Cos’è questa strana espressione che nelle ultime settimane è diventata virale nei social? Sembra che contenga un’energia rivoluzionaria, e per questo merita la nostra riflessione. “Boomer” è il termine con cui viene chiamata la generazione di persone nate tra la fine della Seconda Guerra Mondiale (1945) e la metà degli anni ’60, coloro che hanno quindi beneficiato del periodo storico chiamato appunto “boom” economico. A quella dei “boomer” è seguita la “Generazione X” (1965-1980, il termine “X Generation” è usato per la prima volta da Doug Copuland nell’omonimo romanzo del 1991), poi la “Y Generation” (1980-2000) – quella dei cosiddetti Millennials – e oggi la “Generazione Z” (dal 2000 in poi), i veri nativi digitali.
L’espressione “Ok, boomer!” è stata usata fa da una deputata neozelandese di 25 anni, Chlöe Swarbrick, in risposta a un collega più anziano che aveva provato a interromperla durante un suo intervento su una questione ambientale. Due parole che hanno fatto il giro del mondo alimentando discussioni un po’ dappertutto. Quando due semplici parole, apparentemente “banali”, riescono ad attrarre in modo così potente l’attenzione di tante persone, dobbiamo chiederci che succede, quale verità contengono.
L’espressione, usata ovviamente dalle generazioni più giovani e soprattutto dalla generazione dei nativi digitali, ha a mio avviso un potere di cambiamento incredibile. Sembra capace di spazzare l’immagine dei “bamboccioni”, drogati dallo sfarzo dei loro genitori, incapaci di alzare la testa e le chiappe per affrontare la fatica della loro strada. Come pure l’immagine di ragazzi che soffrono di ritiro sociale, che si chiudono nella loro stanza per esercitare l’unico potere a loro consentito, quello del click nella rete virtuale, dimenticati da una società basata sui giochi di potere dei “boomers” e incurante dei bisogni reali di autonomia dei piccoli. Quelle due parole sembrano dire “basta” alla sedazione indotta da una generazione che ha detenuto soldi e potere politico, senza pensare al futuro dei loro figli.
“Ok, boomer!” è la voce pacata, affetta dalla desensibilizzazione emozionale tipica dell’ultima generazione, ma finalmente decisa a prendere il proprio posto in un mondo rovinato, in un ambiente sull’orlo della distruzione e della crisi economica. “Ok, boomer! Hai fatto quello che hai voluto finora, adesso vai a casa e lasciaci lavorare per cercare di salvare il nostro futuro”. Questo sembra essere il senso delle due parole. La forza incredibile che c’è dietro la loro diffusione virale sembra la stessa che riconosce a Greta Thunberg il potere di parlare ai potenti, e di essere una guida per tutti i giovanissimi. Con la sua sindrome di Asperger, un particolare tipo di neurodiversità dello spettro autistico che caratterizza un numero sempre più elevato di bambini, più intelligenti e sensibili della media ma incapaci di relazionarsi agli altri con empatia, lei riesce paradossalmente ad arrivare ai cuori dei giovani.
Qual è il compito degli adulti, dei “boomer”, allora? Quello di sganciarsi finalmente dall’egoismo che li fa centrare su logiche di potere, per sostenere questi giovanissimi che finalmente capiscono dove stiamo andando. A volte sembrano estranei, loro parlano un altro linguaggio (quello digitale appunto), ma finalmente sentono l’urgenza di trovare la loro strada nel mondo che gli abbiamo lasciato. Ok, boomer?
(Istituto di Gestalt HCC Italy)