Titolo della settimana: Forrest Gump, 1994, di Robert Zemeckis.
E sono quaranta anche per te, vecchio Forrest, era un  grande anno per il cinema, ma parleremo.
Tutto parte quando il piccolo Winston Groom ascolta un racconto del padre su un ragazzo dell’Alabama, un idiota intelligente, costantemente preso di mira da bulli, il piccolo Winston, che da grande farà il giornalista e scrittore ne fa’ un piccolo romanzo, Forrest Gump, che dopo vari passaggi che sorvoliamo, finisce nelle mani di Eric Roth, futuro premio oscar, che ne trae una sceneggiatura rimasta per anni inutilizzata in qualche vecchio scantinato di Hollywood, finché entra in scena la Paramount, e il vecchio progetto prende vita, con alla guida Bob- ritorno al futuro – Zemeckis, una garanzia. Ma Bob, non essendo del tutto convinto dello script originale, a modo suo, lo rivolta come un guanto.
Alla sua uscita Forrest Gump fece esultare l’ala conservatrice statunitense, che prendendo un grosso granchio, vide nella pellicola l’elogio all’americano perfetto , ma in Forrest, intendo la sua vita, di perfetto c’è poco, sotto la patina vi è tutto l’acido e una satira sull’America da parte di un cineasta che il pubblico ha quasi sempre premiato e adorato, ma non è mai stato del tutto accettato dai piani alti di Hollywood, per la sua indole anarchica.
Zemeckis disegna il personaggio di Tom Hanks, maiuscola la sua prova, con uno sviluppo cognitivo inferiore alla media, e lo segue dall’infanzia all’età adulta, facendogli raccontare la storia in prima persona, diventando inconsapevolmente testimone di trent’anni di avvenimenti storici, nel corso dei quali incrocia, in molti casi ispirandoli, Elvis, John Lennon, tre presidenti Usa, oltre a scoperchiate il caso watergate, inventare la maglietta smiley, influenzare la cultura hippy, giocare a ping pong alle Olimpiadi contro i maestri cinesi e salvare vite umane in Vietnam, il tutto grazie al gran lavoro di George Lucas e della sua Industrial light e magic, che con gli effetti speciali ha fatto miracoli.
Forrest Gump è la metafora moderna su come l’uomo si pone e reagisce davanti agli avvenimenti e al destino e su come, vedi i suoi incontri possiamo influenzare gli altri. Tutti i personaggi, la madre,Jenny, il capitano Dunne, Bubba, lo stesso Forrest devono fare i conti con la sofferenza e il dolore, perché il sogno americano è solo un’illusione. Il film corre con Forrest dagli anni 50 agli 80 dall’amore libero all’AIDS il passo è breve, colonna sonora immensa.
La notte degli oscar 1995 vide Forrest Gump trionfare anche su Pulp fiction; Tarantino evitò ogni polemica, smentendo coloro che ritenevano i due film all’opposto, e rivisto oggi possiamo confermare che Quentin aveva visto giusto: Forrest Gump è, come forse voleva Zemeckis, il declino dell’american dream, dove una piuma o una scatola di cioccolatini sono la chiave del destino. 6 Oscar e conservazione nella biblioteca del Congresso. Buon compleanno Forrest, e buona visione.
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