Titolo delle settimana: Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore,  1988.
Genesi di un capolavoro. Gli anni 80 furono per il cinema italiano, finita la grande stagione della commedia e dei film di genere, anni di profondo cambiamento. In questa grande confusione che si genera in modo naturale quando si chiude un’epoca, i giovani registi emergenti faticavano non poco ad arrivare al grande pubblico delle sale anch’esse in crisi per via del proliferare delle tv soprattutto quelle berlusconiane.
Una svolta si ebbe alla fine del decennio grazie a due pellicole in particolare che riaccesero l’entusiasmo degli appassionati Marrakesh Exspress di Gabriele Salvatores e Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Ed è proprio a quest’ultimo film che dedichiamo il nostro spazio odierno. Nuovo Cinema Paradiso non è altro che la storia di un ritorno. Quello di Salvatore Di Vita affermato regista trasferitosi a Roma, ma originario di Giancaldo, paesino siciliano dal quale andato via trent’anni prima non ha fatto mai ritorno. Una sera riceve una telefonata dalla madre che gli annuncia l’avvenuta morte di Alfredo, il resto è storia. La storia di un’amicizia intensa e profonda tra il proiezionista Alfredo e un bambino di nome Totò. La storia di un ritorno che rievoca in Totò -Salvatore quella magia quelle atmosfere quei sapori di un mondo ormai scomparso ma mai del tutto dimenticato, il mondo delle sale cinematografiche non solo di Giancaldo ma di tutti i paesini dove entrando in una sala buia si respirava un clima popolare intriso di nostalgia e perché no di magia, con tutti quei personaggi caratteristici che facevano parte del film stesso: dal parroco controllore alla prostituta che faceva tenerezza e tante altre maschere. Il triste evento riporta Salvatore a quegli anni spensierati e difficili e si lascia travolgere dai ricordi di Giancaldo (il suo Posto delle fragole) dove il cinema rappresentava la principale fonte di svago in cui rifugiarsi e sognare per dimenticare gli stenti della dura vita quotidiana del dopoguerra ed è proprio in quel luogo magico che il nostro Totò conosce Alfredo.

Leo Gullotta in una scena del film

La gestazione del film ha vissuto un lungo e sfiancante travaglio, il regista ricorda che aveva tutto ben chiaro nella sua testa già dal 1983 scrivendo e conservando in un salvadanaio pizzini su pizzini di ricordi, frammenti di vita e personaggi di quegli anni. Un giorno parlando con Goffredo Lombardo, patron storico della Titanus, al quale Tornatore dedicherà tempo dopo un bellissimo film-documentario, lo invitò a scrivere una sceneggiatura. Ne venne fuori un copione autobiografico suggestivo che entusiasmò non solo Lombardo ma anche il produttore Franco Cristaldi che diede immediatamente fiducia al giovane regista. La prima assoluta del film avvenne a Bari durante il festival EuropaCinema. La reazione del pubblico fu positiva ma la critica si divise non poco convincendo il regista ad accorciare il  minutaggio che contava 2h e50m di girato. Peppuccio, per gli amici, tagliò 15 minuti circa, ma questa versione uscita nell’autunno dello stesso anno non suscitò particolare entusiasmo. A questo punto per “salvare” il film intervenne il produttore e amico Franco Castaldi che di comune accordo con Peppuccio edito’ una terza e definitiva versione sforbiciando la parte finale dell’opera ossia quella dell’incontro in età adulta tra il protagonista e l’amata e indimenticata Elena. Questa versione proiettata al festival di Cannes si aggiudicò il premio speciale della giuria e in seguito tutta una serie di riconoscimenti che culminarono col trionfo nella notte degli Oscar del 1990 diventando il caso cinematografico più interessante degli anni 80. Secondo me il merito principale di Tornatore è stato quello di non perdere di vista e anzi di recuperare la tradizione  del nostro cinema sulla via tracciata da Rosi, Germi, Scola e anche quella del cinema cosiddetto nazional-popolare di Raffaello Matarazzo che il nostro cinema sembrava aver smarrito. Proprio Matarazzo è  omaggiato con la fantastica e divertente scena dello spettatore che ripete parola per parola, fazzoletto in mano, quanto si dicono i due innamorati sullo schermo. Anche la scelta dei protagonisti non è fatta a caso Philippe Noiret e Jacques Perrin protagonisti di molte pellicole del passato della nostra cinematografia creano un ponte con il presente. Gli esterni del film sono stati girati tra Bagheria, Cefalù, Castelbuono e Palazzo Adriano dove ancora oggi si può visitare presso i locali del comune il museo intitolato Galleria Nuovo Cinema Paradiso con fotografie di scene e retroscene dedicate all’opera. Colonna sonora di Ennio Morricone. Tornatore tornerà sul tema epico-nostalgico con altre due pellicole che la nostra redazione vi consiglia di rivedere L’uomo delle stelle e soprattutto Baaria, che con Nuovo Cinema Paradiso formano una formidabile trilogia che è un omaggio alla nostra terra per capire meglio chi siamo e da dove veniamo.
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