Rudolf Alexander Schröder (1878-1962), è noto soprattutto per essere un’importante figura del panorama letterario tedesco, poetico in particolare. Non molti conoscono il suo “primo amore”, fu infatti architetto assai apprezzato tanto da meritarsi alcuni riconoscimenti ufficiali a livello internazionale a Bruxelles nel 1910 e a Gent nel 1913. Il suo modello architettonico spaziava su diversi stili ma dimostrava una particolare predilezione per il classicismo. Queste sue caratteristiche si sono riversate probabilmente nella sua opera poetica, dove ritroviamo una capacità stilistica poliedrica ma con un substrato comune riconducibile alla poesia classica.
Fondatore della rivista “Insel”, che più tardi sarebbe diventata l’omonima casa editrice, Schröder incanalò la sua passione letteraria nella poesia che, come già detto, risentì del suo interesse verso il classico. La novità poetica era per lui un rinnovare rispetto al passato seguendo la via dell’integrazione e non quella della negazione intransigente. Prova ne siano le traduzioni di molte opere dell’antichità, dall’Iliade e l’Odissea di Omero alle Odi di Orazio, dall’Eneide di Virgilio al De Senectude di Cicerone, e altre ancora.
L’esperienza della Prima guerra mondiale mise alla prova molte delle sue certezze, spingendolo a trovare un terreno sicuro su cui ancorare l’esistenza e lo troverà nell’ambito religioso della tradizione luterana. Con questa svolta la sua produzione poetica si avviterà sempre più in una dimensione esistenziale, profilando una sorta di umanesimo cristiano che ha come base, da un lato il mondo classico greco-latino, dall’altro il canto religioso della tradizione luterana. Il culmine di questo ulteriore modello poetico, influenzato totalmente dalla ormai robusta dimensione religiosa, si avrà nel 1949 con la pubblicazione di “Poesie spirituali”.
“Dedica” n°11 di Rudolf Alexander Schröder
Ti chiami Signore e ti vanti dei tondi globi
e delle luci che attraversano l’Erebo,
come se fosse un trionfo questa guizzante luce
sparsa – origine di un misero riflesso.
Ma ora ascolta nella tua estasi di creatore, tu,
ebbro di luce nello splendore degli universi mondi:
in ogni nebulosa stellare, in ogni sole
c’è in sostanza la dispregiata notte.
Cieca è la tua luce. Lì dentro c’è, immancabile,
l’antico e l’agonia dell’irata convulsione
si scinde tanti miliardi di volte,
essa non si libera mai della sua abitatrice.
Signore! Tre volte Signore! Ma Signore di una
terra che non ha importanza.
Immagine in evidenza: Nasa, nebulosa di Orione (infrarosso)