel magistero di Papa Francesco. Nel poco spazio di un articolo, certamente non si possono trattare tutti gli argomenti, e manco si può essere esaustivi, poiché questi dodici anni di pontificato di papa Francesco sono stati un continuo aprire processi e argomenti di grande spessore ancora da affrontare e rileggere alla luce del Vangelo.
Fondamentalmente tra le righe di ogni sua parola, di ogni documento magisteriale, discorso nei suoi viaggi pastorali… non c’è la soluzione al problema, ciò che traspare è l’aver iniziato un processo.
È la dinamica del Vangelo che Papa Francesco ha voluto aiutarci a ri-leggere. Abituati quasi ad una lettura statica o una teorizzazione del “vangelo”, per via della secolarizzazione, il carisma di Papa Francesco, nelle sue omelie, incontri personali e/o pubblici ha sempre sostenuto invece una concretezza, “sporcarsi le mani”, avere relazioni e prossimità con i più fragili, con l’altro e, in più occasioni richiamando i sacerdoti: “avere l’odore delle pecore”.
Il suo esempio di vita, la schiettezza nella “parresia” perché il Vangelo sia il “cuore del mondo” hanno segnato la grandezza di quest’uomo che nella sua piccolezza e fragilità ha vissuto fino in fondo.
sac. Claudio Magro
Direttore ufficio diocesano di pastorale sociale del lavoro, giustizia, pace e custodia del creato.