Succede che una persona cara  ci lasci così, all’improvviso, senza averlo messo in conto, in un giorno qualunque, senza  il tempo di salutare la famiglia, senza un motivo apparente.

E’ quello che è successo a Iano Bazzano,  69  anni e ancora tanto da dare, una vita di lavoro e una passione per la bicicletta coltivata fin da ragazzino. A Floridia, la città dove viveva, lo conoscono in tanti. La sua ribellione al racket del pizzo agli inizi degli anni ’90 gli era costata l’incendio dell’officina e aveva ricominciato daccapo. Ma era noto soprattutto per la sua passione (gareggiava da quando aveva 16 anni) che lo aveva portato, come presidente di società ciclistiche, ad organizzare gare di livello nazionale a Floridia. Se lo ricordano bene quelli che,  ragazzini dai 6 ai 12 anni negli anni ’90, si allenavano con bici e abbagliamento forniti gratuitamente grazie a lui.

In tempo di covid neanche il funerale è quello che ti eri immaginato di avere, con l’abbraccio degli amici, stretti intorno alla famiglia, che aiuta a metabolizzare quel dolore improvviso che  lascia increduli.

Occorre dare un senso a tutto questo e il funerale, a cui tanti non hanno potuto partecipare, diventa l’occasione per una raccolta di beneficienza.

La moglie e i figli pensano all’Africa, ai Paesi da cui sono andati via i ragazzi che quotidianamente incontriamo sulla nostre strade.

Se hai avuto la sfortuna di nascere nel posto sbagliato, fra le tante difficoltà che incontri nella vita, c’è anche quella che per raggiungere la scuola devi percorrere chilometri, perché nel tuo villaggio la scuola non c’è. E se non hai i soldi per pagare il passaggio su uno dei mezzi di fortuna su cui sali al volo dopo aver fatto segno mostrando i soldi in mano, allora ti alzi all’alba e percorri chilometri a piedi  lungo piste sterrate, spesso senza indossare nemmeno le scarpe perché la tua famiglia non ha i soldi per comprarle. Chi conosce l’Africa li ha visti: lunghe file di  bambini lungo la strada, partiti quando è ancora buio per arrivare in tempo a scuola. E poi, al ritorno, sotto il sole rovente, senza perdere il sorriso e l’allegria.

Ed è così che la frase  “aiutiamoli a casa loro”  con cui tanti ipocritamente si lavano la coscienza e nascondono l’egoismo della non-accoglienza,  diventa azione concreta e la passione di Iano per il ciclismo, grazie alla sua famiglia, fa arrivare in uno sperduto villaggio del Senegal le biciclette per i ragazzi delle famiglie più povere.

Non è stata un’operazione semplice. In Africa tutto ciò che per noi è normale, è complicato. A cominciare dal trovare le biciclette. Ma con l’aiuto di Dembo, la persona fidata sul posto, le bici vengono acquistate, caricate, trasportate su un battello per attraversare il fiume Gambia e portate a destinazione.

La consegna è una festa per tutto il villaggio di Abene. I ragazzi, scelti fra le famiglie più povere e numerose,  arrivano con i genitori e i fratelli. Per l’occasione indossano i vestiti migliori, qualcuno preso a prestito e di diverse taglie più grande, ma almeno senza buchi!

I più piccoli ammirano le bici, le toccano, ci girano intorno divertiti. I ragazzi più grandi posano seri, intimiditi  davanti all’obiettivo con cui Dembo ha immortalato le prove dell’avvenuta consegna. Fra le prescelte ci sono anche delle ragazze, il che non è così scontato in Africa. Dare la possibilità di studiare a queste giovani e fiere senegalesi, vuol dire dare un futuro a questa terra meravigliosa e difficilissima. Ancora non ci credono che sia successo veramente, che da domani potranno spostarsi in bici per andare a scuola o a lavorare.

A casa la festa continua con il pellegrinaggio dei vicini che vengono ad ammirare quell’oggetto del desiderio che qui quasi nessuno può permettersi. E’ una festa per tutti, perché se c’è una cosa che ho imparato che succede in Africa è che se ti è capitata una fortuna inaspettata, la devi condividere con gli altri. E qui tutti i vicini sanno che, se serve, su quella bicicletta potranno contare anche loro. Certo, tutto questo è una goccia nel mare, ma ci piace pensare che anche Iano si stia godendo tutti questi sorrisi e le corse delle sue bici, oggi spinte dalle pedalate di ragazze e ragazzi, lungo le  piste sterrate di villaggi africani.

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