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CINEMA IN … CAMMINO: RISO AMARO, … MA BEN COTTO

CINEMA IN … CAMMINO: RISO AMARO, … MA BEN COTTO

Titolo della settimana: Riso Amaro, 1949 di Giuseppe De Santis.

Riso amaro. .. : un lettore mi faceva notare che il 21 Aprile scorso un’icona del nostro cinema, Silvana Mangano avrebbe compiuto 90 anni . Quale miglior modo ricordarla dedicandole il film odierno ed essendo il 1 maggio lo dedichiamo a tutti perché in questo particolare momento tutti quanti si è lavoratori, nessuno escluso. Quando io penso a Silvana Mangano mi viene subito in mente Riso Amaro, un’altra perla del nostro cinema. L’idea del film venne a De Santis nel 1947 mentre si trovava alla stazione di Torino in attesa della coincidenza per Roma, quando incrocia delle mondine di ritorno dalle risaie, addirittura cantando dopo una dura  giornata di lavoro. Per il regista, sempre molto attento ai costumi e ai cambiamenti della società, fu un vero colpo di fulmine. Stava tornando dalla Francia per un riconoscimento, ciononostante si proiettò subito verso un altro impegno sociale e culturale. Da quel momento il suo solo obiettivo fu quello di girare un  lungometraggio su quel mondo faticoso e nello stesso tempo affascinante delle lavoratrici stagionali delle risaie. Alla sceneggiatura mette le mani lo stesso regista con l’aiuto di Carlo Lizzani. Ne viene fuori una pellicola che riesce a coniugare diversi generi cinematografici: dal noir hollywoodiano al neorealismo al melodramma e anticipando anche il cinema verità degli anni a venire ( Le mani sulla città o Salvatore Giuliano per fare due esempi ).

Riso Amaro dimostra come De Santis ha anticipato i tempi mettendo in risalto la realtà femminile nel mondo del lavoro. Per la parte principale la Mangano ebbe la meglio su un’altra diva del periodo Lucia Bosè.  Il resto del cast fu completato da Doris Dowling, Raf Vallone e un giovanissimo e promettente attore proveniente dal teatro di nome Vittorio Gassman. Azzeccato anche l’uso della radio, le chewingum e il Boogie woogie, e poi lei, Silvana Mangano che balla con Gassman o in calze nere tra le acque delle risaie … non ha niente da invidiare a Marylin o alle altre dive d’oltreoceano. Nell’Italia del dopoguerra sbancò i botteghini insieme alle immancabili polemiche e agli attacchi che il regista dovette subire da una agguerrita frangia di sindacalisti, che dalle colonne dell’Unità sostenevano che non ci fosse mondina al mondo che ballasse il Boogie Woogie sulle nostre aie, questo perché la donna italiana non doveva uscire da certi schemi che la società di allora imponeva. Soltanto Togliatti, uomo di ben altro spessore politico e intellettivo, capi tutto e si congratulò con il regista, perché questo è grande cinema.

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