Titolo della settimana: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, di Elio Petro, 1970.
Non potevamo non festeggiare (anche se in questo momento storico da festeggiare c’è ben poco) o meglio ricordare che un film che rappresenta uno dei massimi esempi di denuncia politica e sociale e ancora oggi è di un attuale da far paura, compie 50anni.
Stiamo parlando di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Insieme a La classe operaia va in paradiso e La proprietà non è più un furto rappresenta il punto più alto mai raggiunto per il cinema di impegno politico, che mette in risalto magagne e corruzione del nostro Belpaese. Tutte e tre le pellicole nascono dalla collaborazione del regista Elio Petri e lo sceneggiatore Ugo Pirro ossia due personaggi senza peli sulla lingua. Film-manifesto su giustizia e potere che riesce a far passare a tutte le fasce d’età il proprio messaggio in un momento storico, il 1970,dove il nostro paese era in preda, o meglio vittima di scontri ideologici e guerriglie urbane tra pseudofazioni di destra e di sinistra, dove anche uomini che invece di far rispettare l’ordine agivano in altre direzioni. Ed è soprattutto su questi uomini che Petri focalizza la sua attenzione (cinepresa).
Già dalla prima sequenza il regista ci mostra un uomo che si reca ad un appuntamento con una donna in un elegante e antico palazzo romano, durante il quale i due hanno un rapporto sessuale che si conclude inaspettatamente con l’omicidio della donna, la bellissima Augusta Terzi: interpretata da una Florinda Bolkan al massimo della sua bellezza e della sua bravura.
Fin qui tutto normale, sembra di trovarci davanti al classico film-giallo come se ne facevano tanti e di ottimo livello in quella fantastica stagione del cinema italico anni 60 e 70. Ma tutta la vicenda assume un altro aspetto e un altro significato quando poco dopo scopriamo che il carnefice altri non è che il Commissario capo della polizia e addirittura il giorno stesso della sua promozione a Capo dell’ufficio politico della questura di Roma.
Interpretato in modo magistrale e ancora oggi studiato nelle scuole di cinema da Gian Maria Volontè, che per tutta la durata della pellicola rimarrà per tutti Il Dottore. Un uomo freddo e sadico ma di una lucidità disarmante che Volontè rende ancora più inquietante con tic sia fisici che verbali rimasti ancora oggi inavvicinabili per qualunque attore. Il tutto si innesta, come abbiamo accennato, in un periodo esplosivo della nostra società dove dalle guerriglie si passava addirittura alle gambizzazioni di esponenti politici e giornalisti alle aggressioni fino ad arrivare all’apice con la strage di Piazza Fontana e il successivo suicidio-omicidio Pinelli, che fece elevare a livelli insostenibili la tensione. Potete già capire che in questo clima la pellicola, già di per sé sovversiva, rischiò di non vedere la luce.
Ma fortunatamente Petri e i produttori la spuntarono e fu’ un trionfo mondiale: una pioggia di premi e riconoscimenti tra cui Oscar al miglior film straniero, Golden globe e Premio speciale a Cannes e finalmente Elio Petri ebbe la meritata consacrazione. Il regista scomodo che non le mandava a dire ma che col suo linguaggio cinematografico tagliente assestava stilettate ai grandi capi di qualunque bandiera o partito.
Film assolutamente imperdibile, chi non ha visto deve colmare questa lacuna cinematografica; chi l’ha visto deve continuare e vedere, perché è un patrimonio culturale e sociale; un teorema lucido e amaro di come l’utilizzo distorto del potere, anche di fronte a prove evidenti e schiaccianti, sia inattaccabile. Lo stesso Dottore si sforza di lasciare indizi e prove a suo carico per dimostrare la sua colpevolezza, ma vengono rispedite puntualmente al mittente, prova ne è la famosa scena quasi grottesca nella quale autoaccusandosi dell’omicidio scatena ilarità e risate tra i suoi collaboratori di giustizia. In parte anche tutti gli attori di contorno, tra i quali spiccano il questore Gianni Santuccio, Aldo Rendi “Panunzio” e l’idraulico interpretato da un immenso Salvo Randone.
Illumina il tutto, manco a dirlo, Ennio Morricone. Buona visione.