In questo nostro tempo chiusi in casa mi è caduto l’occhio sulla testa di Moro tenuta nella sala da pranzo.
Rievoco piacevolmente la gita fuori porta, in una domenica invernale di qualche annetto addietro, a
Caltagirone. Le teste di moro complementi d’arredo raffinati, oltre ad essere dei soprammobili possono
essere utilizzate come vasi da riempire con fiori e piante. Arte e storia si fondono in questi vasi la cui
creazione prende spunto da una relazione d’amore particolare nata tra due giovani ai tempi della
dominazione araba in Sicilia. L’antica leggenda narra che intorno all’anno 1100, durante il periodo della
dominazione dei Mori in Sicilia, nel quartiere Kalsa di Palermo, viveva "una bellissima fanciulla dalla pelle
rosea paragonabile ai fiori di pesco al culmine della fioritura e un bel paio di occhi che sembravano
rispecchiare il bellissimo golfo di Palermo". La ragazza era quasi sempre in casa, e trascorreva le sue
giornate occupandosi delle piante del suo balcone. Un giorno si trovò a passare da quelle parti un giovane
Moro, che non appena la vide, subito se ne invaghì e decise di averla a tutti i costi. Quindi senza indugio
entrò in casa della ragazza e le dichiarò immediatamente il suo amore. La fanciulla, colpita da tanto ardore,
ricambiò l’amore del giovane Moro, ma ben presto la sua felicità svanì non appena venne a conoscenza che il
suo amato l’avrebbe presto lasciata per ritornare in Oriente, dove l’attendeva una moglie con due figli. Fu
così che la fanciulla attese la notte e non appena il Moro si addormentò lo uccise e poi gli tagliò la testa.
Della testa del Moro ne fece un vaso dove vi piantò del basilico e lo mise in bella mostra fuori nel balcone.

Il Moro, in questo modo, non potendo più andar via sarebbe rimasto per sempre con lei. Intanto il basilico
crebbe rigoglioso e destò l’invidia di tutti gli abitanti del quartiere che, per non essere da meno, si fecero
costruire appositamente dei vasi di terracotta a forma di Testa di Moro. Il tempo sembra essersi letteralmente
modificato in questa quarantena. La percezione del tempo dipende dalla mente; il passato è un ricordo, il
presente è la quotidianità che scorre adesso silenziosamente, il futuro è una proiezione dei costrutti
intellettuali, sia razionali sia passionali, da cui spesso ci si lascia guidare. Prendendo spunto dalla testa di
Moro sono entrata “virtualmente” nelle case dei siracusani e non solo, chiedendo loro di mostrarmi un
oggetto #sicilianstyle; descrivendo quali emozioni suscita in loro. “Calamite delle città siciliane visitate. Da
Siracusa a Palermo- dice Alessandro Maiolino, 27 anni- da Messina a Catania, da Monreale a Modica, da
Taormina a Giardini Naxos. Mi ricordano in piccola, la grande bellezza della mia terra”.“Ho voluto questo
abbinamento- afferma Gian Paolo Montineri- sport, cultura passione ed anche omaggiare chi ci ha
appassionato con la loro penna, senza di loro oggi non avremmo mai sognato di raccontare lo sport. Il piatto
in questione è un omaggio fatto dall’ente csain Sicilia, con tanto di #legame #alnostrospeaker. Ecco il
rapporto che in questi anni mi hanno permesso anche di vivere e raccontare la Sicilia con lo sport”. “Io tengo
in casa in Australia- dice Izzy Salamon- di origine calabrese e sposata con un veneto- le maschere veneziane.
Venezia è bella, mi ricorda la mia meravigliosa vacanza in Italia, trovare i parenti rimasti e scoprire e
conoscere le bellezza della mia amatissima Italia. Questa maschera è un regalo della figlia chiusa in casa a
Siracusa”. Luca La Pira, conosciuto dj tiene a casa un marranzano, felice ricordo della sua infanzia. “Io ho
questo tavolo- dice Simone Feola,42 anni- preso a Santo Stefano di Camastra. Rappresenta un esempio
dell’arte siciliana, bello da vedere e utile da utilizzare”. “Una sveglia vintage- afferma la palermitana
Giovanna Sacco,41 anni- mi rievoca il tempo trascorso con i miei nonni, averla in casa mi tiene legata
visivamente a loro. Sono affascinata da tutto ciò che è vintage, legata alle mie radici sicule, alle mie
tradizioni tengo la sveglia come un mio piccolo tesoro che accompagna le mie ore in casa in modo sereno”.
In casa tengo il tamburello siciliano- conclude Lubiana Vasile- perché sono un’appassionata di musica
folkloristica. Ascolto volentieri pure le canzoni siciliane da Rosa Balistreri ai cantanti siciliani dei tempi
nostri come il maestro Battiato e la cantatessa Carmen Consoli”. Ci auguriamo che in questi giorni di
emergenza la terra di Sicilia non venga ulteriormente martoriata dallo sconvolgente assalto delle macchine
dalla Calabria. Il decreto del ministro delle infrastrutture e del ministro della salute lo impedisce;
quell’ordine deve essere rispettato effettuando maggiori controlli alla partenza. La nostra terra merita rispetto
come tanti siciliani in casa custodiscono nei loro oggetti quel rispetto fatto di storia, cultura e amore.

 

(Credito fotografico: immagine in evidenza dalla rete)

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