Cos’è l’egoismo? È l’atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità. È il perseguire i propri fini anche a costo di danneggiare e ferire il prossimo.
Questo termine ha origini antichissime, il mondo è intriso di egoismo fin dalla notte dei tempi. Questo germe ha colpito silenziosamente anche i cuori dei più “buoni”.
L’egoista pensa di poter bastare a se stesso e di non aver bisogno di nessuno se non per il proprio vantaggio, privandosi inconsapevolmente di un’esperienza bellissima che è quella del donare, donarsi. Perché se «da soli si è qualcosa, insieme si è qualcuno».
È questo l’insegnamento acquisito da Salvo ed i suoi due amici Enzo e Massimo, che alla giovane età di 22/23 anni, decidono di licenziarsi dai loro rispettivi posti di lavoro e di intraprendere un viaggio, in sella alle loro mountain bike, con il principale obbiettivo di lanciare un messaggio: dare un’idea sull’unità di Europa.
Sognando ad occhi aperti l’unione dei popoli, delle esperienze artistiche, filosofiche e culturali, spiegano le cartine geografiche e segnati i punti con i km da percorrere, partono all’avventura.
Era il primo giugno del 1991 quando i tre ciclisti siracusani partirono da Capo Passero, estrema punta sud-orientale della Sicilia. Attraversarono l’Europa, incontrarono alte cariche (consoli, sindaci, ambasciatori), grazie all’Azienda autonoma provinciale del turismo che organizzò loro gli incontri, a ciascuna delle quali portarono in dono una pergamena di papiro con i simboli della loro città: Siracusa. Conobbero le popolazioni che abitavano il continente, mangiarono il loro cibo, furono accolti calorosamente, anche in casa loro, perché «nel mondo sono più le persone buone che quelle cattive», afferma Salvo Geraci con commozione.
Non c’era ancora il concetto di globalizzazione odierno, viaggiare e conoscere non era facile come oggi. I tre amici si accorsero che mentre in Italia si coltivava il mito dell’unione di usi e costumi, nel resto d’Europa, si custodiva gelosamente la propria identità. In compenso, si resero conto che Italia era molto amata dagli europei, e questo fece crescere in loro un forte senso patriottico di pari passo alla consapevolezza di se stessi. Il viaggio, infatti, fu per loro, prima di tutto, introspettivo. Pedalare per 100 km al giorno in solitudine per laghi e fiumi, li portò a riflessioni profonde. Ai tempi non c’erano i mezzi di comunicazione odierni ed anche i contatti con i propri cari erano radi e difficili.
Attraversarono quattro stagioni, pedalando per 5.750 km. Dopo 77 giorni di viaggio, stanchezza, gioia, difficoltà ed entusiasmo, il 16 agosto del 1991 arrivarono sul promontorio Capo Nord, nella parte più settentrionale della Norvegia continentale. Guidati dalla loro stella, erano finalmente arrivati alla meta con un bagaglio molto più pesante rispetto alla partenza. Bagaglio che si appesantì ulteriormente quando il sindaco di Capo Nord consegnò loro un vaso di cristallo con lo stemma della città da consegnare al sindaco di Siracusa.
«Dopo aver visto le renne per 3 settimane, abbiamo capito che la mucca è un animale bellissimo. Non ci avevo mai pensato fino ad allora. Non apprezziamo mai sufficientemente le cose che abbiamo.» Ci spiega con simpatia Salvo Geraci, ad oggi preside dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme .
Questa esperienza, proprio per la sua importanza simbolica, attirò l’interesse mediatico regionale e nazionale, i giovani furono ospiti di trasmissioni come Uno Mattina e Maurizio Costanzo Show.
Ed è così che i tre giovani, fondatori insieme ad altri coetanei, del Mountain Bike club di Siracusa, grazie a quell’indimenticabile viaggio, cementarono la loro amicizia ed iniziarono la loro vita da studenti universitari con una filosofia diversa: l’altruismo.
(Cammino, edizione tipografica del 26 settembre 2021)
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