“Quando il passato, a tavola, diventa futuro (Catena Fiorello)

«Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo», il famoso poeta dublinese Oscar Wilde, qualora fosse ancora in vita, sarebbe certamente un fedelissimo fan di Anna Martano, gastronoma e gastrosofa, docente e critica enogastronomica, Prefetto per la Sicilia dell’Accademia Italiana di Gastronomia e Gastrosofia e Direttrice Accademica de “I Monsú – Accademia Siciliana di Enogastronomia”.
Lei, il cibo, lo prende molto sul serio, al punto da edificare la sua carriera nel settore gastronomico.
La tavola è festa. Cibo, riti e ricette di Sicilia” è il titolo del suo nuovo libro. Dopo il successo de “Il diamante nel piatto. Storia golosa della Sicilia in 100 ricette e cunti” che ha guidato i lettori alla riscoperta di gesti e sapori antichi ed eterni da custodire e tramandare, la Martano affronta una nuova missione: raccontare e far rivivere la ritualità della festa in Sicilia e dei cibi legati a ciascuna occasione.
Il volume, corredato dalla prefazione della celebre scrittrice siciliana Catena Fiorello, è un viaggio nella Sicilia antica, tra le grandi vie di Palermo e le piccole viuzze di Scicli, nelle “vanedde” dell’entroterra e nei quartieri di Catania che la domenica mattina profumano di sugo, melanzane fritte e dolci genuini.
È un invito, una spinta ad immergersi nella cucina di nonna, a piano terra, la mattina della vigilia di Natale. A sentirne i rumori: lo sfrigolio dell’olio che frigge, i tonfi delle mani che affondano nella pasta, lo scricchiolio proveniente dal solaio, lo scalpitio di donne che si muovono affannate in cucina; a vederne i colori, di quelle enormi pentole sul fuoco o a riposo, piene di raù (ragù), di vruòccoli (broccoli) pronti per la scacciàta, di baccalaru (baccalà) ammollato o di tirruni (torrone) ancora caldo. È una spinta a ricordare e tramandare le emozioni provate in quell’ambiente così accogliente, così familiare che nei giorni di festa risuonava di gioia. La gioia della condivisione, che poteva essere ricca o più modesta ma sempre attesa con ansia. Perché in Sicilia la condivisione è cosa sacra. Guai a consumare un pasto in solitudine per le feste, guai ad iniziare un pasto se prima non si è seduti tutti a tavola.
È con questo spirito di condivisione, che l’autrice vuole trasmettere le tradizioni culinarie, accompagnate dalle accurate e relative ricette, quasi a ricordare il ricettario della nonna, rilegato a mano. Ma non solo.
Attraverso le sue parole scopriamo che la Sicilia è una terra ricca di tradizioni variopinte. Ogni paese, ogni frazione ha le proprie tradizioni, seppure a distanza di pochi chilometri l’uno dall’altro.
E se per la festa di S.Giuseppe a Scicli (Ragusa) si svolge la “Cavalcata di San Giuseppe” in cui i cavalli sfilano verso il sagrato della chiesa bardati con composizioni floreali raffiguranti la Sacra Famiglia e montati da cavalieri che indossano i costumi della tradizione contadina; e a Ribera (Agrigento), viene portata in processione la straula, antico e rudimentale strumento contadino, trainato da buoi; In tanti paesi della Trinacria con profonda e sincera devozione verso il Santo Patriarca, viene organizzata la “cena di San Giuseppe” detta anche “‘a Tavulata”.
Ma se tramandare è importante perché «perdere questa identità significherebbe privare noi stessi e soprattutto le future generazioni, di uno straordinario patrimonio immateriale.», perché iniziare a tramandare proprio dal cibo devozionale legato alle festività?
A questa domanda è la scrittrice a rispondere «Ogni piatto racchiude in sé i sapori del tempo e della terra e ciascuna festa contiene l’eterna celebrazione del Divino. Un patrimonio che non appartiene esclusivamente ai siciliani, ma al mondo intero al pari di ogni altro patrimonio culturale e identitario. Ogni uso, ogni rituale, ogni lingua è parte di un tesoro comune in cui il cibo diventa un ponte.»
E poi, come scrive Catena Fiorello nella prefazione: «Il passato a tavola diventa futuro
E ricordate «L’uomo è ciò che mangia» ma è anche ciò che legge. Buon estratto di Sicilia a tutti voi.
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