Titolo della settimana: La giusta distanza di Carlo Mazzacurati, 2007.

Oggi parliamo di una pellicola di qualche anno fa, già dal titolo attualissimo e anche, come vedrete, dal contenuto. Un film raro nel panorama appiattito del nostro cinema ormai saturo di commedie (commedie?) che vorrebbero raccontare il paese ma in realtà non dicono nulla.

Ogni tanto il cinema made in Italy regala delle gradite sorprese che inizialmente passano inosservate e poi riemergendo col il tempo nella nostra memoria. Questo è la conferma che il nostro cinema ha tanto da dire, se solo  si lasciasse più spazio alle libere produzioni indipendenti e ai tanti giovani registi in rampa di lancio che con le loro opere, peraltro già applaudite anche in alcuni tra i più importanti festival internazionali, stanno dimostrando che anche nel bel paese si può fare cinema a 360gradi.

Dicevo film raro e sorprendente, oltre che sottovalutato questo La giusta distanza di Carlo Mazzacurati, regista padovano classe 1956 e scomparso nel 2014. Era uno di quei cineasti molto attento alle tematiche e allo sviluppo sociale e con le sue opere a tratti al punto giusto, ha lasciato una traccia importante.

Tra le sue pellicole consigliamo anche Vesna va veloce, Notte italiana e La passione. Con La giusta distanza va a toccare in nervo scoperto del nostro tessuto sociale, come l’integrazione razziale e di conseguenza ogni forma di razzismo e pregiudizio, ambientando il tutto a Concadalbero: un immaginario e sonnolento borgo del nord-est italiano, accarezzato dal Po vide la vita scorre tranquilla,  con una perenne foschia che pare già il clima naturale di una tragedia incombente e che la fotografia di Luca Bigazzi esalta alla perfezione. In questo paesino di provincia dove tutti si conoscono  e tutti sanno tutto di tutti e dove la comunità sembra accettare gli immigrati come la tabaccaia romena, il pizzaiolo marocchino, il barista cinese e tra questi Hassan, tunisino che da parecchio tempo vive in questo posto facendo il meccanico, e dove vive anche Giovanni. Quest’ultimo coltiva un sogno : diventare Giornalista e spinto da questa irrefrenabile passione riesce ad incontrare il redattore -capo di un importante testata giornalistica della città vicina, che gli consiglia come prima regola da seguire per svolgere al meglio questo mestiere-missione: La giusta distanza, ossia quella regola base che ogni buon giornalista o chi si ritenga tale è dovuto ad osservare nel raccontare i fatti di cui si vuol parlare, ne troppo lontano ne troppo vicino, un equilibrio difficile ma necessario per il buon svolgimento della professione.

Tutto questo mentre nel borgo l’arrivo della bella Mara, maestra elementare chiamata a sostituire un’insegnante impazzita, porterà uno sconvolgimento nella routine della piccola comunità destinato a sconvolgere gli equilibri . Conferma ne è il commento di un abitante del luogo “Finalmente qualcosa di cui parlare e litigare“. In questa affermazione c’è tanto del film, ma tanto altro lo scoprirete voi stessi per un film da (ri)scoprire grazie ad una buona sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista con la Leoneff e Pettinelli e Piersanti, che parte con toni da commedia per poi trasformarsi in un thriller Hitchokchiano. Perde qualche colpo nella parte finale che però non nuoce alla riuscita dell’opera, nella quale vengono sviluppate tematiche attuali e scottanti e mette in risalto come il giudizio spesso non coincide con la realtà o si giudica solamente per ciò che appare. Ed è per questo motivo che anche noi spettatori siamo quasi costretti a prendere La giusta distanza dai fatti ,ne troppo lontani ne troppo vicini. Nel film ma soprattutto anche nella vita di tutti i giorni. Attori tutti in parte da Valentina-Mara Lodovini, Bentivoglio e Battiston due certezze, bravi anche Natalino Basso e Giovanni Capovilla. Menzione speciale per l’attore tunisino Ahmed Afiene ,vera sorpresa. Presentato al festival di Roma 2007 e vincitore di due nastri d’argento per sceneggiatura e a Giuseppe Battiston.

Il risultato raggiunto dalla pellicola è molto vicino alla realtà, ciò dimostra quello che da sempre sosteniamo in questa nostra piccola rubrica: quando il cinema italiano scende nelle strade e tra la gente, nel solco della nostra tradizione, per raccontare l’Italia vera, raramente ha sbagliato un colpo . E soprattutto in questo momento storico  il Titolo di quest’opera e l’opera stessa diventa un monito  per noi tutti. Tenera La giusta distanza.

Buona lettura e buona visione

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