“E’ molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo. Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana. Devi volare.”

Luis Sepùlveda sapeva bene cosa far dire alla gabbia nella Fortunata dal gatto Zorba per farle accettare la sua diversità con orgoglio visto che lui sapeva bene cosa significasse essere diverso e non poter vivere nella propria comunità d’appartenenza, poiché aveva vissuto da esule ma sapeva usare bene anche parole d’amore e amicizia poichè aveva vissuto anche grandi amori e storie dolcemente rocambolesche come quelle che ci ha regalato nei suoi libri.

L’ ultima storia che ci ha regalato è ancora una volta quella di un combattente che purtroppo finisce con la sua uscita di scena a causa del temibile Covid-19 di cui si era ammalato alla fine del febbraio scorso e per cui era stato ricoverato, e di cui è morto ieri.

E’ stato il primo contagiato “illustre” di Coronavirus e il sentirne la notizia aveva reso questo morbo un po’ più vero e più vicino.

La morte lo corteggiava dalla giovinezza, quando in Cile, sua terra natale, entrò nella Guardia personale di Salvador Allende e nel 1973 venne arrestato durante il colpo di Stato di Pinochet. Rimase 7 mesi in prigione subendo le famigerate torture del “macellaio di Santiago”, come veniva chiamato il generale.

Venne condannato all’ergastolo, poi commutato- grazie alle intercessioni di Amnesty International– in 8 anni di esilio in Svezia. Dopo una fuga da film si rifugiò in Brasile e poi in Paraguay.

In seguito collaborò con l’Unesco per studiare gli Indios Shuar, con Greenpeace e visse in Amazzonia.

Sposò due volte la poetessa Carmen Yanez con cui ebbe due figli e un grande amore. Carmen portò la poesia nella vita dello scrittore e condivise tormenti e tribolazioni fino al contagio del Covid-19.

Scrisse diversi romanzi tra cui il famoso “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” ambientato in Amazzonia, terra che conosceva bene e amava, e il ciclo di favole che iniziò con “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” da cui fu tratto un film d’animazione con una splendida colonna sonora e al cui doppiaggio partecipò lo stesso Sepulveda.

Pensare che un già attempato compagno, fido amico di Allende, attivista e già scrittore di successo si soffermasse sulle favole, fece storcere il naso a non pochi. Ma proprio perché padrone della scrittura e dei propri sentimenti, Sepulveda, aprì gli occhi agli snob letterari, riportando in auge il genere anche tra gli adulti, liberandoli dal pregiudizio che ci sia solo una forma letteraria per parlare di cose come amore, politica, solidarietà, inclusione e diversità. Con la storia di Fortunata e Zorba ci ha regalato la libertà di leggere favole e vedere film d’animazione senza sentirci diminuiti a livello intellettuale.

Luis Sepùlveda nell’arco di tutta la sua produzione letteraria sia romanzesca che favolistica ma anche giornalistica, ha avuto una chiara missione politica poiché viveva la scrittura come impegno civile: con i suoi libri voleva “dar voce a chi non ne ha” scegliendo gli ultimi, i diversi e l’ambiente.

Oggi siamo veramente più poveri perché non avremo chi ci può guidare nelle tante tempeste della vita con parole di quella poesia civile di cui siamo così bisognosi.

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