È solo di qualche giorno fa la notizia riportata dai telegiornali e dai quotidiani cittadini in merito alle indagini della Polizia postale del capoluogo etneo e del Centro nazionale contrasto pedo pornografia on-line, che hanno portato all’individuazione di due gruppi su WhatsApp, dove circolavano video ed immagini sconcertanti di pornografia minorile. Le indagini avviate dopo la denuncia della madre di una adolescente hanno fatto emergere anche numerosi casi di cyber bullismo, che inducono gli adulti e soprattutto i genitori a riflettere. Notizie sconcertanti che ci hanno fatto tornare indietro di qualche settimana e precisamente al 7 febbraio scorso , quando è stata celebrata la giornata del cyber bullismo.
Mai come quest’anno si sono accesi così tanto i riflettori per attenzionare quella che è definita una vera e propria emergenza sociale che colpisce tanti adolescenti e che diventa sempre più diffusa e pressante. La pandemia purtroppo ha accentuato l’uso spasmodico dei media digitali soprattutto da parte dei giovani, in parte dovuto all’isolamento sociale e alle misure restrittive adottate per combattere la pandemia. Dati sconcertanti quelli pubblicati dall’Unesco e diffusi dall’Unicef in occasione della giornata del cyberbullismo, provenienti da indagini condotte in diversi Paesi industrializzati, che evidenziano la percentuale di minorenni che hanno sperimentato forme di cyberbullismo, percentuale che oscilla tra il 5% e il 20% della popolazione minorile, e che fa registrare notevoli conseguenze psicofisiche.
In Italia l’ultima indagine Istat ha evidenziato che questi fenomeni registrino numeri più elevati di vittime nelle zone maggiormente disagiate e che le ragazze sono oggetto di vittimizzazione in numero superiore rispetto ai ragazzi così come gli stranieri rispetto ai giovani italiani. In occasione della Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo la nostra concittadina, nonché presidente dell’Unicef Italia, Carmela Pace in una intervista evidenzia che il fenomeno nell’ultimo anno si è amplificato a causa della pandemia da Covid -19, complice l’elevato numero di ore che i giovani hanno trascorso davanti al computer, non tutte dedicate allo studio né alla socializzazione.
“L’Unicef Italia – spiega la presidente Pace – ha realizzato una guida dal titolo “Genitori e il Fattore Protettivo “ finalizzata a prevenire il fenomeno del cyberbullismo in quanto è importante che in famiglia si parli di questo fenomeno affinché i genitori imparino a riconoscere i segnali di pericolo e quindi essere attenti a eventuali cambiamenti di umore o del comportamento dei propri figli”. “Questa guida – continua la presidente Unicef – serve a prevenire un fenomeno così dilagante tra i giovani, ma serve anche a non demonizzare i nuovi media, a non sottovalutare la richiesta d’aiuto degli adolescenti, né tanto meno quella dei genitori, parlarne con una persona di fiducia significa poter essere tutelati ,ma anche intervenire tempestivamente a difesa della persona e della salute fisica e mentale del soggetto coinvolto. Le famiglie – informa la Pace – possono scaricare la guida sul sito unicef.it nella sezione “diritti dei bambini.”
Lo strumento ha lo scopo di “promuovere una genitorialità positiva, il dialogo e l’uso responsabile dei nuovi media e per riconoscere e prevenire fenomeni di cyber bullismo e non solo . Tra i suggerimenti per i genitori, una proposta fatta di 6 regole base da condividere e utilizzare per prevenire fenomeni spiacevoli a cui fa seguito la segnalazione alle forze dell’ordine:
non condividere dati anagrafici , nomi utente o password;
non fornire informazioni personali in profili, chat room e altri forum;
astenersi dall’inviare foto personali o inappropriate di sé;
non rispondere a messaggi minacciosi e informare immediatamente un adulto;
spegnere il proprio dispositivo se viene visualizzato un messaggio minaccioso;
non cancellare eventuali tracce sui social o nelle chat.
La pandemia non ha attenuato il fenomeno del cyberbullismo, anzi i nostri ragazzi sono stati vessati anche all’interno delle proprie case, con un’aggravante da non sottovalutare: mentre prima del covid 19 in ambito scolastico o in altri ambienti educativi c’era la possibilità di confrontarsi con i coetanei, con i docenti adesso gli unici interlocutori sono i famigliari e non sempre i ragazzi di confidano con loro ecco che “i social diventano il rifugio, il luogo simbolico dove tutto è possibile”.
A tal proposito don Marco Sanavio autore del libro “Generazioni digitali” collaboratore da diversi anni dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto, consiglia di “aiutare i ragazzi a trovare vie di dialogo, rendendo simbolico quello che è il loro disagio, immaginando di poterlo comunicare a qualcuno anche se non in maniera diretta. Per dirla con le parole di don Marco è importante che le famiglie stiano attente a quelli che chiamiamo ‘affioranti digitali’, cioè ai comportamenti anomali dei ragazzi che sorgono improvvisamente e che possono essere chiaro segno di un malessere profondo e avanzato.