Manca poco alla fase 2 e riprendere un po’ di lontana quotidianità a cui siamo stati obbligati a rinunciare in questa lunga quarantena. Ritornare principalmente a vivere, lentamente, i rapporti quotidiani parentali e amicali. Lo scoutismo non si è mai fermato abbiamo chiesto alla comunità capi del gruppo Agesci Siracusa 7 di illustrarci il loro modus operandi ai tempi del corona virus. La Comunità Capi è composta da Alessandra Riva, Padre Claudio Magro, Fabio Troni, Luca Ambrosio, Lucia Aliffi, Martina Messina, Matteo Quercio, Maurizio Celesia, Paola Modicano, Paolo Gozzo, Patrizia Liistro, Sergio Laudani, Valerio Flaccomio, Gianluca Conigliaro, Sebastiano Candia, Felice Grazioso, Diacono Matteo Vasco, Luisa Iacono e Anna Mamo. “Fare scoutismo attivamente ai tempi del corona virus- afferma la Comunità Capisembra un controsenso, un passaggio inopportuno dalla realtà fatta di legature, sudore, fatica alla realtà virtuale di uno schermo in cui non riesci nemmeno a sincronizzare la comunicazione verbale; eppure ci abbiamo tentato. Siamo partiti da una presa di coscienza collettiva: punto 1 Siamo protagonisti nostro malgrado di una esperienza unica e, ci auguriamo, irripetibile che lascerà segni indelebili nel processo di crescita, che sarà probabilmente ricordata per tutta la vita, che avrà probabilmente rappresentato un punto di svolta: ci sarà un prima ed un dopo il corona virus. Punto 2 Essere protagonisti di una situazione assolutamente nuova richiede uno sforzo creativo nella ricerca di strumenti originali e nuovi da applicare al processo educativo e che eravamo chiamati tutti insieme a questa ricerca che il lockdown da un giorno all’altro aveva reso indispensabile ed indifferibile. Punto 3Avremmo dovuto rivedere la nostra proposta educativa utilizzando al meglio gli strumenti che la tecnologia rendeva disponibili. È’ qui che come capi abbiamo dovuto impattare con la prima difficoltà: la nostra interfaccia educativa era costituita esclusivamente da millennials, nativi digitali in grado di muoversi nei meandri della rete con una naturalezza ed una autonomia talvolta sconosciuta a noi adulti, con una capacità di multimedialità contemporanea che avrebbe potuto mettere in grossa crisi la “parlata nuova” nella relazione educatore ragazzo. Qui è subentrato un ulteriore problema: la verticalità della comunità; interagire con bambini/e e ragazzi/e (di età compresa fra gli 8 ed i 20 anni) comportava una diversa autonomia gestionale e diverse modalità di accesso agli strumenti digitali che nel caso dei più piccoli includevano necessariamente la mediazione di un adulto. Infine la coscienza di essere tutti, anche la comunità dei capi, nella stessa situazione: tutti condividevamo per la prima volta questa nuova condizione, non avevamo riferimenti, i famosi “anziani” cui chiedere consiglio, nessuno aveva mai vissuto una situazione solo lontanamente assimilabile a ciò che stava accadendo. Il tentativo più ambizioso, sin da subito, è’ stato quello di non allentare la tensione educativa mantenendo elevato il livello della proposta per farsì che questa occasione irripetibile potesse divenire ulteriore occasione di crescita. L’obiettivo non era quello di tenere impegnati i ragazzi, di non cancellare il ricordo delle cose fatte in passato insieme, nell’attesa che tutto finisse, quanto piuttosto quello di continuare lungo la strada tracciata ad inizio anno facendo tesoro delle occasioni che la Provvidenza ci poneva dinnanzi utilizzando gli strumenti che conoscevamo ed imparando ad utilizzarne di nuovi più efficienti ed efficaci. Quando ci siamo seduti al tavolo virtuale per decidere cosa fare, già lo stavamo facendo. Era stato naturale continuare a farlo seguendo la programmazione originata dal nostro progetto educativo di gruppo. Ma come realizzare attività scout che nella nostra esperienza in quella dei ragazzi e nell’immaginario collettivo sono sinonimo di vita all’aperto, giochi collettivi, abilità manuale, campismo, strada, comunità, servizio al prossimo, attività di espressione, canti, balli e preghiera comunitaria? Come fare scoutismo dietro ad una tastiera e davanti ad un monitor dove diventa complicato seguire lo sguardo di tutti con le difficoltà di una rete lenta farraginosa ed iper affollata che ridistribuisce in maniera random le voci di un canto o di una preghiera trasformando talvolta il tutto in una gran confusione? Se è vero che lo scoutismo si nutre e ci nutre di rapporti umani e relazioni di vicinanza come dare concretezza in tempi di distanziamento sociale a questo mandato? Come dare concretezza, postare l’attenzione sui più vicini, la casa diventa il centro del mondo, il luogo dove fare esperienza di mani abili, costruire utilizzando gli strumenti domestici, le scope diventano i tronchi ed il cordino da cucina, in mancanza di meglio, la cucina diventa il luogo privilegiato dove fare esperimenti (per la gioia dei genitori) che poi potranno essere riproposti al campo, cucinare per tutta la famiglia per rendersi utili, adottare un amico a distanza del quale prendersi cura settimanalmente per continuare a costruire la comunità, pregare insieme dandosi appuntamenti per la recita comunitaria del vespro, continuare a farsi e a fare domande, vivere la settimana santa attraverso la veglia del giovedì e la via crucis del venerdì in una modalità nuova ma non per questo meno efficace. Organizzare giochi per i più piccoli diventa complicato, devi necessariamente coinvolgere i genitori che hanno rapidamente compreso quanto importante fosse giocare questo grande gioco anche se in alcuni casi qualche oggettiva difficoltà è stata evidenziata. Piccoli gesti come indossare la stessa maglia rievocativa di un evento, indossare il fazzolettone di gruppo o l’uniforme anche durante la riunione virtuale sono diventati strumenti che tendevano a ribadire l’appartenenza ad un tutto che la sola distanza fisica non può cancellare. Lo sforzo creativo e l’aiuto dello Spirito Santo che è stato guida ai nostri passi anche “nel mondo virtuale” ci stanno aiutando a vivere questo momento. Potrebbe mancare poco alla fine del lockdown- conclude la Comunità Capi del Siracusa 7- ed ancora una volta la nuova situazione porrà nuovi interrogativi: come fare scoutismo nella fase due. Ma questa è e sarà un’altra storia. Quando torneremo a rivederci realmente saremo andati si spera un po’ più avanti in quel cammino che porta gli scout ad imparare sin da piccoli a diventare grandi.

 

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