Siracusa e la Sicilia ritornerà ad essere set cinematografico a pieno regime? A vedere le ultime timide notizie pare di si, infatti a breve ci sarà una modifica del traffico viario per consentire le riprese per il “Cyrano”.

Questa pandemia rispetto alle altre di portata storica, come la Spagnola del1917, la Asiatica del 1957 e la Hong Kong del 1968, anche con il loro alto numero di vittime, non hanno avuto l’impatto in ambito artistico e culturale del covid-19.

Questa volta le difficoltà sono di gran lunga superiori e imprevedibili anche per l’industria cinematografica che come tutte le arti è lo specchio fedele della società; in più di un secolo di storia il cinema ha sempre trattato questa tematica e le conseguenze di essa su di noi e sul sistema naturale delle abitudini della società globale in cui viviamo.

Già nel 1957 il maestro svedese Ingmar Bergman nel suo Il settimo sigillo parlando di medioevo metteva in guardia il Nord Europa su possibili pestilenze.

Negli anni a venire molti altri registi si sono cimentati sull’argomento, peraltro molto cinematografico, immaginando scenari catastrofici con l’arrivo di virus letali sotto svariate forme e creando un vero e proprio genere cinematografico con ottimi riscontri sia di critica che di pubblico. Ne è la prova il fatto che secondo uno studio recente, tutte queste pellicole sono ricercatissime tra gli appassionati.

Fatto sta che questa pandemia non sta risparmiando neanche la settima arte e la sua portata è simile,se volessimo fare un parallelismo, con quello della Seconda guerra  mondiale: quando l’industria, maggiormente in Europa teatro del conflitto, subì un brusco stop con sale chiuse, produzioni a rilento, posticipo o rinvio delle pellicole in uscita, stesso identico scenario odierno. Subito dopo il conflitto, a partire dal 1946, il cinema riparti “alla grandissima”, trainato propri o dal nostro Paese, propio cosi, la nostra penisola tanto criticata e vituperata regalò al mondo post bellico la favolosa e irripetibile stagione del Neorealismo con opere fondamentali, girate quasi tutte tra le macerie lasciate dalla guerra e se il detto “la storia si ripete” è ancora valido, anche noi ottant’anni dopo ci rialzeremo dalle “macerie odierne”.

La nostra Sicilia in quella stagione Neorealista giocò un ruolo fondamentale, regalando uno dei film più impegnativi, La terra trema di Luchino Visconti, ambientato ad Acitrezza e tratto dai Mlavoglia di Giovanni Verga.

Il film fece da apripista a tutti gli altri grandi, Germi in prima fila, che vennero a girare in Sicilia e se ne innamorano tornando spesso sulla nostra isola.

Colgo l’occasione per consigliare ai lettori, mentre le sale sono chiuse di riscoprire il cinema Neorealista italiano, troverete gioielli dal valore culturale e sociale inestimabile che raccontano la nostra storia di siciliani e italiani. In attesa della riapertura delle sale, sulla quale fare previsioni è praticamente impossibile, in questo momento il quesito che si pongono gli addetti ai lavori riguarda il pubblico, che ormai è quasi disabituato ad uscire da casa per immergersi in una sala cinematografica avendo a disposizione dvd, blue ray e varie altre fonti di fruizione. Ritornerà in sala? Io credo di sì, perché l’amore per “in cinema al cinema” non può essere cancellato o fermato da un evento che, seppur doloroso e snervante, supereremo. Anzi sono curioso di vedere come sarà e cosa ci proporrà il cinema post lockdown, e se sarà un cinema migliore. A volte, il più delle volte, da una crisi si esce più fortificati e creativi. Concludo condividendo un piccolo sogno, quando tutto sarà finito, anche per evitare “assembramenti”: ogni città, paese o borgo torni ad avere anche una piccola sala cinematografica da poter raggiungere anche a piedi, ed entrando ci si lasci trasportare dal cinema, dalle sue storie e dalla sua magia. So che questo rimarrà un sogno, ma il cinema è stato fatto per sognare.

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