Almeno una volta all’anno consentite al nostro giornale di uscire dalle righe.

Ogni giorno ne sentiamo di tutti i colori.

Quindi ci siamo assunti la licenza di lasciar parlare la fantasia, facendo nostro il copione di uno dei più fantasmagorici spettacoli del Cirque du Soleil: Alegrìa.

“E se avesse avuto ragione il buffone del re?

E se il palcoscenico fosse un luogo fantastico dove i vecchi ritornano di nuovo giovani, e dove i re diventano giullari?

E se tu fossi re per qualche ora?

E se tutto questo fosse Alegrìa, cosa ne penseresti?

Allora perché non entri nel nostro teatro, al riparo dai capricci della vita e del tempo?

Entra, sei invitato ai festeggiamenti di corte, vedrai che fare marameo alle preoccupazioni può essere magico e divertente.

Goditi l’avventura, goditi i tuoi sogni, goditi lo spettacolo”.

Parafrasando liberamente la metafora circense, che direbbe oggi il buffone del re circa lo stato della nostra provincia? Che spettacolo lo affascinerebbe nell’antica sede dei Tiranni e del Consiglio reginale? Il burlone quale re apprezzerebbe nei nostri palazzi barocchi con intagliate le molteplici maschere dalle cangianti espressioni? Su quali volti si soffermerebbe girovagando fra i vicoli di Ortigia? Si fisserebbe a ragionare se non sia la stessa città a trasformarsi in teatro (greco) o il teatro in città?
Certo, in 2750 anni e oltre dallo sbarco dei Corinzi, la popolazione marinara e i discendenti di Hyblon chissà quante volte si saranno smarriti e ritrovati lungo i sentieri di una vita che si è fatta storia e tuttavia quale migliore occasione di porsi, oggi,  certi interrogativi proprio nella settimana di Carnevale.

E allora almeno in questa settimana si esaltino le questioni più assurde, senza mai smettere di augurare Alegrìa a tutti -proprio alla maniera degli acrobati del Circo del Sole – e con tante grazie…

grazie a chi crea le regole, a chi ti spezza la schiena. Agli autocrati onesti. Ai falsi democratici. Ai costruttori di muri. Ai disegnatori di confini. Grazie. Grazie mille. A coloro che tatuano i numeri. A colori che puntano il dito. A colori che contano la loro avidità. A coloro che dividono per colore. Ai bugiardi sorridenti. Grazie. Grazie tante. Avvicinatevi, venite sotto i riflettori. Fatevi scattare una fotografia. Per immortalarvi. Per ringraziarvi. Permetteteci di incidere i vostri volti nel nostro album dell’infamia. Per non dimenticarla mai. Per non accettarla mai.

Viva l’Alegrìa!

(Nella foto il palcoscenico storico del Teatro dell’Opera dei Pupi “Don Ignazio Puglisi” di Sortino)

Condividi: