“Bella idea, ma non ho afferrato bene la storia”, queste le parole di Joel Silver, vero guru del cinema, produttore che ha sbancato i botteghini dagli anni ‘80 in avanti, quando una sera del 1996 riceve nei tuoi studi i fratelli Wachoski. Due anni più tardi (nel 1999, bella data per un film di fantascienza) arriva nelle sale Matrix, uno dei film che più hanno influenzato il genere, al pari di Metropolis, 2001, Blade runner. I fratelli, appassionati del cinema di Hong Kong, ingaggiano il leggendario Youen Wo Ping, autore di decine di coreografie, per il cinema d’azione orientale e pescano, a piene mani dai fumetti, storie cyberpunk e la fantascienza di Philip k. Dick, creando un mondo dove l’intreccio tra illusione e realtà virtuale assume le sembianze di un incubo a occhi aperti o chiusi.
Nel XXII secolo i computer, dotati di intelligenza artificiale, hanno elaborato e sviluppato un programma sofisticato denominato Matrix, per tenere prigionieri gli esseri umani, ancora convinti di vivere nel secolo precedente. Uno dei leader ribelli, Morpheus, individua in Thomas Anderson (che lavora presso la Metarcortex come programmatore, mentre di notte è un acker con lo pseudonimo di Neo) l’uomo in grado di salvarli. “Wake up Neo, the matrix as you” questo tramite Trinity, il primo contatto via computer tra Morpheus e Neo, il quale vuole sapere la verità, che sarà terribile: il mondo è in mano alle macchine che usano gli uomini per produrre energia elettrica, dopo che il sole è stato oscurato dalla guerra.
I fratelli, ora sorelle Wachoski, rendono il tutto impeccabile con una operazione furba, che cattura, immergendo lo spettatore in mondi paralleli e, con una tecnica a quel tempo innovativa, ne fanno un caos organizzato, e nel loro succoso minestrone trovano posto anche Alice nel parco delle meraviglie e gli Invisibles dì Grant Morrison.
Per il ruolo del protagonista i Wachoski, quando iniziarono la stesura, anni prima, avevano pensato al povero Brandon Lee, al tempo astro nascente; poi si è arrivati a Keanu Reeves, per il ruolo di Morpheus, dopo il rifiuto di Sir Sean Connery. Peccato perché poteva essere un gran finale di carriera; si optò per Lawrence Fishburne che dopo tanti ruoli molto incisivi da caratterista decolla, fino ad arrivare nel 2003 alla corte di Clint Eastwood nel capolavoro Mistyc river. Infine l’eroina femminile, come detto Trinity, interpretata da Carrie Ann Moss. Un film che, fuor di dubbio, ha condizionato la fantascienza distopica e artificiale a venire. Nonostante ciò, per il sottoscritto, non arriva ad essere il capolavoro che in molti ritengono. Sia la sceneggiatura, come ad esempio realtà non realtà o il mondo dominato dalle macchine, sono temi già triti e ritriti. Soprattutto il secondo, già splendidamente esposto in Terminator 1984 di Cameron, e anche i personaggi con occhiali da sole, cappotti di pelle, non sono certo invenzione dei Wachoski. Il loro pregio è stato quello di assemblare tutto questo materiale e farlo funzionare alla grande per 136 minuti, con memorabili scene d’azione e riflessioni sul mondo in cui viviamo.
Il mondo di Matrix ha spopolato tra giovani e giovanissimi, la generazione cresciuta a pane, fumetti e videogiochi. Girato interamente in Australia, con due seguiti nel 2003 Matrix realoded e Matrix Revolution e uno nel 2021 Matrix resurrection. Dal 2012 è conservato nella Biblioteca del Congresso USA. Buona visione.