Nella sua prefazione al libro di Giovanna Marino, il professore Paolo Giansiracusa la definisce “antropologa per vocazione”; ancora, aggiunge: “la sua penna indagatrice scava nelle paure e nei sogni, nelle aspirazioni e nei progetti, nelle credenze e nelle conoscenze”. Non avrebbe potuto usare parole più calzanti. In questo suo nuovo lavoro, “Il tempo della memoria – Credenze popolari siciliane”, Giovanna Marino illustra, suddividendole in diciassette diverse aree tematiche, credenze e superstizioni ma anche quell’antica cultura popolare che, dopo essere stata per troppo tempo considerata una non-cultura, è oggetto di attenta riscoperta.

Giovanna Marino attinge a ricordi personali e familiari, raccoglie i racconti  delle tante persone intervistate e poi confronta queste testimonianze con il mito, la storia, l’arte, la letteratura, la scienza, le Sacre Scritture, trovando un filo nascosto che lega cultura “alta” e “bassa” ed evidenziando come ciò che, spesso, con una certa supponenza, viene liquidato come semplice “folklore” sia, in realtà, un sapere antico che, depurato dagli elementi di mera superstizione, ha, al contrario, fondamenti di verità scientifica come dimostra, ad esempio, l’uso sempre più diffuso di sostanze fitoterapiche che la medicina popolare conosceva da sempre. E la narrazione delle credenze popolari si snoda anche attraverso le tante diverse culture in Sicilia si sono incrociate e intrecciate, offrendo un quadro compiuto e armonico della sicilianità.

Questo libro ha anche un altro merito: riporta a nuova vita parole dimenticate, scomparse quasi dal nostro lessico attuale. Ma le parole sono idee, sono concetti, ed è importante che si continuino ad usare perché scomparendo la parola, scompare la cosa perché ogni cosa esiste solo quando le diamo un nome.

E comunque, siccome certamente non fa alcun male, se avete un neonato, quando sbadiglia, augurategli fortuna muovendo davanti alla sua boccuccia spalancata il vostro pollice e indice e recitando “San Giuvanni, riccu e granni

Anna Martano

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