DIETRO LE QUINTE DI UNA ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE

«Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.» 

Così questo proverbio cinese sintetizza la situazione attuale. Il mondo si divide: non c’entra niente la nazionalità, la lingua, il colore della pelle, la religione. Stavolta no. Si tratta di spirito e mentalità.

Da una parte chi si barrica dentro la propria psicosi che non lascia spazio ad altro, non vi è più la fantasia, non vi è più libertà mentale.

Dall’altra, chi, pur non trascurando il “pericolo”, salpando l’ancora, spiega le vele del proprio veliero e cavalca l’onda del cambiamento, continuando a lavorare per accrescere il proprio sapere, per nutrire il proprio animo, per non far morire il proprio spirito. E chi non ha i mezzi per farlo si reinventa e lotta ogni giorno per raggiungere gli obbiettivi prefissati: studia, pensa, escogita, impara.

È questo il caso di Cristina, una giovane donna di 31 anni. Pre pandemia, nel 2019, decide di lasciare il suo posto “sicuro” come commessa di un supermercato, dove lavorava da tanti anni, per dedicarsi all’imprenditoria, rilevando una quota sociale dell’attività di famiglia: il Kabuki’s pub.

Il pub è sito nel centro storico di Sortino, sulla “chiazzitta” che, tradotto dal siciliano sortinese, significa “piccola piazza”. Nasce nel ’98, ben 22 anni fa, dall’iniziativa di cinque ragazzi, che con il passare degli anni si sono ridotti. 

Negli ultimi anni gli affari non andavano molto bene. Lo zio di Cristina e altri soci storici, avevano deciso di non proseguire l’attività. Ed ecco che entra in gioco Cristina, con la sua voglia di fare, le sue idee giovani e fresche. Ma pochi mesi dopo insieme a lei arriva anche il nemico comune, il Covid-19, con le tragiche conseguenze che conosciamo bene. I ristori stentano ad arrivare e farsi abbattere dalla disperazione, in un momento tragico, avendo iniziato da poco, sarebbe stato comprensibile. Ma la neo imprenditrice no, non si è fatta scoraggiare.

«Inizialmente ho pensato che nella vita c’è chi nasce fortunato e chi le cose se le deve sudare. Ero perplessa, i debiti da pagare c’erano e ci sono. Ma ho continuato a sperare e lavorare il fine settimana con asporto e delivery. Ho continuato a pensare come poter rendere la realtà del Kabuki’s migliore. E così ho acquistato dei macchinari e arredato una piccola parte del locale. Ho fatto tutto ciò che mi era possibile fare.»

La giovane, ci parla delle difficoltà economiche, delle difficoltà nella gestione in sicurezza del locale e di quanto sia complicato modificare le abitudini dei clienti, abituati ad entrare nel locale ed accomodarsi ai tavoli, a bere al bancone e non rispettare le distanze necessarie. Ma ci racconta anche riguardo le sue idee, le novità che ha intenzione di introdurre, in quella che ormai è la sua realtà e sarà il suo futuro. E noi, non vogliamo anticiparvi nulla.

Cristina è un esempio per migliaia di giovani che, scoraggiati da una situazione di disoccupazione accentuata dalle conseguenze della pandemia, vagano disorientati, attanagliati dal buio delle proprie paure, aspettando un segnale di luce, un faro che gli illumini la via.

È un riferimento per tutti quei giovani siciliani che non hanno più il diritto di vivere e lavorare nella propria terra con accanto i propri affetti, costretti ad emigrare per sopravvivere. Costretti ad arrancare e soffocare i propri sogni a causa di un sistema che ci riporta indietro di tre generazioni, ai tempi delle disperate migrazioni verso le grandi città, descritte nella celebre “Amara terra mia” di Modugno. 

Giovani laureati, carichi di speranza, che una volta arrivati a destinazione sono costretti ad arrangiarsi, in ruoli che non gli competono e posizioni sociali inventate. Destinati a non integrarsi mai e a dover vivere da esuli in terra straniera.

E se all’urlo disperato di una generazione abbandonata, le istituzioni, ad ogni grado, restano silenti o giocano al rimbalzo delle responsabilità, tocca ai giovani lottare, con la cultura, l’educazione e la tenacia. Come Cristina.

Lei non si è abbattuta, ha costruito e sta costruendo pian piano il suo veliero, pronto a salpare quando tutto sarà finito.

16 marzo 2020 – Gruppo Whatsapp K
Questa foto di oggi non sarà solo un ricordo come tanti altri. È la raffigurazione della voglia di continuare a rivedersi ogni sera e brindare alla vita. Mostra i sacrifici di chi sta dietro il bancone per farci gustare al meglio un sorso di svago dopo una giornata di lavoro. Esprime la bellezza dello stare insieme solo per il piacere di farlo. Un abbraccio ai tempi del coronavirus e come dice Cristina: “Ce la faremoooooo…”

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