Potenzialmente  il fabbisogno energetico della Sicilia potrebbe essere risolto  per oltre il  30%  dall’energia prodotta dal geotermico, cioè dal calore che proviene  dal sottosuolo siciliano .

La Sicilia infatti risulta, sull'”Atlante dell’Energia” della De Agostini, fra le regioni d’Italia   (dopo Toscana, Lazio e Sardegna)  con il maggior numero dei comuni ( circa il 30%) ritenuti dagli studiosi   ad “interesse geotermico prioritario”.  Ciò significa che se venissero impegnati fondi finanziari e le tecnologie oggi già disponibili   , la Sicilia  ridurrebbe la dipendenza energetica da altre fonti del 30% almeno . Dati ancora non precisi perché occorrerebbe  fare  esperienze  pilota complete per quantificare tutto il potenziale.

In altre parole, inoltre,  se al geotermico, ai già diffusi  eolico e  solare, aggiungiamo   le già utilizzate fonti fossili  dove è stato avviato un già avanzato  e virtuoso processo di sostenibilità ecologica, la  Sicilia sarebbe  una grande centrale energetica al centro del Mediterraneo. E con un alto margine si sostenibilità, così come richiesto dalla Agenda Onu 2030.

Certo parliamo di processi  medio-lunghi. In teoria ( scelte politiche e finanziarie  permettendo) uno scenario come quello prospettato  dovremmo attenderlo per almeno mezzo secolo. Nel frattempo l’energia prodotta dal fossile (petrolio e gas naturale) sarà prioritaria per soddisfare le esigenze energetiche siciliane come quelle nazionali e mondiali  Così come  ha stabilito  uno studio dell’accreditato esperto americano  Todd  Ordendonk .

 

“Le prospettive energetiche dei prossimi decenni – dice Ordendonk – sono molto legate alla consapevolezza globale dell’effetto serra e del riscaldamento dell’atmosfera, come anche alle decisioni politiche che i governanti della terra e le organizzazioni internazionali ( Onu, Unione Europea, comunità scientifica , etc) prenderanno con eventuali trasformazioni in ulteriori nome legislative delle stesse decisioni.

Potremmo dire che gli studi di prospettiva come ogni valutazione ad oggi possono essere confermati, oppure smentiti, dalle decisioni politiche.

Se però restiamo alla considerazione di studi e ricerche di grandi organismi prossimo fare delle proiezioni. Come per esempio gli studi della NASA, che ci dicono come negli ultimi 130 anni la temperatura media della Terra è aumentata di 0,8°C. Una variazione apparentemente minima ma  sufficiente a determinare conseguenze preoccupanti, come la trasformazione di zone fertili in terre semidesertiche, come anche lo scioglimento di ghiacciai e di una parte delle calotte polari.

Fenomeni, per altro, già in atto.

Si tratta del cosiddetto “riscaldamento globale” (in inglese global warming). La storia del nostro pianeta ha conosciuto , come si sa, periodi di glaciazione e periodi di scioglimento dei ghiacciai, con l’alternanza di aree fredde ed ere calde. Attualmente, il pianeta sta uscendo da un periodo freddo denominato piccola glaciazione.

Glaciazione e riscaldamenti sono stati sempre state causati da fattori naturali, come l’attività del sole ma anche da grandi eventi di tipo vulcanico.

La fase storica che stiamo attraversando subisce un altro elemento che entra in gioco: l’uomo e la sua attività’. E fra queste innanzitutto lo sfruttamento delle risorse fossili a scopo energetico , come anche il sistema dei trasporti. L’evoluzione dell’approvvigionamento energetico, come abbiamo visto, ha registrato nella prima parte dell’era industriale un massiccio ricorso ai combustibili fossili, mentre negli ultimi decenni si sono affacciate le cosiddette “fonti rinnovabili” di energia che potranno fare prefigurare uno sviluppo economico e delle attività antropiche si “sostenibili”.

Al momento, e ancora per molto tempo, le fonti fossili (petrolio e gas in particolare) non potranno essere completamente sostituibili , e continueremo ad avere conseguenze dall’effetto serra.

Come abbiamo riportato precedentemente ci sarà un incremento , si spera sempre più rapido, dell’uso delle fonti rinnovabili e sostenibili. Ma bisognerà fare i conti con i processi di ammodernamento sono solo delle economie occidentali sviluppate ma anche di vaste aree del globo che potremmo definire ancora in fase “pre-industriale” e “pre-consumistica”.

Il periodo più o meno lungo di “industrializzazione” e di crescita del marcato interno di questi paesi potrebbe a sua volta provocare, per i meccanismi della concorrenza globalizzata fra territori, un rallentamento dei tempi di adeguamento complessivo alle trasformazioni in chiave di “sostenibilità” ambientale.

