Nuovo volume di Vittoria De Marco Veneziano

 Numerosi lettori del nostro Settimanale conoscono da tempo le pubblicazioni della scrittrice Vittoria De Marco Veneziano, che vive e opera a Siracusa pure come brillante conferenziera. Le precedenti sue cinque opere (“La farfalla dalle ali spezzate”, “L’isola a forma di quaglia”, “Tante donne”, “…Sensazioni”, “Vivian, “Máxima… e le altre donne”) hanno elegantemente presentato uno stile letterario facilmente  attraente e nello stesso tempo  culturalmente scrupoloso e rigoroso.

Nell’arco temporale di dieci anni (dal 2008 al 2018), le sue narrazioni hanno acquisito il grato apprezzamento del lettore, attento pure alla contemporanea propria crescita culturale. Le sue “creature” sono divenute testi di lettura nelle Scuole e hanno ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e territoriale.

La nuova pubblicazione – “L’inconnue e i falsi presagi della luna” – conferma l’eleganza della scrittrice autenticamente libera e creativa che, per tutte le sue descrizioni, si avvale saggiamente di linguaggi semplici ma appropriati  e fortemente animati dai migliori  aspetti umani dell’Esistenza.

Attraverso i tredici intensi capitoli della prima parte della sua nuova opera, Vittoria De Marco Veneziano dialogando con l’Inconnue, il virus dei nostri giorni, conduce il lettore in un impegnativo percorso che lo mette alla prova di una progressiva catarsi personale e sociale. Una inedita catarsi, che cambia la vita, nella “quotidianità di questo assurdo periodo che ci sta facendo fare i conti con la paura e con la morte” e che però può determinare il preludio di una rinascita.

Per superare le avversità la scrittrice si avvale della sua personale e coinvolgente filosofia del sorriso, pensando che “i momenti aridi preparano a quelli fecondi; nonostante tutto bisogna imparare a viaggiare con la speranza nel cuore; quella speranza che aiuta a vivere ed è un dono immenso”. Ed incalza… ”perché sperare è già resistere al male”.

L’Autrice è convinta assertrice della “funzione sociale” della scrittura, sostenendo giustamente che “chi scrive ha una grande responsabilità nei confronti del libro, del lettore e del mondo”. Scrivere, per Vittoria De Marco Veneziano, è esternare un pensiero che propone una utile riflessione. Scrivere significa riconquistare spazi di qualità, mettersi in orbita con le persone e lei ci riesce molto bene, credendo con tenacia in un futuro che si realizzi pure attraverso l’impegno dello scrivere.

Il coraggio della speranza anima, in effetti, questo suo nuovo libro assegnandogli il giusto ruolo formativo per l’uomo, per il lettore che vuole eliminare i ripegamenti e provare a volare in alto.

La seconda parte del volume è dedicata a quattro racconti. Impressiona in modo particolare quello intitolato “La forza del coraggio”, con luoghi, fatti e persone della memoria familiare sulla vera storia  dell’assassinio del nonno materno, George Gmelch, da parte delle SS durante il regime nazista in Baviera.

Il pensiero di fondo dell’Autrice, anche nei racconti, permane nella sua profonda essenzialità:  “In certi tunnel, in apparenza senza via di uscita, siamo finiti tutti. Tuttavia se ne esce: cambiati ma se ne esce. E poi da tutto si trae bellezza, anche dal dolore”.

Grazie, cara Vittoria De Marco Veneziano, per aver invitato il lettore a riflettere sulla vita di ciascuno di noi come un insieme di morti e di rinascite correlate e  per aver indicato che “il bello della vita è trovare un motivo per sorridere. Sempre”.

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