Titolo della settimana: C’era una volta a Hollywood, 2019 di Quentin Tarantino.
Inutile girarci attorno, i film di Tarantino, che lo si ami o lo si odi restano un evento molto atteso e anche per questa sua nona opera il pubblico si è subito diviso.
Non ho dubbi in proposito, mi è piaciuto e tanto. C’era una volta a Hollywood, ma la data è precisa, siamo nel 1969 dai colori accesi e sgargianti, con i fari puntati su tre personaggi: Rick Dalton-Di Caprio, quello più in difficoltà, attore di film western di serie B sul viale del tramonto che sfoga la sua tristezza nell’alcolismo, il suo stantman e migliore amico e anche autista Cliff Booth-Pitt in una stratosferica interpretazione e infine Sharon Tate-Margot Robbie, unico personaggio reale, bellissima ed emergente attrice nonché moglie di Roman Polanski. Nessun fuoco d’artificio per le prime due ore abbondanti, come di solito ci ha abituati il buon Quentin. Once upon time in…Hollywood procede con ritmi rilassati, quasi ci trovassimo di fronte a un Tarantino diverso ma sempre riconoscibile per messa in scena e racconto con una miriade di personaggi che lasciano la loro impronta filmica anche in pochi minuti. Il 1969 ,un’epoca magica, il mondo è in fermento sia in Europa con i movimenti studenteschi e il maggio francese sia in America, Tarantino focalizza questo momento e disegna i suoi personaggi con molta ironia e divertimento.
Rick e Cliff sono i due personaggi attraverso i quali il regista omaggia un’epoca e tutta un’era di Hollywood, per lui i due rappresentano tutto quel cinema di genere di cui si è cibato fin da ragazzo. Mentre la bellissima Sharon è il nuovo che avanza, moglie di Polanski regista sulla cresta dell’onda grazie al successo planetario dell’anno prima con Rosemary ‘s baby. Sharon e Polanski rappresentano l’Europa, la novità della mecca del cinema, il nuovo che avanza, primi germi di quella New Hollywood che torna spesso nei nostri racconti di cinema e che a ben pensarci era già iniziata con i primi scossoni dati nel 1967 da Mike Nichols con Il laureato . Tutto questo in un America che si avvicinava pericolosamente a tutti i tipi di droga, trasformando i vecchi set cinematografici abbandonati in comunità hippy,ma anche in covi di sette fanatiche e una di queste era appannaggio di Charles Manson e i suoi adepti, sinistri fantasmi portatori di morte che stavano per abbattersi su un’epoca. Rick,Cliff e Sharon linee narrative che alla fine convergono.
Sharon in un pomeriggio d’agosto caldo e assolato decide di andare al cinema a vedersi, come in uno specchio riflesso. Rick incontra sul set una bambina che fa parte del cast del film che sta girando, mentre Cliff vaga in auto per la città degli angeli e nel suo girovagare carica a bordo una giovane autostoppista hippy che si fa accompagnare in una comune che altri non è che il ranch dove risiede il folle Manson e i suoi seguaci. Tre storie apparentemente ordinarie e che invece racchiudono il senso di questa meravigliosa pellicola, soprattutto la vicenda di Cliff è quella che veicola il film verso la parte finale, verso la strage di Bel Air altra pugnalata al cuore di un’America ancora scossa dai fatti di Dallas di qualche anno prima. Nell’ultima mezz’ora il film cambia passo diventando una resa dei conti tra il cinema stesso e la realtà. E questa volta è il cinema e Tarantino stesso a prendersi la rivincita che porta un marchio di fabbrica come quello di Jackie Brown, della Sposa, di Shosanna, di Django.
Il finale di Once upon a time in…Hollywood è l’ennesimo regalo che Tarantino ci dona per tornare a sognare, poi si accederanno le luci e si dovrà tornare alla realtà, ma fin quando saremo in sala il compito del cinema è farci sognare, lo dice Tarantino lo diceva Sergio Leone. Straordinari anche i personaggi di contorno esistiti davvero e interpretati in maniera impeccabile da Al Pacino,Bruce Dern, Kurt Russell e il compianto Luke Perry. Il film dove Tarantino fa tutto e il contrario di tutto, Rick odia gli spaghetti western e in una memorabile scena Cliff fa letteralmente volare Bruce Lee, altro suo mito, facendo andare su tutte le furie la di lui figlia e i suoi numerosi fans sparsi per il globo.
Regia sontuosa con colonna sonora imperdibile. Quentin se ce ne fosse ancora bisogno si conferma di un’altra categoria e possiamo tranquillamente considerare questa sua ultima opera la summa di decenni di passione per il cinema condensata in tre ore che scorrono velocemente e poi quel finale in cui vien voglia di alzarsi in piedi e applaudire. Altri film di Tarantino consigliati? Tutti,