Quando il direttore di Cammino mi ha invitato a far parte di quest’ardita avventura, ho subito messo le mani avanti: “Ci sono, ma devi permettermi di scrivere di poesia”.
Credo, con questo mio umile contributo, di inserirmi nel solco appena tracciato alla ripresa delle pubblicazioni di Cammino, in particolare a chi ha utilizzato le parole “sanamente visionario” e a chi ha ricordato che “la bellezza salverà il mondo”.
Chi più dei poeti, può essere considerato un visionario? E chi può mettere in dubbio che la stessa poesia sia, certamente, una parte importante di questa bellezza che salverà il mondo?
Del resto, io stesso sono stato salvato dall’arte poetica, come autore e, soprattutto, come lettore.
L’incontro con un professore, da giovane, segnò la mia nascita alla lettura poetica con una poesia di Verlaine (L’angoscia), che attirò subito la mia attenzione per la capacità di scandagliare in poche parole il mio animo più profondo che, a diciotto anni, si barcamenava tra domande esistenziali, dubbi e non so quanto consapevoli desideri di distruggere tutto.
Ho la presunzione che la poesia possa creare benessere com’è successo a me. Ho l’insolente certezza che coloro che vorranno seguirmi in questo percorso poetico, troveranno alla fine, quella poesia, fosse anche un solo verso, che raggiunge l’anima di chi legge per trasformarla in un’anima che ha a che fare con la bellezza, anche quando la sofferenza e l’incedere insicuro che chiamiamo vita sembra offuscarla del tutto.
Mi piacerebbe spaziare in questo viaggio tra il classico e il moderno, tra i poeti conosciuti e quelli sconosciuti.
Comincerò proprio da dove sono partito io:

L’angoscia” di Paul Verlaine
“Niente di te, Natura, mi commuove, né i campi
generosi né la vermiglia eco delle pastorali
siciliane, né gli sfarzi aurorali,
né la dolente solennità dei tramonti.
Rido dell’Arte, rido anche dell’Uomo, dei canti,
dei versi, dei templi greci, delle torri a spirale
che innalzano in un cielo vuoto le cattedrali,
e osservo con identico sguardo i buoni e i cattivi.
Non credo in Dio, e abiuro e rinnego
ogni pensiero, e quanto alla vecchia ironia,
l’Amore, vorrei proprio non sentirne più parlare.
Stanca di vivere, paurosa della morte, simile
al vascello perduto, prigioniero del flusso e del riflusso,
salpa l’anima mia per orrendi naufragi.”

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