Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia di oggi, nel corso della messa trasmessa in streaming, e la preghiera a santa Lucia
La prima Domenica di Maggio nel calendario di noi siracusani è segnata come giorno particolarmente solenne e gioioso: si rinnova l’incontro con la nostra Patrona, santa Lucia, e si fa memoria del suo speciale patrocinio a favore di questa città.
Quest’anno, purtroppo, l’emergenza sanitaria ci costringe a vivere questo giorno in maniera inconsueta e non pienamente corrispondente ai nostri desideri: la festosa partecipazione alla Messa solenne e l’attesa uscita del simulacro della Santa in piazza Duomo, gremita di un popolo devoto che la acclama con i vari segni di devozione e al grido di Sarausana jè, non avranno luogo; tuttavia, sono certo, non sarà meno sincero e forte lo slancio dei nostri cuori verso di Lei, la nostra cara santa Lucia, tanto amata e venerata proprio per la sua testimonianza di fedeltà al Signore fino alla prova suprema del martirio!
Santa Lucia, carissimi fratelli e sorelle, proprio questo ci insegna e questo ci ottiene con la sua intercessione presso il Signore Gesù: che anche noi, nei momenti della prova, sappiamo rimanere fedeli alla santa volontà di Dio, il Quale è nostro Padre e, certo, non ci abbandona in balìa del maligno, né ci fa mancare il suo aiuto perché da questa dolorosa esperienza di sofferenza fisica, morale, spirituale, che la pandemia sta provocando ad ogni livello della società, ne sappiamo uscire individualmente corroborati nello spirito e socialmente più solidali nella ricerca e nel conseguimento del bene comune.
Lo scrivevo già nel Messaggio di Pasqua: proprio in questa emergenza sanitaria abbiamo potuto ammirare innumerevoli esempi di generosa dedizione al proprio dovere e tanta dedizione per un servizio di volontariato ai più bisognosi.
Ci è giovato questo tempo di pausa forzata per rientrare in noi stessi, per sperimentare la precarietà della nostra vita; abbiamo scoperto di poter fare a meno di tante cose che finora avevamo stimate come necessarie ed indispensabili; abbiamo imparato certamente a dedicare più attenzione alle relazione reciproche, specie quelle familiari, valorizzando i sentimenti migliori del nostro animo; abbiamo dedicato maggiore tempo e attenzione alla preghiera personale e familiare.
Dunque, da questa situazione di sofferenza e dalle varie emergenze che man mano si andranno profilando nel corso del superamento della crisi, noi, quali veri discepoli del Signore Gesù, testimoni della sua Risurrezione e della speranza che Egli infonde nel nostro cuore, possiamo e dobbiamo trarne profitto per dare un nuovo indirizzo alla nostra vita.
Il Papa nelle sue meditazioni quotidiane alla Messa nella Cappella di santa Marta e in altri momenti di preghiera, che ci sono stati proposti tramite la televisione, ha insistito tanto su come vivere cristianamente questa emergenza e come trasformarla in tempo di grazia.
Santa Lucia, che ricordiamo quale provvida Patrona per il suo prodigioso intervento nel tempo della carestia dell’anno 1646, ci aiuti a trovare in questa difficile circostanza le vie per una autentica ripresa della nostra vita, sia personale che sociale. Un stile di vita nuovo, illuminato e sostenuto dai valori del Vangelo, che realizzi quella tanto sospirata “civiltà dell’amore”, di cui parlava il santo papa Paolo VI, e che costituisce la concretizzazione in questo mondo del Regno di Dio, inaugurato dal Signore Gesù con il mistero della sua Morte e Risurrezione.
Celebriamo oggi la liturgia della IV Domenica di Pasqua: il cereo pasquale che vedete al centro del presbiterio è simbolo del Cristo Risorto, “luce che disperde le tenebre del cuore e dello spirito”, luce che risplende nel nostro cammino per illuminarlo con la speranza di quella vita nuova degli figli di Dio, ricevuta con i sacramenti della vita cristiana.
La pagina del Vangelo odierno ci presenta Gesù, quale “porta delle pecore”: «se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (cfr Gv 10,1-10). Egli è anche il “pastore delle pecore”: «egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori; (…) cammina davanti ad esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. (…) «Io sono venuto – afferma ancora Gesù – perché (le pecore) abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Ci assicura il Vangelo, dunque, che noi siamo conosciuti e amati da Gesù. Egli è la Porta sicura, è il Pastore che vigila sul nostro cammino, sempre pronto a difendere ognuno dal pericolo, persino donando la sua vita.
Facendo eco all’insegnamento di Gesù, l’apostolo Pietro scriveva ai primi cristiani provati dalla persecuzione parole di incoraggiamento esortandoli a rivolgere lo sguardo al Maestro e, con Lui, a perseverare nelle prove: «Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme. (…) Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime» (1 Pt 2,20-25).
Trovo queste parole del Vangelo e dell’apostolo Pietro molto pertinenti con la situazione che stiamo vivendo. Il persecutore del momento presente potrebbe chiamarsi Covid-19. Dobbiamo però ricordarci che non siamo in balìa di noi stessi, quasi pecore erranti senza pastore. C’è qualcuno nella nostra vita – ed è Gesù il Buon Pastore – che si prende cura di ciascuno di noi: Egli ci guida, attraverso i sentieri della vita, ai pascoli che dànno la vera vita, quella eterna, che ha inizio già da ora in questa nostra esistenza terrena segnata però dall’amore.
Sta a noi fidarci di Cristo e del suo Vangelo, come fece Lucia, la nostra santa Concittadina. Ella ora risplende della luce di Cristo nel Regno dei cieli e ci segna il cammino che anche noi dobbiamo seguire: amare cioè e seguire il Signore Gesù in tutte le circostanze della nostra vita testimoniando sempre la sua carità verso il prossimo più bisogno di cure fisiche, morali, spirituali.
A Cristo, nostra Pasqua, che ha glorificato santa Lucia con il dono della verginità e del martirio, la lode e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Preghiera a Santa Lucia
A te, cara Santa Lucia,
ci rivolgiamo in questo tempo di incertezza e tribolazione
invocando il tuo sicuro patrocinio.
Volgi il tuo sguardo su questa Chiesa di Siracusa e sulla tua Città.
Se oggi questa piazza è vuota
perché non siamo potuti accorrere a stringerci festosamente
in un fraterno abbraccio attorno al tuo simulacro,
sii tu oggi a venire nelle nostre case.
Visita le nostre famiglie, conforta i malati
e quanti stanno soffrendo nel corpo e nello spirito.
Sostieni gli operatori della sanità e quanti negli ospedali
stanno offrendo la loro stessa vita per quella di chi soffre.
Consola i malati
che stanno vivendo gli ultimi momenti della loro vita lontani dagli affetti
e dona loro, attraverso le mani dei medici e degli infermieri,
quella carezza che desiderano.
Infondi forza e coraggio
a chi sta lottando con senso di responsabilità
per sconfiggere questa epidemia.
A te e alla tua intercessione
affidiamo le famiglie che soffrono per la perdita del lavoro
e per il futuro che si presenta già difficile e tormentato.
Sostieni i sacerdoti e i diaconi.
Veglia sulla loro vita e sul loro ministero affinché in questo tempo
siano sempre più testimoni di fede, di speranza e di carità,
autentici operai nella vigna del Signore.
Ottieni per tutti salute, pace e serenità. Amen