Titolo della settimana: Legend of the fall – Vento di passioni di Edward Zwick, 1994.

Il Colonnello William Ludlow, 1913, deluso dal trattamento ricevuto dai nativi al termine delle guerre Indiane, abbandona l’esercito e si trasferisce in un ranch del Montana, dove a contatto con la natura e lontano da un mondo che stenta a riconoscere crescerà i tre figli, aiutato in questo da una famiglia di indiani. Samuel, Alfred e l’indomito e ribelle Tristan, quest’ultimo formatosi sotto l’ala di un pellerossa . L’arrivo di Susannah, fidanzata di Samuel e la partenza dello stesso per la prima guerra mondiale, contro il volere del padre, cambierà il destino dei membri della famiglia . Dal racconto di Jim Harrison, gli sceneggiatori Susan Shillidaj e Bill Wittliff mescolano svariati generi melo’, gangster, avventura e western, con l’anziano pellerossa Tootsis nel ruolo di narratore del film, tra pianure sterminate, cavalli al galoppo e un turbillon di avvenimenti che a volte stordisce lo spettatore. Una pellicola forse con troppa carne al fuoco, questione indiana, razzismo, soprusi e dinamiche familiari, tematiche non originali ma innestate in una narrazione che si rivede sempre volentieri. Due ore e passa che volano via, una saga familiare come se ne vedono raramente, che ha il punto di forza nelle prove di Brad Pitt, che da qui in poi inanella un successo dopo l’altro, e il premio oscar Sir Anthony Hopkins, una garanzia, mentre, secondo me risulta al di sotto dello standard dei due e del resto del cast, la prova di Julia Ormond, un’altra attrice avrebbe innalzato ancor di più il livello di un film che comunque veleggia sicuro e che il mestierante Zwick riesce a non farla affogare nella melassa. La pellicola ha ricevuto quattro nomination oscar, vincendo il premio per la miglior fotografia con John Toll e rimane a quasi trent’anni dalla sua uscita un affresco denso di emozioni e colpi di teatro che ancora funziona, un cinema puro e vero, zero effetti speciali perché speciali sono i protagonisti, a differenza di film tipo il sopravvalutato Il gladiatore, quasi tutto in digitale.

Due curiosità, dal libro al film, scompare quasi del tutto, salvo in due piccole scene,la moglie del Colonnello, Isabel, e il solito titolo dei distributori italiani Vento di passioni al posto del più incisivo titolo originale. The Legend of the fall come L’ultimo dei Mohicani, un tipo di cinema che va preservato, quando le grandi storie e i grandi attori non hanno bisogno di effetti speciali. Buona visione

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