San Paolo il più grande missionario di tutti i tempi, un personaggio che pur non avendo conosciuto Gesù personalmente deve la sua notorietà per la Sua folgorante chiamata sulla via di damasco, divenne  un discepolo fra i più grandi; fu l’apostolo delle Genti, insieme a Pietro diffuse il messaggio evangelico nel mondo mediterraneo e grazie alla sua eloquenza e ai suoi scritti operò la prima e fondamentale inculturazione del Vangelo nella storia. San Paolo è conosciuto non solo per questo, ma anche per una particolare tradizione religiosa legata alla vita del santo. Infatti, negli  Atti degli Apostoli al cap. 28 si racconta di un episodio accaduto nell’isola di Malta in pratica l’apostolo fu morso da una vipera, ma  rimase illeso, per questo motivo  San Paolo a detta del popolo è considerato  il primo “ciaraulu”, cioè colui che ha il potere di guarire dai morsi di serpenti, e quant’altro possa essere velenoso per l’uomo.

In Sicilia e precisamente nella zona degli Iblei si afferma che i nati nella notte tra il 24 e il 25 Gennaio, notte in cui avvenne la conversione di San Paolo, per altri i nati la notte del 29 giugno, ricorrenza della festa del santo, possiedono virtù straordinarie: maneggiano con tranquillità ogni animale velenoso, ne guariscono i morsi, tengono testa a lupi mannari e cani arrabbiati e come segno di riconoscimento hanno l’impronta di un ragno o di un insetto velenoso sotto la lingua, questi soggetti “ privilegiati”  sono detti ciaraulu.

Una volta, per guarire dalle malattie si ricorreva ad incanti, sortilegi e malie, considerati ritrovati del demonio e per quella misteriosa necessità di cercare protezione nei Santi, spesso si correlavano pratiche magiche a potere divino. Il fenomeno fu oggetto d’attenzione di vari scrittori, nel 1564 Ingrassia scriveva: “Si contano incantatori ed altri, come si dicono,curatori degli avvelenati; vi sono i Psilli, che i nostri del volgo chiamano Cirauli, non tanto quelli che per la grazia di Paolo Apostolo, infusa in loro il giorno della loro nascita, hanno il potere di fare ciò, ma quegli altri ancora i quali, con medicamenti, incanti, destrezza di mani e con arte speciale afferrano i serpenti e li fugano o li uccidono e curano i loro veleni“.

Altro scrittore che parla dei “ciarauli” è il Mongitore, nel suo trattato «La Sicilia ricercata nelle cose più memorabili» conferma quanto descritto dal Pitrè anche a proposito del segno distintivo del ciaraulo, in altre parole la conformazione vascolare somigliante alla tarantola situata sotto la loro lingua o un rilievo a forma di serpentello situato nel braccio destro.

Va detto per però, che il Pitrè dubita che la figura del ciaraulo sia l’antico guaritore discendente dai “Psilli”, dagli Ofiogeni o dai Marsi, sacri alle antiche divinità della guarigione, in quanto a livello popolare la figura del guaritore girovago, era considerata come sinonimo d’imbroglione, e pur tuttavia temuto e rispettato. Scomparsi sono pure i ciarauli, uomini a cui il popolo attribuiva dei poteri soprannaturali, in quanto ritenuti capaci di proteggere dai morsi dei rettili e considerati discendenti diretti di san Paolo, u primu ciaraulu. A detta degli antichi il mestiere di ceraularo si trasmette da primogenito a primogenito. Sono ancora nella memoria della gente alcuni personaggi che giravano con cassette di legno all’interno delle quali c’erano dei serpenti da adoperare per calmare dolori e malattie.

Nella zona di Palazzolo Acreide, e non solo, si ricorre a questi guaritori che operano nel nome di San Paolo, attraverso formule scongiuratorie che per non perdere la loro magica efficacia, devono essere tenute segretissime e trasmesse tra loro nella notte di Natale, e imparate, udendoli una volta sola a mezzanotte, dopo una rituale preparazione. In passato ad aprire la processione di San Paolo erano proprio i cirauli che in mutande, con una grossa cuddura a forma di serpente sul capo, preceduti dal tamburino e con mano una biscia o un vassoio pieno di serpi agghindati con nastri multicolori, raccoglievano le offerte per il Santo quali le spighe della lavanda, (a spica di San Paulu),uova, cudduri che poi venivano  venduti all’asta.

Al rientro della processione i cerauli deponevano il sacro peso dei loro rettili ai piedi dell’altare che, divenuti innocui per opera loro, si muovevano tra la gente senza spaventare e lasciandosi carezzare. A cerimonia conclusa, ripresi dai cerauli venivano lasciati liberi per i campi. Oggi l’antico rituale che caratterizzava la processione del Santo nel giorno della sua festa, è diventato soltanto simbolico.

PREGHIERA A SAN PAOLO

A vui Sam-Paulu fazzu stu salutu st’animaleddu ca tiniti caudu ccu la lingua mia ‘n-capu ci sputu lu fazzu addivintari tantu fraulu lu nnomu di Sam Petru gluriusu e cch’è beddu lu nnomu di san Paulu

A voi S.Paolo faccio questo saluto, quest’animaletto che tenete caldo, con la mia lingua lo sputo in testa, lo faccio diventare tanto tenero, nel nome di S. Pietro glorioso, quant’e bello il nome di S. Paolo)

Scongiuro per la “passiatura”

“C’e Diu e Sam-Paulu cori batti, batti cori verbu consumatu arresta

(C’e Dio e San Paolo, Cuore batti, batti, verbum caro factum est).

 

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