La realizzazione del nuovo  lungomare nell’area dell’idroscalo sembra prender corpo.

Il  progetto voluto e presentato da un gruppo di professionisti e politici ed ora sostenuto a gran voce da un nutrito numero di siracusani , associazioni, università e  politici darebbe alla città uno sviluppo urbanistico  di respiro internazionale; non solo, farebbe uscire la città da quel clima di immobilismo e di fatalismo che la caratterizza.

Il progetto in questione ha trovato resistenze un po’ per l’utilizzo dell’area dell’idroscalo ad uso militare, un pò per  la progettata sede del corpo dell’arma dei Carabinieri. Circa il secondo punto le notizie che si rincorrono sono del ridotto interesse di quest’ultima che avrebbe optato per altra area cittadina già destinata dal prg a zona per servizi al territorio; del primo punto non si capisce perché ancora il Ministero della difesa, si sia asserragliato nel mantenere l’area come un irrinunciabile diritto alla destinazione ad area militare.

Peraltro, nel passato oramai lontano, l’idroscalo doveva servire alla rotta aerea Napoli-Siracusa- Tripoli.  In effetti partì qualche volo per Tripoli. Fu utilizzato inoltre come sede radar, poi spostata in luogo più idoneo, vicino Noto.

Quindi in mezzo secolo e poco più l’area dell’idroscalo è stata scarsamente  utilizzata.  Viceversa la città necessita di nuovi sviluppi civili quali un bellissimo lungomare, l’accesso al molo Sant’Antonio e quindi al cuore di Ortigia da chi arriva all’uscita sud dell’autostrada, una pista ciclabile, elemento oggi indice di sviluppo turistico e qualità della vita, un percorso pedonale che attraverserebbe luoghi storici e parliamo del Ginnasio Romano, una valorizzazione degli edifici esistenti funzionali alla archeologia industriale (tipo, per intenderci, simile alle Ciminiere di Catania), uno stimolo allo sviluppo di attività nautiche, nonché una spinta a bonificare un’opera impantanata letteralmente nei  pantani nati dai lavori dell’interrotta Marina di Archimede; scusate se è poco.

Ma a chi può dispiacere l’avvio di esecuzioni civili, moderni e il risveglio di tanto lavoro di cui l’asfittica economia siracusana ha bisogno?

Dobbiamo ancora sognare e guardare con rammarico alle città del mondo che progettano, realizzano, e volano nei desideri dei loro cittadini e spesso con contributi di progettisti italiani ? Dobbiamo aspettare altro mezzo secolo di inutile immobilismo che, fatalmente come la storia ci insegna, porterà la città a partorire un topolino?

 

 

 

 

 

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