E comunque, anche nel caso che i paesi vadano a più velocità verso la sostenibilità, ancora per molto i paesi che hanno avviato il loro sviluppo ( e peggio ancora quei paesi che sono ancora in una fase di industrializzazione primordiale) dovranno sottostare ad un lungo percorso di adeguamento per raggiungere gli standard occidentali. Anche questi standard , per altro, non dobbiamo ritenerli acquisiti una volta per sempre neanche nel mondo occidentale e sviluppato. Perché è da scongiurare che la normativa, oggi molto stretta e funzionale ai miglioramenti ambientali, non subisca fasi di arresto nella applicazione da parte di singoli stati .

Potremmo dire che l’aggiornamento in progress degli standard energetici verso la sostenibilità è una scommessa per la attuale generazione che ha anche il compito di cercare nuove e più avanzate soluzioni tecnologiche in campo energetico , e non solo. Ma la scommessa che appartiene a tutti, a noi come alle generazioni future, è la stabilizzazione di sistemi di governo capaci di contemperare sempre più l’ineluttabile ( e auspicabile) crescita economica ( se si vuole un vero progresso) con la salvaguardia della risorsa Ambiente per chi abiterà le Terra nel futuro.

Walter Miduri

La crescita demografica è ineluttabile. In particolare nei paesi emergenti e in quelli che attendono lo sviluppo così come lo conosciamo nei paesi occidentali . Certo l’Europa , in questo momento, ha una crescita demografica vicina allo zero. Ma così non è , per esempio, in Africa, dove per fare fronte alla vita della popolazione sempre più numerosa lo sviluppo economico sarà l’unica ricetta possibile. E perché ci sia sviluppo deve esserci una sempre più ampia risposta alla crescente domanda di energia. Essendo l’energia, specie dalla Rivoluzione Industriale (1700) in poi, il vero motore dello sviluppo.

Secondo  lo studio  di Todd Onderdonk, specialista di scenari   gli scenari per l’anno 2040 vedranno, a fronte di un benessere previsto in crescita per il 60% nei paesi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, include i paesi più sviluppati ) mentre sarà del 135% l’incremento del reddito nei paesi non-OCSE (paesi oggi non sviluppati). A fronte di ciò un maggiore consumo di energia con un mix di fonti energetiche che sarà anche determinato dalle scelte di politica economica dei vari paesi. Soprattutto le scelte che saranno indirizzate alla riduzione di emissioni di CO2, essendo in crescita la sensibilità ecologica e la ricerca della sostenibilità ambientale dello sviluppo .

Ed in tale direzione si prevede per i paesi OCSE che la quota di energia elettrica prodotta dal carbone avrà ancora una forte riduzione scendendo al 30% nel 2040 rispetto al 40% del 2014. Nel contempo aumenterà l’uso del gas naturale, combustibile più ecologico e di cui esistono grandi riserve. Gas naturale che sarà la fonte energetica a più alto sviluppo nei prossimi decenni e che soddisferò la crescita dei consumi per circa il 40%, mentre la CO2 si ridurrà del 50%.

Secondo le stime citate da Onderdonk il petrolio rimarrà la principale fonte di energia a livello mondiale . Ben un terzo del fabbisogno sarà infatti soddisfatto con il petrolio, almeno fino al 2040.

La sua domanda sarà alimentata dai carburanti per il trasporto (un trasporto tendenzialmente sempre più “ibrido”) e dal settore della chimica in cui il petrolio costituisce la materia prima per la produzione della plastica e di altri materiali avanzati che parteciperanno allo sviluppo industriale ed al benessere economico.

Secondo Onderdonk , inoltre , gli scenari saranno fortemente influenzati dal progresso tecnologico che non è completamente prevedibile anche per i futuri decenni a noi più vicini. Le recenti innovazioni nella produzione di petrolio e gas non convenzionali stanno già modificando il panorama dell’offerta mondiale di energia . Ed un ruolo fondamentale , sia sui consumi che sulla distribuzione delle fonti, l’avrà il previsto miglioramento dell’efficienza energetica e le prospettive delle fonti rinnovabili.

La sfida è quella di riuscire a soddisfare la crescente domanda di energia, bilanciando le esigenze economiche, sociali e ambientali. Per vincerla, saranno necessarie tutte le fonti di energia economicamente competitive, risorse, progetti e ricerca, capaci di promuovere sviluppo tecnologico e politiche oculate e lungimiranti.

                                                                    

(*) L’autore, giovane ingegnere ambientale di Siracusa, ha iniziato una sua campagna di sensibilizzazione sulle energie rinnovabili.

Immagine in evidenza: Archivio Cammino

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