Titolo della settimana: Ben Hur,  1959 di William Wyler.

“Io sono Giuda Ben Hur, io sono già parte di questa tragedia“. Quando si parla di kolossal non si può non andare immediatamente col pensiero alla pellicola del tre volte premio oscar William Wyler. Questa del 1959 è la terza trasposizione cinematografica del romanzo del Generale Wallace dopo quelle del 1907 e del 1925. Gerusalemme, ventisei  anni dopo la nascita di Gesù in piena era dell’imperatore Tiberio, il ricco patrizio giudeo Giuda Ben Hur accoglie l’amico d’infanzia Messala, diventato tribuno e assegnato a Gerusalemme per sedare gli animi ribelli. Ben Hur si rifiuta -in nome della vecchia amicizia- di “aiutarlo” facendo la spia per Roma, Messala  non esita, sfruttando un banale incidente, a far arrestare l’amico insieme alla madre e alla sorella: solo per dare un esempio a tutta la Giudea. Ben Hur verrà spedito alle galee. Ma la provvidenza vuole che il nostro eroe salvi la vita al Console Quinto Ario e divenendone il figlio adottivo; quindi Ben Hur torna in patria per vendicarsi e ritrovare la sua famiglia.  Molto ma molto altro accade ancora in questo monumento al cinema: un cast di  attori formidabili e la maestria di un regista come Wyler ne fanno un classico senza tempo. Buona parte delle scene furono girate a Roma e dintorni tra cui Tivoli, Anzio, Nettuno e quasi tutti gli abitanti dei paesi furono presi come comparse,anche questa è la magia del cinema di una volta, perché oggi nell’era dei computer questo non succede più.

In 220 minuti il film abbraccia diversi generi, dall’epica, all’avventura, allo storico, toccando anche il dramma sociale e politico, e se mi è consentito usare l’espressione di un altro grande film americano del periodo (L’uomo che uccise Liberty Valance): “tra la leggenda e la realtà si stampi la leggenda“. Numerose le scene memorabili e ancora oggi di forte impatto emotivo. Oltre alla famosissima corsa delle bighe, gli incontri con il Cristo e  la valle dei lebbrosi dove il nostro eroe si addentra senza paura della malattia per salvare la madre e la sorella e poi anche la guarigione delle due… che quest’ultima scena sia di buon auspicio a chi in questo momento è  in lotta per sopravvivere e a tutti noi.

 

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