La chiesa “della Fontana”, proprio un anno fa elevata a Santuario diocesano dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, si arricchisce di un nuovo dipinto donato dall’associazione cittadina “Neapolis” che è stato benedetto dall’arcivescovo di Siracusa, monsignor Francesco Lomanto, al termine del solenne pontificale di martedì mattina in chiesa madre nell’ambito delle celebrazioni liturgiche in onore dei tre fratelli martiri. L’opera d’arte rappresenta il martirio di san Mercurio a cui la chiesa fu dedicata; si tratta di un olio su tela della dimensioni di un metro per un metro e cinquanta. Il progetto artistico è opera di Christian Vecchio e Ramona Scamporrino, soci di “Neapolis”, e di quest’ultima è la realizzazione. Per il presidente dell’associazione Rosaria Fazio “Neapolis nasce con una mission fortemente legata al contesto locale e alla territorialità. Il culto della chiesa leontina riveste un aspetto della cultura locale da proteggere e valorizzare”.

“Secondo l’agiografia, Mercurio –sottolinea Christian Vecchio- svolse per l’Impero romano diversi servizi, alcuni dei quali anche in Sicilia. Mai si piegò alle divinità̀ pagane e, dopo essersi professato cristiano, venne assistito da un Angelo che guariva le ferite delle sue torture. Torture che lo portarono poi al martirio per decapitazione. Non ci è dato sapere se questa figura coincide con quella che la tradizione lentinese ci ha consegnato. Il nostro Mercurio è anch’esso un generale romano che, accompagnando i tre santi fratelli verso Lentini, ebbe modo di constatare le meraviglie che essi operavano nel nome del Signore, tanto da professarsi cristiano, insieme ai soldati che lo seguivano. Secondo i racconti tramandati nel tempo, anche il suo sangue, come quello di tanti altri cristiani, benedisse le nostre terre leontine. Ne viene fuori una figura autorevole ma dallo sguardo dolce e profondo, raffigurato nel momento in cui, togliendo l’elmetto romano, raccoglie dal suolo la croce e la palma, accogliendo con questo gesto simbolico, la fede cristiana. Sullo sfondo, i tre santi fratelli e, in alto, lo scorcio del Santuario che, di fatto, è il luogo che unisce queste importanti figure della nostra chiesa leontina”. Dal punto di vista artistisco, l’autrice Ramona Scamporrino spiega l’opera ricordando come S. Mercurio sia stato “rappresentato in maniera allegorica con inquadratura frontale; la figura è posizionata in primo piano, in ginocchio, al centro del dipinto, circondato da un paesaggio appena accennato, ricco di vegetazione.

La materia pittorica, stesa a velature, dà volume alle figure tramite dei chiaroscuri accentuati e un contrasto cromatico vivace dato dall’accostarsi dei toni caldi e freddi.  La composizione è libera, mentre ci siamo serviti della prospettiva per disporre gli elementi nello spazio in modo che si concentrasse lo sguardo sul protagonista dell’opera, San Mercurio, la cui suggestiva espressione del volto, intensa e consapevole, è messa in risalto dalla luce, proveniente da sinistra. Una luce divina squarcia il cielo azzurro e contrasta con una nube grigia che minaccia la scena ma che è destinata a dissolversi. A sinistra, le figure dei Tre Santi Patroni già in gloria, che rimandano alla leggenda del fiume Simeto e del suo attraversamento miracoloso. In alto a destra, il tempo presente: il Santuario, luogo caro al popolo lentinese, che unisce il culto di San Mercurio a quello dei Tre Santi Fratelli. Infine, in basso a sinistra, è stato posto un cartiglio ornamentale che da l’identità al soggetto rappresentato”.

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