Titolo della settimana: Barry Lindon, 1975 di Stanley Kubrick.

Benvenuti nel ‘700.

Irlanda. Raymond Barry giovanotto orfano di padre e sua cugina Nora, seduti uno di fronte all’altro giocano a carte, di colpo un turbamento interiore prende il sopravvento tra i due ragazzi, il tutto con la voce narrante che accompagnerà tutto il film fino alla fine.

Inizia così Barry Lindon, un amore non ricambiato che come vedremo gli costerà caro e darà inizio a tutte le sue disavventure. Barry Lindon non è un film storico, Barry Lindon è la storia. Stanley Kubrick per realizzarlo creò un immenso archivio di quadri, stampe e documenti d’epoca, un lavoro come al solito maniacale, come in tutte le sue opere, spedendo letteralmente i suoi collaboratori in ogni angolo, anche il più remoto e inaccessibile del Regno Unito, in lavoro durato la bellezza di tre anni, senza considerare che per realizzare ciò che aveva in mente si fece costruire direttamente dalla Nasa speciali teleobiettivi per girare le scene in interni con luce naturale, sublimi e inarrivabili ancora oggi le riprese al lume di candela realizzate.

Ma torniamo a Barry, come abbiamo detto lui è la storia, perché nella storia di quest’uomo è racchiusa la storia dell’uomo moderno, che Kubruck sceglie di ambientare nel’700 luogo dove prende forma il mondo moderno, il secolo dei lumi. Per non parlare della perfetta fusione tra le immagini e la musica e ogni singola scena che sembra un quadro dell’epoca, di una tale bellezza e autenticità da far affermare al critico d’arte Federico Zeri che Stanley Kubrick è l’unica persona ad aver capito a fondo Gainsborough e Reynolds, cioè i due più importanti pittori inglesi del ‘700. Come abbiamo accennato in precedenza la storia di Barry è narrata da una voce esterna, nella versione italiana la voce fuori campo è quella superba di Romolo Valli.

Una storia che appassiona fin dai primi fotogrammi, catapultandoci in quel mondo a pochi anni dalla rivoluzione francese, dove seguiremo passo dopo passo il percorso o la parabola di Redmond Barry destinato a diventare Barry Lindon dopo essere stato disertore, soldato dell’esercito prussiano, spia, giocatore e arrampicatore sociale, Redmond sembra essersi sistemato diventando anche genitore con Lady Lindon, ma come ammonisce la voce narrante, il destino la pensa diversamente. La pellicola è divisa in due parti : nella prima assistiamo all’ascesa di Barry e di come questo antieroe raggiunge il potere e il denaro, tutto questo ci prepara alla seconda parte del film dove non mancheranno sorprese e colpi di scena e dove Kubrick non lascia nulla al caso e come in tutti i suoi lungometraggi penetra e disorienta lo spettatore con traiettoria a volte anche disturbanti, ma che lasciano senza fiato ad ogni visione e posso affermare a mio modesto parere avendo visto e rivisto la sua filmografia, che tutta la sua opera omnia è legata da un unico filo conduttore da 2001 a Shining, da Eyes wide shut ad Arancia meccanica, Kubrick ha cercato di  trasmettere la sua idea sulle radici dell’uomo con immagini potenti e conturbanti che non lasciano indifferenti. Ryan O’Neal è qui alla prova migliore di una carriera che secondo me poteva essere più luminosa. Quattro gli oscar vinti: fotografia, scenografia, costumi della nostra Milena Canonero e colonna sonora curata da Leonard Rosenman che comprende pezzi di Handel,Back,Mozart e Vivaldi. Di Kubrick consiglio tutta la filmografia, un’odissea nel tempo e nello spazio che tocca tutte le ere della storia. Difficile scegliere il migliore o il più bello, ognuno ha il suo e questo la dice tutta sul livello di qualità di questo genio assoluto. Se volete sapere il mio preferito è Shining, altro viaggio senza ritorno. Buona  visione…

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